Stazione delle Ferrovie Nord a Varese, primo mattino. Un gruppo di ragazzi sale sulle carrozze dirette a Milano. Cresce via via il vociare festoso, quel bel casino creato goliardicamente tra compagni, in gara per spararla più grossa o per canzonare il vicino. Insomma, ti scappa di sorridere.
Saliti sulla stessa carrozza, partito il treno, i ragazzi intonano una “ola” dal testo incomprensibile ma “gioioso e casinaro” al punto che quando finiscono loro, mi alzo in piedi e continuo da solo a squarciagola lasciando ammutoliti loro, seduti in fondo alla carrozza.
Sono curiosi i ragazzi e pensando di trovare un matto con cui cazzeggiare e divertirsi, vengono a sedere vicino, tutti. Bidonati dal fatto che faccio loro serie e ragionevoli domande, dopo qualche minuto se ne vanno salendo al piano superiore della carrozza. Sono del Liceo aeronautico di Varese e scenderanno a Venegono. Belli, simpatici, intelligenti e caciaroni come dovrebbero essere i liceali al traguardo della maturità.
Il tarantino è il più loquace. Altri hanno gli occhi grandi e neri dei figli di terre mediterranee. Dopo qualche attimo di assoluta quiete, improvvisamente, tutti insieme, danno il via ad un lento e solenne Inno di Mameli.
Resto inchiodato al sedile, incredulo. Non sbagliano nulla.
Mi alzo, salgo, li raggiungo.
“Ragazzi, scusate, ma come mai cantate l’Inno di Mameli, adesso, qui, sul treno?”.
“Lo cantiamo ogni tanto perché ci piace”.
“Ma sapete il significato delle parole? Ci sono ben precisi riferimenti alla Storia anche antica”.
Segue il silenzio.
“Allora ragazzi: Fratelli d’Italia siamo noi tutti italiani, anche se io sono vostro nonno, ma non facciamo casino, diamola per buona e andiamo avanti”.
Risate.
“Publio Cornelio Scipione detto l’Africano fu il generale romano vincitore di Annibale nel 202 avanti Cristo a Zama nell’attuale Algeria. La battaglia decretò la fine della seconda guerra punica, con la schiacciante vittoria dei Romani e la liberazione della Penisola dall’occupazione cartaginese. Voi sapete chi era Annibale, quello che usava in battaglia gli elefanti?”.
“Sì sì, ne ho sentito parlare” commenta il più vicino, dagli occhi intelligenti.
“Ecco l’Italia del Risorgimento si rimette l’Elmo vittorioso di Scipio, Scipione l’Africano, per liberare di nuovo la Penisola”.
“Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò”.
“Si riferisce all’uso antico romano di tagliare i capelli alle schiave per distinguerle dalle donne libere. La Vittoria rappresentata come una donna dea porge la chioma e la Vittoria diventa schiava dell’Italia che combatte per la propria Libertà e Unità.”
Mi fermo.
“Ma lei ha visto la partita dell’Italia contro la Svezia?”.
“No ragazzi, non vedo una partita di calcio da cinque anni, da quando Ronaldino sbagliò un rigore in un derby con l’Inter, mi pare di ricordare”.
“Voi, cari ragazzi, siete drogati dai media, nello sport non esiste solo il calcio. Il calcio non è la cosa più importante”.
E qui viene il bello. “Occhi neri” distende il braccio destro verso l’alto e unendo l’ultima falange del dito indice con il pollice, serioso afferma:
“La cosa più importante resta sempre la…!”.
Urla ed applausi scroscianti attestano la piena condivisione dell’assioma.
“Mi complimento con voi, ragazzi, avete dei bravi insegnanti che ben vi han chiarito l’ordine dei valori !”.
Risate.
Poi scendono e mi dedicano una bella ola.
Ma che bel viaggio in treno! Irripetibile.
W l’Italia.
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