Mi chiedevo in questi giorni di incitazione all’Intifada: se Dio non avesse scelto Adamo ed Eva per diventare proprietari del mondo, allora neanche Trump o Putin, o meglio ancora Kin Jon-un esisterebbero, e probabilmente l’Orso bianco la cui foto di questi giorni ha fatto il giro del mondo, non morirebbe di fame, e il pianeta sarebbe meno sofferente di adesso, e anche il Sudan avrebbe cibo da sfamare i propri abitanti. Se fosse capitato a un delfino o a un elefante o a qualsiasi altro mammifero di raggiungere una evoluzione tale da munirlo di ragione, certi scempi sulla Terra forse, dico forse, non sarebbero mai avvenuti.
Sì perché non si possono dividere gli uomini, in buoni e cattivi o in ebrei e palestinesi, in bianchi e neri. Ma in superflui e indispensabili, questo sì. Ed è certo che di uomini superflui sono piene le galassie, ed è a proposito di questo che volevo parlare oggi. E cioè della indispensabilità della Terra di cui l’uomo ha bisogno per vivere per abitare e fare crescere i nostri discendenti e continuare imperterrito quell’antropocentrismo che mille volte con guerre, carestie, catastrofi ambientali, egli ha messo in pericolo.
Tra gli uomini indispensabili a parte medici, filosofi, poeti, artisti,scrittori, e tutti coloro che hanno reso un benefico alla Terra e all’Umanità come Alexander Fleming inventore della Penicillina o Madre Teresa che si è occupata degli ultimi tanto per citare i più vicini a noi, farei anche il nome di uno dei fautori della missione spaziale della sonda Voyager I: Carl Sagan, morto prima ancora di veder la fine della sua missione.
Ebbene, il 28 novembre 2017, nello spazio interstellare a 21 miliardi di km di distanza da noi, i propulsori del Voyager 1 si sono riavviati dopo 37 anni di inutilizzo per controllare l’assetto della sonda spaziale. E hanno funzionato alla perfezione. Per chi non lo sapesse, il Voyager 1 è il nostro pioniere spaziale più lontano (in agosto si trovava a 20.8 miliardi di km dal Sole) e più veloce (circa 17 km/s), nonché l’unico oggetto creato dall’uomo in viaggio nello spazio interstellare, verso i confini del Sistema solare. Venne lanciato nell’estate del 1977 da Cape Canaveral.
Attualmente sta fornendo dati utili a caratterizzare l’eliopausa, la regione in cui la pressione esercitata dalle particelle del vento solare diminuisce fino diventare pari a quella delle particelle provenienti dall’esterno del Sistema solare. Tra circa 300 anni raggiungerà la nube di Oort, e varcherà i confini del Sistema solare tra circa 30mila anni, continuando a orbitare intorno al cuore della galassia, come un ambasciatore silenzioso della nostra civiltà.
Pensate un po’ che l’attesa per sapere l’esito della manovra è stata di ben 19 ore e 35 minuti, un tempo lungo poiché, data la distanza, è quello che il segnale ha per raggiungere l’antenna di Goldstone, in California. Ma il giorno dopo il team ha avuto la conferma del perfetto funzionamento dei propulsori e del successo della manovra.
Vivere con l’idea che la sonda sia passata per miliardi di chilometri nell’Universo mi sgomenta un po’ e chissà se i lor signori citati sopra (superflui) hanno mai pensato che la Terra è per il momento l’unico pianeta abitabile, anche se Adamo ed Eva ma soprattutto la progenie che ne è derivata hanno fatto di tutto per distruggerlo?
Carl Sagan a tale proposito scrisse un decalogo che vale più di ogni Bibbia o Corano, almeno per me, che con una semplicità disarmante scrisse ciò che ogni uomo dovrebbe sapere, almeno per il breve tratto della sua vita terrena. E tutto perché esortò i tecnici della NASA a girare l’obiettivo per fotografare la Terra. Ne nacque poi la celebre foto denominata Pale Blue Dot (in italiano Pallido punto blu) è una fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza.
L’idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare fu proprio dell’astronomo Carl Sagan. Sue sono le famose riflessioni che avrei voluto scrivere io ma che non mi stancherò mai di divulgare. «Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni ‘superstar’, ogni ‘comandante supremo’, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi. La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora. Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto.»
Chissà se Putin,Trump, Kim Jong-un, (uomini superflui) e milioni di altri signori che producono armi o che giocano con la guerra nucleare e che mettono alla fame i propri simili, avranno mai letto le riflessioni di Carl Sagan (Uomo indispensabile)?
Forse oggi quell’orso bianco vivrebbe anche lui la sua vita, come noi cerchiamo (tentiamo) di vivere la nostra.
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