Chi si sente di amare Dio, dato che sa di essere quel che è perché in Dio riconosce il Padre, ama anche tutti coloro che sono amati da Dio, resi in Cristo fratelli. Essi sono il prossimo in cui Egli si fa presente e a noi vicino.
Per questo chi ama, oltre a guardare con lo sguardo di Dio Padre, che ci dona tutto “perché possiamo goderne” (1 Tim 6,17)”, rifiuta l’ingiustizia – come dice il Papa – “per il fatto che alcuni hanno troppo e altri non hanno nulla” e fa in modo che “anche quanti sono scartati dalla società possano vivere un po’ di gioia. Questa non è invidia, ma desiderio di equità”. (AL 96)
San Francesco di Sales, che fu maestro ed esempio di tanta dolcezza, raccomandava di praticarla “sempre e da per tutto” e dava poi questa regola: “Ciò che vedrete potersi fare con amore, fatelo; e ciò che non può farsi senza contrasto, lasciatelo”.
Questo stile va praticato in particolare coi poveri, i quali di solito, proprio perché sono diversi e anche scomodi, sono trattati aspramente dagli altri.
La parte più difficile è la carità verso i nemici: con loro bisogna applicarsi a vincere l’odio con l’amore e il perdono, la persecuzione con la dolce determinazione.
Anche nel riprendere un difetto in chi ha sbagliato è conveniente la bontà: benché talora si dia il caso di dover intervenire con forza, soprattutto quando l’errore è ripetuto, benché il soggetto sia stato antecedentemente ammonito, è bene non intervenire con asprezza e ira, perché così si fa più male che bene.
Lo diceva anche San Giacomo, pensando a coloro che si vantano di governare la loro famiglia imponendosi: “Se avete uno zelo amaro, non vogliate gloriarvene” (3,14). Bisogna sanare le ferite, come fece il samaritano del Vangelo “con l’olio e il vino”.
Anche San Vincenzo de’ Paoli praticava lo stesso metodo: “L’affabilità, l’amore e l’umiltà mirabilmente si guadagnano i cuori degli uomini, e li inducono ad abbracciare anche le cose più ripugnanti alla natura”. Chi tende alla perfezione nella carità bisogna che in questa vita sia come un giglio tra le spine, cioè si conservi comunque dolce e benigno, paziente e misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore.
Chi ama Dio saprà conservare sempre la pace nel cuore, e la dimostrerà anche nel volto, rimanendo sempre uguale a se stesso in ogni situazione, negli eventi prosperi come in quelli avversi, perché è proprio nelle prove e nelle contrarietà della vita che si conosce lo spirito di una persona.
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