Ti guardano come se tu fossi un essere maschio degenerato, vizioso, moralmente sporco da disprezzare; io invece mi sento un essere di genere maschile, definibile come un maschio-uomo. Mi vien da dire un uomo-uomo, che non significa nulla nel dire comune. Si potrebbe dire un gentiluomo? Ma anche così non si esprime il concetto che vorrei: un uomo leale dice a sufficienza? Forse più delle altre definizioni.
Lo stesso discorso è fattibile nei confronti dell’altra parte del cielo: loro forse vorrebbero un uomo leale, ma loro, le femmine sono femmine donne, o meglio donne-donne o, ripetendo il concetto precedente, donne leali?
Mi sto avviando verso una pericolosissima speculazione filosofica? Una filosofia sessuale? Ma esiste questa filosofia o sto facendo discorsi da bar? Basta accennare al sesso che subito in certi si accende l’attenzione, la malafede di chi confonde l’attenzione con la pruderie.
Ma che ragionamenti stai facendo? Ma che classificazione fai? Stai cercando ironia su una situazione di disagio. Certamente, perché non mi sento molto a mio agio di fronte a certe manifestazioni, di fronte a certi modi di esporre pensieri, lamentele, rivendicazioni. “Il tal giorno si celebrerà la giornata del ….” Oppure “l’ente X ha proclamato la data Y dicembre giorno del …” Pressioni sulla emotività per coinvolgere le coscienze, per far aprire gli occhi su problemi della nostra società odierna? Ma sono metodiche veramente valide? Manovre, tecniche da scienza della comunicazione? Educano veramente i cittadini o restano oggetto di speculazioni politiche? Si raggiunge veramente lo scopo?
Qualche giorno fa è stata celebrata la “giornata internazionale contro la violenza sulle donne“… Giusto questo evento, ma nel frattempo perché devo essere io quello che deve sentirsi in colpa per certe situazioni, per certi fatti compiuti da altri che sono “maschi” incapaci di confrontarsi con le donne in modo corretto, che considerano le donne come prede, come oggetti, non come persone? Distorsione che porta a vivere il sesso in modo violento. Incapaci di frenare la gelosia. E sento che parecchie signore che mi capita di frequentare, o meglio di incontrare, mi guardano come se fossi “uno di quelli”. Sì, un maschio capace solo di aggredire. Un maschio-uomo che appare corretto ma poi, spinto dalla sessualità, manca di rispetto, diventando aggressivo, depredando senza amore, con violenza. Non un uomo-uomo che dona amore e s’oppone alla violenza, un uomo capace di intelligenza che razionalizza l’emotività, le passioni, domina il narcisismo, l’egoismo.
Ma anche dall’altra parte del cielo ci può essere scorrettezza, provocazione, uno stimolare reazione. In un convegno una giovane donna fece un intervento in cui proclamava “… come donna mi sento offesa per un gesto che il tale ha fatto mentre discuteva con delle infermiere … e c’è un filmato che testimonia … io come donna ….”. Perché quel modo di esprimersi mi faceva sentire a disagio, in colpa, irrispettoso verso il genere femminile? Spesso è usata la frase “…io come donna …” e giù a tranciare giudizi contro i maschi come se tutti si fosse una massa di violenti, una massa di orchi? Pensavo di dire “porcelloni”, ma è un termine che definisce un vizio, dove l’aggressività potrebbe mancare, se c’è consenso dall’altra parte. Meglio il termine orco, persona orrenda mangia femmine (per la precisione nelle favole l’orco è il mangia bambini e questo concetto fu usato una volta da un noto politico per caratterizzare i comunisti) ma forse anche questo non esprime bene quello che sento quando vengo guardato, considerato, quando sento la frase “… io come donna …” Una esasperazione del “femminismo” che racchiude una reazione aggressiva all’aggressivo maschilismo? O un usare il concetto contenuto proiettandolo ad altri fini, per raggiungere altri risultati?
Ma noi siamo proprio così? Non è vero! Io conosco figure di splendidi onesti uomini (uomini-uomini) che sanno convivere, rapportarsi con equilibrio di fronte a tutti i problemi della società. Lontani dalle emotività, realizzano situazioni favorevoli a sé ed a tutti. Sanno usare con giudizio la virtù dell’intelligenza, virtù piuttosto rara considerando gli aspetti dell’odierno rapportarsi, dove sembrano sempre trionfare la “furbizia” e il lato aggressivo di noi. Sono tempi in cui la figura umana è ridotta ad oggetto da sfruttare e non a persona da valorizzare. Dove il profitto trionfa sul benessere di tutti, essendo considerato l’unico, reale, concreto valore da perseguire “alla faccia degli altri”. Mi piace il termine “alla faccia”. La faccia non è il volto! È di più, tanto che la gente va avanti nelle definizioni “faccia di bronzo”, “faccia di …” “con quale faccia osi … “, ” con che faccia ti presenti” La faccia definisce un comportamento, caratterizza una figura generalmente non molto simpatica, l’opposto dell’uomo corretto che suscita sempre empatia e quindi viene considerato con simpatia.
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