Da anni i governi di progresso tagliano gli stanziamenti per la cura della salute pubblica. Il “Fatto quotidiano” di recente ha riproposto un punto della situazione davvero allarmante sulla spesa sanitaria italiana.
Vincoli europei e precise scelte dei governi romani hanno infatti imposto una poco prudente stretta fiscale a carico delle Regioni. Da Monti sino a Renzi, il giro di vite si è concretato in un definanziamento del Servizio sanitario che non ha eguali in Europa, eccezione fatta per Grecia e Portogallo.
Tra il 2010 e il 2014 – dati della Corte dei Conti – al Servizio Sanitario Nazionale sono stati tolti 14,5 miliardi, altri 10,5 se ne andranno nel 2015-2018.E per il futuro Roma addirittura prevede che la spesa sanitaria cali dal 6,6% del Pil del 2017 al 6,3 del 2020, vale a dire anche sotto la soglia minima indicata dall’Oms, l’organismo di controllo della sanità mondiale.
Nessuna responsabilità politica dunque per i governi regionali, ma in modo marcato nel Varesotto nonostante le minori risorse a disposizione i gestori del sistema sanitario incredibilmente mai hanno rinunciato allo sbandieramento dei loro programmi come l’optimum assistenziale offerto quotidianamente ai cittadini.
Sarà che questa tesi è collegato anche alla introduzione di una nuova filosofia dell’attenzione alla pubblica salute, nella quale vanno però all’incasso operatori privati, sta di fatto che le cronache da anni registrano gravi problemi per gli utenti del sistema del Nord Ovest della nostra provincia. Dove in passato la mano pubblica con apporti personali e grandi donazioni veniva spesso supportata dai privati nella organizzazione e nella gestione della sanità.
Varese e il suo territorio conoscono benissimo queste vicende di un tempo felice, prima cioè degli abbordaggi di Formigoni e dei ciellini di seconda generazione poi aiutati da leghisti.
Oggi per noi varesini è una seconda inaccettabile beffa che si contrabbandi l’evidente riduzione del potenziale della cura della pubblica salute come una tappa vittoriosa del governo regionale. La riforma infatti ha appesantito disagi, sofferenze, rinunce a cure che da anni ci affliggevano,da quando senza nessuna comunicazione ufficiale, senza nessuna condivisione con il territorio si era cominciato a potare l’ospedale di Circolo, riducendolo a non più di 500 posi letto utilizzabili.
Roma oggi effettivamente strangola la Lombardia per rimediare alla sua insipienza gestionale, magari anche per rincorrere nobili scopi umanitari ai quali tutti gli altri paesi europei si guardano bene dall’aderire, ma è poco intelligente e molto impolitico non resistere alla tentazione di spacciare ancora per belle e insostituibili nuove idee per la sanità che da noi era da decenni grande patrimonio sociale. Una tentazione che ha indotto all’errore Centrodestra e Centrosinistra: non si sono mai fatti la guerra sull’arretramento delle disponibilità sanitarie, per non turbare Roma e Milano, hanno preferito il silenzio alla chiarezza, non hanno battuto ciglio nel tradire i loro elettori trascurando la verità sulle reali e indiscutibili difficoltà che vengono fatte pagare alle fasce più deboli della popolazione. Che tra l’altro sono la base di un voto democratico.
A Varese in questi anni a rompere il silenzio sulle difficoltà assistenziali sono stati solamente due consiglieri comunali del Pd, Mirabelli e Corbetta e alcuni sindacalisti: la conferma del comune interesse al silenzio milanese di gestori del potere regionale e di aspiranti alla loro successione. Da tempo non si registrava qui da noi una manifestazione così clamorosa di insipienza politica. Varese è una città di tradizione non progressista e perciò grazie a non pochi protagonisti dei boom produttivi che l’hanno portata ai vertici nazionali, per decenni in campo sociale, segnatamente nella sanità, si è vista in modo disinteressato supportata anche dai privati. In un futuro prossimo si voterà per il rinnovo del consiglio regionale. Delusa da governi che alle parole facevano seguire solo altre parole, stanca di essere trattata come parco buoi elettorale, alle elezioni comunali Varese ha voltato pagina. Lo farà anche a quelle di Lombardia visto che a sinistra pochi ma buoni hanno il coraggio della verità?
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