Il Giappone è fortemente americanizzato nello sviluppo urbano, negli enormi centri commerciali, nel consumismo sfrenato ma si scorge chiaramente l’anima di un fiero orgoglio patriottico molto lontano, ad esempio, da noi italiani. Nel mio viaggio ho avuto la fortuna di una guida (Atsuschi Shizumi) appassionato e di buona cultura storica, commosso fino alle lacrime quando evocava le tragedie del suo popolo. Spirito nazionale o nazionalismo politico? Non lo so proprio, ma ho l’impressone che questa distinzione sia per lui (e per loro) un puro sofisma.
Chi va in Giappone e non visita Hiroshima si vieta un raccoglimento spirituale e una calda preghiera, religiosa o atea, per bandire le armi nucleari. Diversa l’emozione rispetto a quella, ineguagliabile, che ho provato più volte davanti al monumento dell’Olocausto di Gerusalemme, ma ugualmente intenso il sentimento di pace che il museo della bomba atomica suscita.
Parlare di efficienza organizzativa, avanguardia tecnologica, ordine, disciplina, pulizia, puntualità (estreme fino a rasentare l’ossessione) si rischia di cadere nei luoghi comuni. Ma a costo di caderci in pieno non posso sottacere la gentilezza, il rispetto, la disponibilità ad aiutare l’ospite. Il mitico Giappone delle Geishe, quelle vere, è finito per sempre ma qualcosa di quell’antico ritualismo romantico è ancora rintracciabile nei loro gesti di deferenza. Peccato davvero che anche i giovani parlino pochissimo l’inglese.
Tante le domande che mi frullavano nella testa e che sono rimaste inevase. Due in particolare: visto che il Giappone è un Paese molto longevo dove si rifugiano le persone anziane che nell’immensa e frenetica folla di Tokio e di Osaka non si vedono? E poi ancora, e soprattutto, perché l’altissimo numero dei suicidi che le statistiche ufficiali denunciano? Profonda inquietudine sociale, insuccessi nel lavoro e nella vita che feriscono l’onore famigliare, cos’altro? La risposta ai conoscitori di questa (per certi versi) misteriosa nazione.
I templi del buddhismo zen, e soprattutto i santuari scintoisti, sono incastonati nel verde delle colline, nei boschi, nei corsi d’acqua, tutti elementi della natura che lo Scintoismo (la filosofia religiosa dello Stato) venera come autentiche divinità. I mitici giardini giapponesi in questo mese di novembre con il rosso vivo degli aceri, il giallo dei ginkgo biloba, l’esposizione dei crisantemi, le frotte dei pesci colorati, le centinaia di cervi in alcuni parchi di Kioto, sono una vera gioia degli occhi. Naturale per me l’ammirazione per queste aree protette fra le più diffuse e ben tenute al mondo.
Le stazioni ferroviarie sono grandi opere ingegneristiche e architettoniche ma anche vere e proprie opere d’arte. Quella di Kanazawua è sorprendente. Il suo piazzale, super funzionale, è uno stupendo giardino botanico che riflette lo storico senso estetico dei giapponesi.
Ho viaggiato da solo aggregandomi a Tokio ad una visita guidata (con molte ore libere) e ho seguito la mia regola: restare insieme con rigore quando si deve, evadere non appena si può. Perciò stavo pochissimo in albergo o in gruppo. “In questo modo sei sempre solo”, mi diceva qualcuno degli occasionali compagni di viaggio. Questa scelta quando è tua, consapevole e non subita, è proprio il contrario della solitudine. Se la vita, come dicono i saggi, è un viaggio e viaggiare significa vivere due volte (troppe le occasioni che ho mancato) meglio che gli occhi della seconda vita non siano soltanto italiani come i miei.
You must be logged in to post a comment Login