Il tipo paziente è largo d’animo, nel senso che sa attendere con fiducia. Nel linguaggio della Bibbia questo è l’atteggiamento di Dio nei confronti del popolo di Israele: un modello per noi.
Egli, che è sempre pronto a perdonare, lascia tempo al suo popolo per poter riflettere, maturare e quindi decidere di convertirsi.
Nell’Esodo, con Mosè, il Signore si è rivelato come “Dio di tenerezza e di grazia, lento all’ira e ricco di misericordia e di fedeltà” (Es 34,6). “La pazienza di Dio – leggiamo nell’Amoris laetitia – è esercizio di misericordia verso il peccatore e manifesta l’autentico potere” (AL 91).
L’autore della Lettera a Diogneto, scritta nel II secolo, conferma: “Dio fu sempre così, lo è ancora e lo sarà: amorevole, buono, tollerante, fedele” (8,5). “Se non coltiviamo la pazienza – dice il Papa – avremo sempre delle scuse per rispondere con ira, e alla fine diventeremo persone che non sanno convivere, antisociali e incapaci di dominare gli impulsi, e la famiglia si trasformerà in un campo di battaglia” (AL 92).
Per questo la Parola di Dio ci esorta ad accoglierci reciprocamente, con “longanimità e sopportazione vicendevole, perdonandovi a vicenda se qualcuno abbia di che lamentarsi nei confronti di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” (Col. 3,12-13).
Riferendosi ai Tessalonicesi, Paolo ricordava quanto gli era costato amarli di vero cuore, così come costa ai genitori educare i propri figli. Far nascere quella comunità era stato per lui un parto faticoso, cioè un’esperienza simile a quella di tante famiglie, dove i genitori si rapportano con longanimità con i loro figli, impegnandosi a tirarli su con amore, anche in mezzo a difficoltà di ogni genere.
In campo educativo basta un nome: don Bosco, da tutti riconosciuto e amato come un prete dal cuore grande e accogliente, capace di educare i giovani, facendoli crescere in un clima di fiducia e di gioia.
San Domenico Savio, che è stato un suo ‘figlio spirituale’, ad un ragazzo che era entrato da poco nella compagnia dell’oratorio, spiegava così il senso del loro stare insieme: “Qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri”.
Allo stesso modo devono comportarsi gli educatori coi giovani: con cuore di padre-madre, dando fiducia. Anche san Filippo Neri educava i giovani con longanimità, fiducia e allegria. Il suo motto, diventato ormai famosissimo: “State boni, se potete…”, è un’esortazione esplicita a vivere la bontà con gioia.
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