Nell’amore non c’è posto per provare dispiacere a causa del bene dell’altro, segno che siamo concentrati solo sul nostro benessere (n.95). Questo è uno dei sette vizi capitali, che porta alla morte. Gli esempi che si possono citare sono tanti…
Satana, escluso da Dio, è invidioso di Adamo ed Eva, amici di Dio, e li spinge alla trasgressione, che sarà punita con la morte. Caino per invidia ha ucciso suo fratello Abele, i cui sacrifici erano graditi a Dio. Sara, invidiosa di Agar, voleva morto il figlio di lei Ismaele. I fratelli di Giuseppe, invidiosi per le sue qualità, volevano ucciderlo; poi decisero di gettarlo in una cisterna per farlo morire di fame. Saul per invidia voleva eliminare Davide, che pure lo serviva.
Anche i farisei e i capi del popolo sobillarono la folla perché Pilato condannasse a morte Gesù, tanto erano invidiosi della sua sapienza e dell’autorità con cui insegnava.
Anche se non si tratta di uccisione fisica, l’invidia tante volte uccide i rapporti fraterni (basti pensare alle crisi tra famiglie per questioni di eredità); uccide le amicizie tra compagni di classe, i giochi di squadra nello sport, la collaborazione sul lavoro.
L’invidia fa male anzitutto all’invidioso stesso, che non è mai capace di godere per ciò che ha, perché è sempre complessato dal confronto con ciò che hanno gli altri: l’automobile più lussuosa, la casa più grande, il vestito più bello, un posto nell’alta società…
Splendido è l’esempio di Giovanni Battista, che ci fa pensare alla presenza di questa debolezza anche nei nostri gruppi ecclesiali: “Tra i discepoli del Battista si faceva un gran discutere – come ai nostri giorni – sulle appartenenze, sui numeri (quanti sono del tuo gruppo e quanti dell’altro). Quando gli dicono che suo cugino si è messo dall’altra parte del Giordano a battezzare e che molti vanno da Lui, il Battista rimprovera i discepoli e li stronca con una frase folgorante: Lui deve crescere, io invece diminuire” (Angelo Casati).
Dice il Papa: “Mentre l’amore fa uscire da noi stessi, l’invidia ci porta a concentrarci sul nostro io. Il vero amore apprezza i successi degli altri, non li sente come una minaccia, e si libera dal sapore amaro dell’invidia” (AL 95).
Poiché ognuno di noi ha ricevuto da Dio doni differenti ed è chiamato su strade diverse nella vita, l’importante è che ciascuno scopra la propria strada per essere felice, lasciando che gli altri trovino la loro vocazione, ed in essa assaporino la loro gioia!
Lo dice chiaramente anche San Paolo nella prima lettera ai Corinzi: “l’amore non cerca il proprio interesse” (1 Cor 13,5), ma è altruista, disinteressato, generoso, gratuito… E San Girolamo conferma: “chi è benigno è adatto alla compagnia… è dolce nel colloquio… quindi attrae le persone”.
You must be logged in to post a comment Login