Una giovane inglese, madre di un bambino di sei anni, prende carta e penna, anzi, tablet e tastiera, e scrive ai responsabili della scuola del figlio lamentando la prepotenza sessuale del Principe che estorce un bacio alla Principessa addormentata. Chiede che vengano tolti dalle biblioteche le storie e i racconti tradizionali che possono turbare i bambini.
Fa effetto che ancora oggi qualcuno voglia mettere al bando le fiabe, perché viziate in partenza da una ingiusta suddivisione dei ruoli, in grado di inficiare il corretto percorso di crescita di maschi e femmine.
Agli albori delle lotte femministe le fiabe furono lette come modelli tradizionali di sottomissione ai ruoli in cui si struttura la società. Criticate in tale chiave diedero l’avvio a una vasta produzione di racconti alternativi: da Cappuccetto Rosso bastona il Lupo e lo fa scappare, alle sorellastre di Cenerentola punite per il loro sadismo nei confronti della povera orfanella.
Il repertorio dei bambini del mondo occidentale fu rivisitato da moderni scrittori per l’infanzia con risultati ottimi sul piano letterario, sostenuti da una rinnovata produzione per l’infanzia.
Seguì il tempo del recupero delle fiabe tradizionali il cui valore fu evidenziato dalla psicoanalisi. Dentro a questi racconti era contenuta la saggezza di una società millenaria di cui la fiaba era metafora oltre che veicolo per messaggi rassicuranti anche se talvolta rappresentati con una certa durezza.
Trovo scorretto rileggere le fiabe in chiave ideologica, alla ricerca dei germi delle violenza di genere. Con il casto bacio sulle labbra della bella Addormentata ad opera di un principe che si trasforma in metafora dell’oppressione maschile sulle donne.
Le fiabe invece per me sono una bella invenzione che aiuta a sognare a occhi aperti: tutti, anche i bambini più piccoli, sanno che in questi racconti c’è ben poco di vero. Non è credibile nel quotidiano il figlio del re che cammina per sette giorni e per sette notti, consuma sette paia di scarpe e riempie di sudore sette camicie, e tutto per raggiungere l’oggetto del sortilegio.
A me il principe, bello e di alto lignaggio, pronto a sfidare ogni sorta di rischio per raggiungere la donna amata, non pare proprio un profittatore di inermi fanciulle, ma un giovane ingenuo che si dà coraggio per amore.
Il lupo di Cappuccetto Rosso può essere il precursore del moderno molestatore modello Weinstein, appostato nel bosco hollywoodiano dentro cui cade l’ingenua attrice? Il Principe della Bella Addormentata nel bosco (fiaba datata anno 1340!) è un violento strappa baci?
Le fiabe hanno senso se ricondotte all’inconscio collettivo. Sono produzioni della tradizione orale che con le loro strutture semplici sanno rivolgersi all’inconscio del bambino per rassicurarlo: comunicano che c’è sempre una soluzione ai problemi della vita, che dopo le difficoltà viene il sereno, che l’amore risolve ogni cosa. Risposte semplici e insoddisfacenti per l’uomo moderno ma efficaci se rivolte ai bambini, a cui possono fornire un supporto psicologico.
Nella fiaba dei tre porcellini io leggo una rappresentazione del viaggio che si fa per divenire adulti. Il fratello piccolo costruisce una casa di paglia spinto dal desiderio di finire subito, con l’urgenza tipica dell’età adolescenziale; il secondo impiega più tempo, vorrebbe avere un rifugio sicuro ma senza investire troppo, allora opta per costruirsi una casa di legno. In entrambi i casi il lupo arriva, distrugge le due fragili abitazioni e aggredisce i due porcellini. Non gli riesce lo stesso con il terzo fratello, più grande e più saggio, che ha lavorato per innalzare una solida casa di mattoni: e così si salva.
Chissà se a qualcuno risuonano nella mente la casa costruita sulla sabbia e quella edificata sulla roccia, di evangelica memoria. Non sembri blasfemo il paragone: tutti noi, adulti e bambini, abbiamo bisogno di racconti di vita chiari e rassicuranti.
Gentile Sarah Hall, stia serena: il suo bambino non diventerà un molestatore perché istigato dal comportamento di principi temerari ma romantici, almeno di quelli descritti nelle fiabe tradizionali.
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