Ben vengano gli studi sui ritmi circadiani, approfonditi dai tre bravi medici premiati con il Nobel 2017, Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young.
Finalmente mi sono sentita capita, io che a volte mi scopro limitata dalla mia personale necessità di dormire presto, io che guardo con una certa invidia le lunghe giornate dei gufi di mia conoscenza.
Adesso scopro che va bene, proprio bene, così: a letto di buon’ora e risveglio alle prime luci del giorno, in sintonia con l’alternanza naturale del giorno e della notte. Se fatico a tenere gli occhi aperti e la mente vigile quando devo restare sveglia fin verso la mezzanotte, e se al mattino, come le allodole, sono subito pronta a riprendere la giornata, significa che sono okay!
Sarà per questo che non mi riesce di capire il senso dei supermercati aperti per l’intero arco della giornata, notte inclusa, e nemmeno di quelli che si limitano a restare aperti “solo” fino alle 24.
Vorrei poter vedere chi sono e come sono, gli utenti delle 3 di notte, o delle 5 del mattino. Sono curiosa di conoscere il motivo che li spinge a frequentare quei luoghi. Il bisogno urgente del pane? Del caffè? Del dentifricio sbiancante?
Lo so che non sarò sveglia a quell’ora. Chiedo a qualcuno di farlo per me, senza però turbare i suoi ritmi circadiani. Ci vada e mi mandi le foto o un racconto preciso degli uomini e delle donne che affollano la notte artificiale dei supermercati.
Ne ho notato, nella via di scorrimento di una valle del Varesotto, uno in funzione fino a mezzanotte.
Mi piacerebbe leggere un racconto noir sul fantasma di uno di questi supermercati, o una storia sull’uomo insonne che alla luce della luna piena, a piedi o meglio in automobile, si reca ad acquistare un prodotto per i mobili o lo spray anti zecche, di cui sente il bisogno, esattamente alle 23 e 15.
È il mercato globale che segnala questa necessità, si deve ampliare la clientela, diminuita a causa della crisi e così si rubano ore di sonno alla gente e si trascinano gli insonni a vagare con aria spettrale tra le corsie. Non sarà che per incentivare i consumi notturni soltanto di notte appaiono certe offerte speciali, che so, di melatonina strong o di camomilla in tetrapak? E così gli insonni trovano conforto alla loro inquietudine, e allo stesso tempo assecondano il proprio “homo economicus” risparmiando in sonniferi: tutto merito del supermercato aperto H 24.
Mi scuso con gli utenti della notte per la mia sin troppo facile ironia. Parliamo invece dei lavoratori di questi supermercati: delle guardie giurate, loro sì ormai assuefatte a sballati ritmi veglia sonno. Per tutti gli altri un solerte studioso di consumi ha inventato la cassa sempre aperta.
Leggo alcune lamentele di questi lavoratori, soprattutto delle donne, costrette a rientrare a casa in piena notte o a turno finito, quando il nero della notte scolorisce lasciando il posto all’aurora.
Avranno dei bambini? Daranno loro il bacio del buongiorno prima di gettarsi sfinite sul letto?
Scopro che il lavoro notturno, in queste sacre isole del consumo H 24, viene spesso affidato a lavoratori interinali, assunti da agenzie esterne con una paga oraria che per decenza non riporterò in questo articolo. Donne che al giornalista non rivelano il proprio nome per paura di essere riconosciute e licenziate; che raccontano di notti interminabili, di clienti esagitati e irritabili (per forza, è notte) quando non vengono serviti immediatamente. Signori che devono scappar via per andare, o tornare, in piena notte, a casa propria. Forse in una casa dove nessuno li aspetta ( ma è una mia fantasia letteraria) o al proprio posto di lavoro notturno, assonnati tra altri loro simili costretti alla veglia.
Immagino i pensieri degli esperti di marketing. Rubiamo il poco sonno che resta agli insonni tirandoli, anzi, attirandoli, fuori casa, induciamoli a spendere anche di notte. Riduciamo il sonno ai dormiglioni della prima ora, alteriamo i loro i ritmi circadiani tanto apprezzati oggi dopo il conferimento del Nobel. Scacciamoli dal loro divano, strappiamoli al sonno incombente, spingiamoli a perfezionare, nottetempo, gli acquisti rimasti in sospeso.
Se trovo bella l’idea che sia giusto assecondare i propri ritmi vitali, e dormire come si è fatto per millenni quando scende la notte, vedo quanto è ingiusto, nel terzo millennio, che esistano gli schiavi e le schiave della notte, condannati alla veglia forzata da incomprensibili esigenze di mercato.
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