Chi di noi non l’ha fatto almeno una volta? Starsene sdraiati sul prato, sulla sabbia, o solo sulle mattonelle del balcone a guardare le nuvole che passano. Che gioco fantastico, quando il tempo perde gli usati confini e si sfiocca come la bambagia dei cirri. Là il musetto di un cucciolo diventa il ghigno di un drago, qui un naso si allunga nel becco di una cicogna, e due bimbi con la mano nella mano prendono le ali di un’aquila immensa… Ma il top è avere qualcuno vicino, per scambiarsi impressioni e scoperte. Nella fattispecie, un fratellino minore: non ti sembra un castello, quello? Mmmh , piuttosto un caterpillar.. UN CATERPILLAR??
Il gioco si trasferiva d’inverno , mutatis mutandis, nel chiuso dell’ appartamento. Qui non c’erano nuvole, ma tante utilissime piastrelle di qualità modesta, di quella graniglia che un tempo si usava alla grande, specialmente in cucina e nei bagni, dove in un letto -credo- di marmo nero, rossiccio o marroncino, erano imprigionate briciole grandi e piccole di pietra bianca, beige o rosa, in mille combinazioni diverse. Non so come la producessero questa pavimentazione, fatto sta che non ce n’era una uguale all’altra, di piastrella. E in ciascuna i nostri fantasiosi occhi di bambino vedevano magiche figure prendere forma e disfarsi, alfabeti segreti tracciare parole incomprensibili, soltanto a spostare lo sguardo. Se stavi in piedi, vedevi un orso minaccioso; se ti sedevi sullo sgabello scoprivi un profilo di donna; e se camminavi carponi lungo il corridoio, allora c’era un’intera storia da indovinare, ogni volta diversa, ogni volta sconosciuta. Tutto dipendeva dal tipo di luce; o dallo stato d’animo; o dalla favola appena letta. Ma soprattutto, l’avremmo imparato più tardi con stupore, dal punto in cui fissavi l’occhio: come nei famosi giochetti psicologici Cosa vede, due profili o un vaso?
La stessa, identica realtà ha tanti volti diversi: dipende dai punti di vista.
Poi, già adulta e accasata, entro un giorno nel bagno del mio vecchio appartamento e rimango di stucco: orsi, profili, magiche grafie e complicati labirinti, tutto scomparso sotto una pretenziosa lastra di linoleum rosa antico, così trendy – in quegli anni – e così anonima.
Ci hanno rubato un sogno, penso: per fortuna ci restano le nuvole.
Annalisa Motta
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