Vi ricordate Niccolò, il ragazzo di Scandicci ucciso lo scorso agosto in una discoteca spagnola, il cranio sfondato da una ginocchiata, mentre tutt’attorno c’era chi stava a osservare o filmare la raccapricciante scena? Pochi giorni dopo un altro ragazzo, a Jesolo, fu ferito gravemente fuori da un’altra discoteca, in seguito a un regolamento di conti.
Sono solo due episodi dell’estate scorsa. Ma il rosario di violenze sull’argomento è infinito.
E di nuovo, in questi giorni, ci risiamo. Un ragazzo a Roma è stato ridotto in fin di vita.
Motivi futili: aveva difeso la cugina dalle attenzioni pesanti di un coetaneo. Il branco lo ha insultato e colpito già all’interno del locale e poi inseguito all’esterno, dopo le due di notte. Lo hanno ritrovato il mattino in una pozza di sangue in condizioni disperate. Le indagini, scrivono i giornali, sono in corso.
Ma fino a quando tutti noi, dico tutti, continueremo a far finta di niente?
Fino a quando questi ragazzi – e stavolta un minorenne- continueranno a trascinare le loro notti in ghetti di imbecillità dove si beve e si fuma, dove ci si viene a raccontare che esistono delle regole ben precise e che, se succede di sballare, è solo per colpa di chi ne ha voglia?
Perché non pensare allora, di fronte a tanta mancanza di responsabilità, di mettere finalmente un freno alle cattive abitudini, soprattutto a certi spazi indegni e mal gestiti, impedendo che i giovanissimi trascinino le loro notti nel peggiore dei modi, ascoltando (?) musica assordante che ha la sola funzione di rimbecillire e stordire?
Tutto ciò piace e fa comodo anche ad alcuni mediocri professionisti della movida che continuano a vivere sulle sbornie di ragazzi -abilitati da famiglie assenti- a passare la notte ovunque, con chiunque, purché gli stessi genitori siano lasciti liberi di farsi i cavoli propri, da eterni giovani mai sazi a loro volta di tirar tardi.
Immagino la disapprovazione su quanto sto dicendo, ma non me ne importa.
Penso si debba fare un bel passo indietro, anzi in avanti.
Vorrei che tanti giovani di buonsenso, quelli che credono nella dignità della vita, per facile o difficile che sia la loro -si dissociassero finalmente dagli entusiasti amici della notte brava, e smettessero di accettare al loro fianco, con troppa indulgenza, coetanei che hanno come unica regola quella di inseguire il nichilismo di un vivere all’insegna dello sballo e del cupio dissolvi.
Smettere di bere no, smettere di fumare no, cambiare orari no?
Ma perché mai dei giovanissimi possono rientrare alle tre del mattino con buona pace della famiglia? Perché gli vengono dati tanti “spiccioli” per intontirsi?
E un genitore, a costo di dire di no, non ha forse il dovere di tutelare un figlio – soprattutto se molto giovane o addirittura minore- da certi rischi e pessime compagnie?
Ma vogliamo dire anche ai giovani, prima di tutto a loro, che bisogna dare un segnale, qualcuno deve pur cominciare: cambiare le insane abitudini di orari indecenti che rompono il naturale ritmo sonno veglia, avere il coraggio di distinguersi finalmente dai branchi di imbecilli notturni, o di disgraziati abbandonati a se stessi, che dilapidano soldi, spesso guadagnati faticosamente dalla famiglia, tra spinelli e alcool.
Perché preferire la frequentazione di amici che sanno solo muovere le mani anziché dialogare, che inseguono la rissa e l’odio nato dalle futilità?
Certo, non tutti i locali del divertimento sono così, né tutti i giovani si comportano in questo modo. Certo che no.
Però troppi, sempre più, vanno a imbucarsi in situazioni desolanti, dove tutto si consente. E al minimo accenno della grana -per chi gestisce il locale- intervengono energumeni che, invece di fare il loro dovere, mettono fuori il disgraziato, attenzionato dal branco, lasciandolo sbranare. Senza curarsi neppure, una volta successa la disgrazia, di fornire uno straccio di spiegazione, come successo a Niccolò la scorsa estate.
Quanto abbiamo ancora intenzione di aspettare, quanti minorenni dovranno tornare a casa, se tornano, con la faccia sfigurata o la testa rotta, prima di decidere qualcosa di serio?
Io credo che dobbiamo tutti interrogarci e darci da fare, genitori, educatori e insegnanti, giornalisti e amministratori pubblici, medici e giuristi, e anche operatori, ce ne sono tanti, del buon intrattenimento: per tutelare i nostri ragazzi e anche per spiegargli che le strade migliori del divertimento non sono quelle della notte brava.
Dobbiamo chiedere e pretendere regolamenti seri nei luoghi frequentati dai ragazzi, e provvedimenti a livello centrale e locale per scoraggiare l’idiozia pericolosa della notte. Non so se si stia davvero cercando di fare qualcosa di serio, a livello di leggi. Per certo la cronaca, quella nera, dimostra fino ad ora il contrario.
Porsi queste domande e dimostrare assoluta intemperanza verso i fatti negativi registrati non è andare contro la giovinezza, contro la voglia di divertimento lecito, contro la fondamentale necessità di capire i problemi dei giovani, le loro fantasie o le esuberanze dell’età.
È fermezza doverosa.
É capacità e voglia di voler bene, cioè volere davvero il loro bene.
Ė anche chiedere agli adulti, soprattutto quelli, non pochi, che si professano -pessima idea- amici dei propri figli, e continuano a indossare i panni da teen-ager, di tendere loro una mano e assumersi la piena responsabilità del proprio ruolo parentale, sociale e professionale.
Anche, prima di ogni altra cosa, imparando a dire no.
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