Nato in Algeria e naturalizzato francese, allievo di Gaston Bachelard, Louis Althusser (1918-1990) sviluppa il suo pensiero nell’epoca, in cui il marxismo è in auge negli anni ’30 al tempo del Fronte popolare e nel secondo dopoguerra accanto alla riscoperta di Hegel e alla diffusione dell’esistenzialismo. Soprattutto la sua lettura di Marx è influenzata dallo strutturalismo.
Docente all’École Normale Supérieure dal 1962 al 1981, a seguito di una grave crisi di squilibrio mentale, che lo porta ad uccidere la moglie, viene rinchiuso in una clinica psichiatrica , dove rimarrà sino alla morte.
Althusser affronta Marx in chiave di radicale forma di antihegelismo, antiumanesimo, antistoricismo. Per lui la totalità marxiana è una struttura in cui le differenze non si danno, come in Hegel, solo per essere negate.
La contraddizione principale (tra capitale e lavoro, tra forze produttive e rapporti di produzione) sussiste accanto a contraddizioni secondarie, altrettanto reali, che agiscono sula contraddizione principale “surdeterminata”.
La totalità marxiana è articolata in maniera gerarchica e l’economia ( struttura dominante) non può mai essere isolata dagli altri livelli sovrastrutturali (politica, diritto, Stato). Così si fondano gli altri aspetti centrali del pensiero marxiano della maturità in contrapposizione al periodo giovanile. I rapporti di produzione sono irriducibili a qualsiasi forma di soggettività antropologica. Gli individui sono portatori di ruoli e funzioni all’interno della struttura economica : questo insieme di ruoli e funzioni è il vero soggetto di una storia fatta di temporalità diverse e non sovrapponibili. Onde l’impossibilità di definire un soggetto della storia ( idea hegeliana o proletariato) , nonché un fine ultimo.
Nessuna concezione finalistica e lineare della società e della storia. Ecco che Leggere il Capitale (1965, coevo dell’altra opera Per Marx , scritta con allievi) intende la nozione di modo di produzione quale fulcro di una teoria scientifica, che rivoluzionerebbe a un tempo l’economia e la storia con una rottura epistemologica rispetto alle posizioni giovanili e umanistiche di Marx. I termini hegeliani sono abbandonati.
L’epistemologia è caratterizzata dal ricorso drastico alla distinzione di scienza e ideologia e dalla proposta della nozione di “pratica teorica” o produzione di conoscenze in chiave antipragmatistica e antiempiristica. Netta ormai la separazione tra teoria e ideologia. L’umanesimo giovanile, l’ideologia, trovano una ragione d’essere soltanto in campo politico (azione e tensione); si tratta di un ideale che può accompagnare la prassi rivoluzionaria , ma che non ha nessuna validità conoscitiva rispetto al metodo scientifico d’analisi.
Punto di svolta e di rottura nel pensiero di Marx è ravvisato da Althusser nell’Ideologia tedesca (1845). Un mutamento di prospettiva si ha anche in ambito lessicale da quel momento. Gli individui concretamente esistenti risultano semplici portatori di forze storiche, che esistono e agiscono indipendentemente dalla loro volontà e intenzionalità. Finalità e volontà degli uomini in termini individuali o di classi sociali non sono fattori determinanti il divenire storico. È la condizione per potere parlare di scienza, altrimenti verrebbe meno ogni possibilità di previsione.
Althusser supera la distinzione classica tra struttura e sovrastruttura. Economia, diritto, politica, non giustapposti, costituiscono un sistema , una struttura complessiva , con rapporti gerarchici all’interno del tutto organizzato. Si tratta di “struttura articolata a dominante”.
Nel capitalismo la base economica è dominante, ma non ha un’azione causale meccanica sugli altri elementi. La struttura è un insieme di relazioni e non è definita dai singoli componenti , bensì dai loro rapporti reciproci. La base economica è surdeterminata dalla struttura complessiva.
Nel modo di produzione feudale l’economia agraria non è soltanto coltivazione della terra , ma anche un insieme di rapporti giuridici, di potere. Non esiste un legame di causa-effetto tra base economica e altri aspetti di un rapporto dialettico di determinazione reciproca. Una struttura sociale, ogni sistema, è una configurazione di variabili, un numero circoscritto di configurazioni possibili determinabile in sede logica, senza dover ricorrere all’analisi storica.
Mentre però per Levi- Strauss i sistemi sono in equilibrio (realtà fondamentalmente statiche) , per Althusser nei sistemi sociali l’equilibrio fra le parti è sempre instabile e provvisorio .
La critica mossa a Hegel è da ricondurre interamente a Feuerbach , Marx non è mai stato hegeliano. Ai concetti relativi a soggetti umani e alla prassi individuale Marx sostituisce quella della prassi sociale, impersonale, cioè delle strutture. Proprietà, capitale, plusvalore sussistono indipendentemente dagli individui.
Lo storicismo del secondo Marx non è umanistico. La storia è storia di strutture, non di uomini. L’umanesimo conserva il proprio valore solo come aspirazione, ideologia. Soltanto se il divenire storico viene ricondotto a una causalità oggettiva è possibile fondarlo scientificamente. In Marx c’è una dialettica del complesso , che parte dal reale con le contraddizioni ad esso aderenti , spiegandole senza negarle. Ha sostituito all’idea hegeliana il modo di produzione. Non c’è una causa unica del divenire sociale ed è introdotto il concetto di totalità surdeterminata (concetto tipico della psicanalisi): ogni componente di un sistema sociale è determinata da tutte le altre.
Tra struttura e sovrastruttura nessun rapporto meccanicistico o deterministico. La realtà è un sistema strutturato di contraddizioni , non un insieme di elementi posti l’uno accanto all’altro , bensì si tratta di relazioni dinamiche tra gli elementi , organizzate in modo gerarchico intorno a una contraddizione dominante. Le variabili dominanti non sono sempre le stesse. Il gioco dialettico rende possibile l’azione causale di una componente sul sistema, non in assoluto però, ma nel contesto di determinate condizioni storiche. C’è un primato epistemologico del presente sul passato.
L’ambito economico è una costruzione concettuale. Marx non parte dal livello empirico per ricavarne i concetti esplicativi , ma dalla configurazione concettuale, dalla struttura, per spiegare i rapporti concreti. È una critica mossa al descrittivismo e all’empirismo. Lo scienziato non ha sotto gli occhi i dati, ma deve ricostruirli sulla base di un modello teorico. Non sono possibili allora generalizzazioni , comparazioni. Non c’è un unico modello per interpretare la realtà . La causalità è strutturale , anziché lineare.
Gli uomini sono messi tra parentesi. La struttura si sostiene e si spiega da sola. Nel “Saggio su elementi di autocritica” (1974) Althusser giunge ad affermare che nessuna società può fare a meno dell’ideologia. Gli uomini non esprimono i rapporti, ma i modi in cui li vivono. Di qui il ruolo attivo dell’ideologia, anche se impersonale e non intenzionale verso la struttura. Nel 1964 uscì il saggio di un giovane allievo di Lévi-Strauss, Lucien Sebag, dal titolo “Marxismo e strutturalismo”. Rispetto ad Althusser in Henri Lefebvre e Roger Garaudy prevale l’interpretazione umanistica di Marx.
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