Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

SCOMMESSE

MASSIMO LODI - 23/11/2017

gambling chipsÈ vero che a Ostia, decimo municipio romano, ha votato al primo turno la misera percentuale del 33,6 per cento; che solo uno su sei s’è presentato alle urne per il ballottaggio tra i potenziali sindaci; e che vicende ambientali/emozionali hanno influenzato la contesa. Resta un fatto: ha vinto il Movimento 5 Stelle, la sinistra non è esistita, il centrodestra ha beccato. Eccola la sostanza, il resto conta zero. Dunque, enfasi strumentale a parte, fan bene i grillini a sostenere che, messi di fronte all’alternativa tra vecchio e nuovo, molti italiani (era appena accaduto in Sicilia, dove l’M5S è largamente risultato il primo partito) scelgono il nuovo. Qualunque cosa sia il nuovo. Qualunque maglia indossi il vecchio. Bisogna farsene un ragione, anche non comprendendola. E nel Pd se la stanno finalmente facendo. Capìto che inseguire la destra porta fuori strada, riprovano ad agganciare la sinistra. Una certa sinistra. Non quella radicale/rosicante che dice no a tutto, ma quella del giacobinismo mite che sa dire di sì a qualcosa. Purché glielo si proponga per davvero e non per finta. E abbia un senso anziché un nonsenso.

L’opera mediatrice cui si sta dedicando Fassino in nome di Renzi e con la benedizione di Prodi può cambiare le sorti del responso popolare nelle elezioni di primavera, che gli esperti giudicano scontato:  centrodestra primo davanti ai Cinquestelle, democratici terzi e corbellati. Magari non andrà così se Renzi tiene fede all’impegno preso con Pisapia, se Pisapia convince la Bonino e altri della sincerità dell’intento di Renzi, se Prodi oltre che il padre nobile farà anche il garante-mobile della coalizione: il cassetto dove tener radunati e chiusi a chiave i gioielli della famiglia progressista. Che di essa/di essi non facciano parte né D’Alema né Bersani rappresenta, anziché una jattura, un vantaggio. Non si perderanno i voti degl’insofferenti al renzismo e alla politica governativa (destinati ai Cinquestelle, a Salvini, a Berlusconi, alla Meloni) e se ne guadagneranno tra quanti accettano un riformismo ripulito da sedimentazioni post comuniste.

L’operazione decisa da Renzi, buona o cattiva che la si valuti, denota segno realistico. E sembra proiettata oltre la prossima legislatura, di probabile vita corta (o di morte subitanea) qualora il risultato popolare somigli a quello prodottosi in Germania, dove da due mesi -causa mancata affermazione d’uno schieramento omogeneo/forte- non si trova l’accordo per dare un governo al Paese. Del resto, che da noi, come da loro, si potrebbe tornare in fretta a votare, lo conferma la decisione annunciata da Alessandro Di Battista, una delle icone grilline: non si candiderà al nuovo Parlamento. Ufficialmente perché voglioso d’un periodo sabbatico, da dedicare a viaggi, studi, scritti, occupazioni paterne. Immaginificamente, ma non troppo, perché pronto a dare il cambio (più che alla sindaca Raggi, qualora condannata) a Di Maio, casomai la sua avventura d’aspirante premier dovesse finir male. O neppure cominciare, in assenza -a urne aperte- della volontà/possibilità d’allearsi con chicchessia per costruire un esecutivo degno di Palazzo Chigi. Renzi ci scommette e lo dice, Di Battista non lo dice ma chissà che non ci scommetta anch’egli.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login