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Attualità

2018, L’ANNO PERICOLOSO

GIANFRANCO FABI - 22/12/2017

coreaQuesto 2018 sembra nascere sotto i peggiori auspici. Sul fronte interno le elezioni per il rinnovo del Parlamento chiuderanno l’inverno, ma non è per nulla detto che dopo arriverà la primavera, almeno in senso politico. Sul fronte internazionale le crisi sembrano intrecciarsi l’una all’altra: il Medio Oriente continua ad essere l’eterno focolaio di tensioni, la Corea del Nord non smette di minacciare il mondo con la sua follia nucleare, gli Stati Uniti appaiono imprevedibili in senso purtroppo negativo, l’Europa continuerà ad occupare il proprio tempo per regolare i conti con la Gran Bretagna.

Sul fronte economico qualche buona notizia non manca: la ripresa sembra consolidarsi da entrambe le parti dell’Atlantico, ma all’orizzonte si rafforzano le nubi di una nuova possibile crisi finanziaria con il riaffacciarsi di alcune pericolose bolle speculative.

Sarà con tutta probabilità un anno da vivere pericolosamente soprattutto se da molte parti si continuerà nell’arte ben poco nobile di farsi del male da soli.

L’Italia in questa prospettiva sembra in prima linea. Nessuno sembra mancare all’appuntamento. La battaglia più dura sarà quella della sinistra. Dapprima ha confezionato una legge elettorale che sembra fatta su misura per far vincere le opposizioni, poi ha perseguito con determinazione la strategia perdente delle divisioni, quindi ha segnato un doppio autogol sostenendo la commissione d’inchiesta sulle banche che ha messo in luce le sue responsabilità sul Monte dei Paschi e su Banca Etruria, infine sembra incapace di sostenere con la dovuta forza una delle poche personalità che si sono affermate e hanno raccolto consensi come l’attuale presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

La destra non è da meno con una conflittualità tra le tre anime (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia) che saranno comunque in grado di unirsi in un cartello elettorale che solo l’ambizione di potere potrà evitare che si sciolga come neve al sole.

Anche i Cinque Stelle partecipano alla confusione con l’indeterminatezza assoluta dei loro programmi ed intenti ad attirare soprattutto un voto di protesta, che comunque appare un ampio bacino a cui attingere. Per fare che cosa si vedrà.

Possiamo continuare con gli elementi di confusione? Non possiamo dimenticare il sindacato, in particolare la Cgil, impegnata in quella che è stata chiamata la “strategia della pensione” con la sua battaglia contro l’innalzamento dell’età pensionabile anche a costo di compromettere una importante, quanto fragile, stabilità dei conti pubblici.

A questo punto fare previsioni appare difficile e probabilmente inutile. Il buon senso, come diceva il Manzoni, sembra nascondersi dietro il senso comune, cioè dietro al pensare che esistano soluzioni facili per problemi difficili e complessi. Soluzioni che, se esistono, come diceva Einstein, sono regolarmente sbagliate.

Più che pronostici e previsioni ci si può salvare intraprendendo la strada degli auspici. Magari partendo dal fatto che il Paese reale è molto diverso da come viene normalmente raccontato. È un paese in cui le imprese hanno saputo ristrutturasi, hanno silenziose posizioni di leadership in comparti tecnologicamente avanzati, riesco a sfruttare la vigorosa ripresa della domanda sui mercati internazionali. È un paese che ha saputo attuare misure di sostegno sociale, come il Reddito di inserimento, destinate ad affrontare il nodo della povertà. É un Paese che sa essere pragmatico quando necessario come dimostra la modernità di Milano e della Lombardia dove la sinistra in città e la destra in Regione riescono a dialogare e ad avere obiettivi comuni, come è avvenuto nella pur sfortunata battaglia per ospitare la sede dell’agenzia europea del farmaco.

Guardare ai dati positivi non vuol dire nascondere i problemi.

La storia recente e la teoria economica dimostrano fin troppo bene che a sostenere la crescita non sono il debito e la spesa, ma sono la produttività e gli investimenti. La produttività perché permette alle imprese di migliorare la competitività sui mercati, gli investimenti pubblici e privati perché sono un moltiplicatore di effetti positivi aiutando il circolo virtuoso che crea nuovi posti di lavoro, quindi fa crescere i redditi, permette maggiori consumi, spinge le imprese a produrre di più e ad assumere personale.

Gli investimenti pubblici sono ora ai minimi termini, ma non per i vincoli europei e la cosiddetta austerità, ma per la crescente incapacità ed inefficienza di chi dovrebbe tradurre i soldi in opere pubbliche. L’Italia è ormai il Paese delle incompiute: appaiono lontanissimi i tempi in cui si riuscivano a costruire gli ottocento km dell’Autostrada del sole in otto anni. Per esempio proprio otto anni fa sono iniziati a lavori per costruire quattro (quattro non quattrocento) km di ferrovia per collegare Malpensa e Varese alla linea svizzera del Gottardo.

Ecco il 2018 si apre con una buona notizia: l’apertura il 7 gennaio proprio della nuova linea tra Arcisate e Stabio, e quindi tra Varese e Mendrisio e Como, tra Lugano e Varese (da giugno) all’aeroporto della Malpensa. È finalmente un esempio di sana modernità.

Prendiamolo come buon auspicio di un anno che nasce sfortunato, anche se non è bisestile, e che quindi può solo migliorare.

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