Un mio amico, anzi un gruppetto di miei amici hanno la mania di acquerellare, passione che fa loro molto bene. Si trovano davanti ad un paesaggio e incominciano a interpretarlo acquerellando, o anche semplicemente disegnando, naturalmente quando il clima lo permette; altrimenti lavorano al coperto davanti a dei fiori oppure ad una natura morta, o “meglio momento di vita” come lo definiscono altre culture.
Nei loro incontri chiacchierano amabilmente, si prendono in giro, imprecano in modo figurato (non poteva che essere così) quando i colori e i pennelli non ubbidiscono ai loro progetti, quando la carta, magari comperata al risparmio, li tradisce. Poi consumano un caffè, finiscono i lavori e se ne tornano a casa più o meno soddisfatti: la soddisfazione dipende dai risultati.
Li guardo con una certa invidia perché hanno trovato il modo di vivere serenamente alcune ore in modo costruttivo, cercando di fare cose belle e guardando dentro di sé, dentro il proprio intimo. E sì, dentro la loro psiche. L’avevano intuito, ma ne hanno avuto conferma recentemente da uno di loro che si è trovato tra le mani un libro in cui si ribadisce che ciascuno ha dentro di sé i paesaggi in cui vive ed ha vissuto a lungo, in cui è stato, o che anche solo ha attraversato. Tutti sappiamo che il paesaggio ci può conquistare sempre dal lato emotivo, ovviamente sapendolo vedere. Praticamente il paesaggio fa sempre parte di noi.
I miei amici non si danno l’aria d’essere grandi artisti. Praticano la modestia e sono certi di far parte di quelli che qualche tempo fa un critico, con una certa ironia e cattiveria, definì “pittori della domenica”, imbrattatele che avevano osato fare una mostra. Secondo me i miei amici, consci dei loro limiti, d’essere appunto dilettanti, nella loro modestia fanno una grande cosa andando alla ricerca di un equilibrio interiore, cercando di gustare il bello.
Vien da pensare che in quei momenti stiano facendo una specie di preghiera, una specie di adorazione, pur restando con i piedi ben ancorati per terra. Loro hanno di conseguenza un carattere bellissimo e sereno, altrimenti non sarebbero miei amici, perché io me li merito … oh, no? Sono un presuntuoso? Non c’è dubbio. Ma mi fa piacere conoscerli.
Guardandoli mi chiedo: com’è l’animo di quelli che odiano il paesaggio? Quelli che si sentono soddisfatti, gratificati, realizzati deturpandolo, per esempio incendiando boschi? Di quelli che spaccano le cose comuni, talvolta anche monumenti? Insozzano i muri? Che commettono ogni sorta di vandalismi? Ma anche con una grande dose di vigliaccheria, perché agiscono quando son sicuri di farla franca.
Perché questa mancanza del senso civico, spesso appreso fin da piccoli dalla educazione ricevuta dai loro genitori? Le cose della comunità non fanno parte di loro. Dal momento che servono a tutti vanno distrutte. Triste, molto triste constatare questa eterna drammatica situazione.
Vien da chiederci perché davanti allo stupendo trionfo del bello certe persone si commuovono e cercano di farlo loro, di viverlo, di goderlo in tutta la sua bellezza, di farne partecipi quelli che amano? Già una fotografia potrebbe comunicare agli amici, ma cercare di descrivere tu, con la tua capacità, anche se maldestra, ti fa penetrare, vivere, diventare un tutt’uno con quello che vedi, e ti puoi commuovere, puoi vibrare fin nel tuo profondo con quella bellezza, con il cangiare di quelle luci ed il ruotare delle ombre; il gustare i colori mutevoli, i colori melodia degli e per gli occhi, ti appaga profondamente e preghi perché duri per te e per gli altri. Ti chiedi anche: ma perché succede il contrario in altre persone davanti al positivo, al bello che scatenano la loro violenza? Perché sorge in loro un desiderio di distruzione, di deturpare, di deteriorare lasciando i lugubri segni della loro pessima opera? Quanti hanno distrutto opere d’arte! Ma chi trae vantaggio da questo agire? Nessuno ci guadagna, anzi ci rimettono tutti, loro compresi se ad esempio verrà evidenziato che gli incendi sulla nostra montagna avranno inquinato le fonti da cui trae vitalità la nostra esistenza, come stanno cercando di appurare gli speleologi del CAI, altre persone appassionate del bello.
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