“Mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco” ammoniva spesso Giovanni Trapattoni, per tutti il Trap, alla vigilia delle partite decisive. A un mese dall’entrata in funzione ufficiale della Arcisate-Stabio (domenica 7 gennaio 2018) l’adagio va rammentato sia pure in chiave meramente scaramantica. Perché questa è la tratta ferroviaria destinata a passare alla storia come quella dei rinvii permanenti, l’ultimissimo ha spostato dal 17 dicembre a dopo le feste il via libera al convoglio inaugurale per dare più spazio ai collaudi tecnici. Giusto per evitare quanto accadde nel dicembre 2004 con il passante ferroviario di Milano dopo un’attesa infinita e milioni di lire/euro spesi. Accadde che l’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, di sicuro mal consigliati, diedero vita a uno spot pubblicitario in abiti da capistazione dove presentavano il passante come la panacea di tutti i mali dei trasporti milanesi. Ultimata la corsa inaugurale il passante rimase a lungo bloccato. Un vecchio macchinista commentò gelido: “In un paese civile si fanno almeno tre mesi di collaudi prima di iniziare il servizio regolare”. Per questa ragione l’ultimo rinvio di un mese dell’Arcisate – Stabio va visto come una misura prudenziale opportuna. Speriamo basti…
Fatti i debiti scongiuri pare proprio che il gatto trapattoniano stia per finire nel sacco e che finalmente Varese possa porre fine al suo secolare isolamento ferroviario. Giova ancora una volta ricordare che a Nord le tre città leader dell’Insubria (Varese, Lugano e Como) saranno collegate tra loro via Mendrisio grazie a una linea passeggeri leggera, quasi un metrò di superficie, che a sud garantirà, tra circa sei mesi, anche il collegamento con Malpensa e con la linea del Sempione. Quattro sono i vantaggi evidenti di questa infrastruttura sempre sostenuta da RMFonline: il primo, unicamente varesino/ varesotto, è quello di avere una facile via di accesso al Nord Europa con tempi di percorrenza sempre più ridotti una volta completato il tracciato di Alptransit fino a Lugano; il secondo è di offrire un’alternativa competitiva ai percorsi automobilistici esistenti – nelle ore di punta prossimi alla saturazione – sia ai lavoratori frontalieri sia agli utenti saltuari che sapranno cogliere le opportunità offerte dal nuovo policentrismo insubrico; terzo, il collegamento con Malpensa agevolerà la clientela ticinese da un lato e dall’altro porrà fine all’assurdità che vede il capoluogo di Provincia del territorio che ospita Malpensa privo di un collegamento pubblico diretto con lo scalo stesso; quarto, il ripristino del braccio Arcisate –Porto Ceresio che sarà una valvola di sfogo funzionale per l’intera Valceresio abitata da più di 40 mila persone e con un tessuto economico vitale.
Una svolta epocale che nel caso della nostra città va a saldarsi con un progetto di sistemazione, in fase di avanzato allestimento, per l’intera area della stazioni da decenni in stato di endemico degrado. Da Roma, stando alle assicurazioni di Palazzo Estense, sarebbero in arrivo 18 milioni di euro dal “Bando periferie”, varato dal governo Renzi, mentre altri 10 verrebbero messi sul piatto dalle Ferrovie per il recupero funzionale della stazione. Nel complesso un’operazione di vasto respiro diretta a risanare un brano fondamentale della città giardino. I tempi di realizzazione dei lavori non saranno certo brevi: da tre a cinque anni ma il processo di completa rigenerazione sarà più lungo e chi succederà agli attuali amministratori dovrà farsene carico, con senso civico, per non vanificare l’intero progetto.
Non bisogna tuttavia dimenticare che accanto ai lavori infrastrutturali in fase conclusiva, per quanto riguarda la via ferrata occorre pensare a un serio lavoro informativo, dunque mediatico, per convincere i cittadini delle tre “capitali” insubriche a rivedere la loro spiccatissima propensione automobilistica. Solo tempi certi di percorrenza, adeguate frequenze di passaggio, servizi di bordo all’altezza degli investimenti fatti, funzionalità dei parcheggi di corrispondenza, modulazione delle coincidenze tra i treni e i trasporti urbani, accoglienza decorosa nelle stazioni potranno far cambiare a medio e lungo termine l’imperante cultura autocentrica. In fatto di accoglienza Varese è di sicuro la città più in sofferenza. Sembra infatti uscita dalle pagine del “Deserto dei Tartari” la vecchia stazione FS del tutto inospitale con il suo corollario di brutture e disservizi. In attesa dei grandi lavori di recupero occorre che FS ponga quanto prima mano a piccoli interventi (imbiancature, illuminazione, fioriere, punti di attesa, toilette eccetera) capaci di almeno attenuare il senso di desolazione che si avverte sia in partenza sia in arrivo.
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