Il Natale giunge a noi inatteso e al tempo stesso anche imprevedibile. Per un aspetto è la festa della gloria di Dio che sceglie di mettersi alla portata dell’uomo. È anche però il luogo in cui l’uomo è reso simile a Dio perché tutto l’umano viene assunto nella festa della Natività.
Ciò rimette al centro il senso religioso ultimo e fa rinascere la persona: per cui, al di là di ogni valutazione sul consumismo, questo giorno rimane il centro della storia dell’umanità. Dio risponde all’uomo, alle sue esigenze che vengono suscitate proprio da Dio stesso. Il tempo assume un significato nuovo perché il Natale, rispondendo all’attesa di ognuno, fa rivivere l’umanità di tutti, e chiede di generare relazioni nuove in cui sperimentare l’unità tra me e l’altro in un incontro che valorizza la libertà di tutti, in quanto fondato su Dio stesso.
Si crea una vera e propria alleanza e la nostra vita diventa sempre di più il compiersi del mistero, un mistero che riguarda l’origine dell’uomo e il suo fine.
Dio è presente perché l’uomo possa comprenderlo e diventare così la realizzazione della gloria di Dio, che è l’uomo vivente come dicevano i Padri della Chiesa. Il Bimbo di Betlemme può essere accolto o rifiutato, ma rimane la presenza con cui fare i conti e da cui partire per costruire la pace.
Comincia così un’epoca in cui è possibile costruire la pace nella forma della misericordia come vera stoffa della vita stessa.
La logica del Natale è di essere la più alta forma di generazione: come la vergine Maria ha generato il figlio sino dalla eternità e lo accoglie nel suo grembo, così questo bambino invita a partecipare alla vita buona della Trinità stessa, dividendo addirittura la storia in due parti: noi infatti contiamo gli anni prima di Cristo e dopo Cristo.
Gesù assume un nome e un volto umano, accettando tutto quanto viene proposto nel suo ingresso nell’umanità. Non ha un luogo dove stare: nasce in una notte come ogni altro uomo, destando una speranza come sempre accade quando inizia una vita nuova.
Si può ancora sperare oggi in qualcosa di buono e positivo? Si. La certezza del Natale è che questo è possibile e dunque vale la pena di farci gli auguri a vicenda. La rivelazione più profonda del Natale sta nel fatto che rivela la trinità di Dio, quella in cui il padre genera tutto, e il figlio viene accolto nel grembo della madre che è unita al Padre divino dall’amore, cioè dallo spirito Santo.
I miei personali migliori auguri di buon Natale sono allora che si possa rimanere tutti dentro il mistero della Trinità. Buon Natale.
Dio solo sa quanto tutti abbiamo bisogno dell’amore della Trinità, che comincia semplicemente dal luogo del buon vicinato, nell’esperienza di una reciproca simpatia come ha recentemente detto il nostro Arcivescovo di Milano, richiamando che anche solo lo sguardo tra gli uomini può far iniziare una vita nuova e può consentire la nascita dl un’umanità diversa.
Da qui partiamo per vivere quello che ci accadrà nel prossimo futuro, certi che l’attesa ha trovato il suo compimento e che la speranza di pace si apre per tutti gli uomini di tutto il mondo.
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