La parrocchia vende o non vende l’asilo in via Caterina Moriggi e l’albergo-ristorante Sacro Monte in via Salvatore Bianchi? La trattativa è ancora in corso oppure è saltata? A Santa Maria del Monte le voci si rincorrono in un vortice di ipotesi e nessuno si prende la briga di confermarle o di smentirle ufficialmente. Gli abitanti sono preoccupati e a rompere gli indugi ci pensa Maria Rosa Bianchi, capofila del gruppo di WhatsApp “I paladini della parrocchia” attraverso il quale si tiene in contatto con gli altri residenti che vogliono sapere.
“Sì, vorremmo essere informati su quanto sta accadendo – conferma – soprattutto ci piacerebbe poter dire la nostra sul destino del patrimonio della parrocchia. Altrove i bilanci sono pubblici e affissi nelle bacheche. Abbiamo già chiesto in passato che l’arciprete ci comunichi le decisioni che intende prendere. Naturalmente non rivendichiamo alcun potere di veto, vorremmo soltanto avere la possibilità di discutere insieme ciò che è meglio per la collettività. Sappiamo che il restauro della tredicesima cappella è fermo e che ci sono debiti pregressi da saldare. Ragione di più per continuare a parlarne”.
Tra i beni posti in vendita, il ristorante Sacro Monte è forse l’edificio storico più interessante e quello che fa più discutere. Si tratta della ex casa dei servitori delle monache censita da Carlo Alberto Lotti nel 2000 nel suo bel libro su Santa Maria del Monte. Un bene che non è mai stato alienato nei secoli passati, pur in condizioni di grave povertà, quando la gestione del patrimonio edilizio faceva capo alla badessa del monastero. L’edificio è registrato nel censimento del 1574 ed è collegato al muro dell’area di clausura dall’arco della Porta Mastra, citata nei documenti curiali nel 1578.
Rispetto alle prime voci che circolavano, non è in vendita il salone dell’Oratorio in via Moriggi, che dovrebbe diventare uno spazio aperto al pubblico e adibito a sala multiuso per l’accoglienza dei pellegrini e, in particolare, dei gruppi di ragazzi e giovani. Tra coloro che vantano crediti con la parrocchia c’è l’azienda Caravati, storica collaboratrice della Fondazione Paolo VI nelle ristrutturazioni che hanno interessato il Sacro Monte dai tempi di monsignor Macchi ad un paio di anni fa. La Soprintendenza alle Belle Arti ha già dato il consenso alle vendite ponendo dei vincoli sul patrimonio storico.
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