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INTENSITÀ DELLA NATURA

MARGHERITA GIROMINI - 29/09/2017

viafranciscaPochi giorni fa, grazie all’impegno della Provincia di Varese, sostenuta da un elevato numero di Comuni, è stato inaugurato il primo tratto del Percorso della Via Francisca lombarda, conosciuta oltralpe come la Via Francisca del Lucomagno, un antico tracciato romano-longobardo, storicamente documentato, che da Costanza, nel cuore dell’Europa, superate le Alpi e attraversato il passo del Lucomagno, conduce a Pavia dove si congiunge alla Via Francigena.
Questo tracciato perse centralità a partire dal 1846, quando si pose mano alla costruzione del ponte di Melide che consentì di dirottare lungo l’asse del Gottardo verso Como e Milano gran parte dei viaggiatori e delle merci, provenienti dal nord Europa.

Le fonti storiche confermano la presenza e l’autenticità di questa via. La Via Francisca del Lucomagno in Canton Ticino segue la rete ufficiale dei sentieri escursionistici: dalle abbazie di San Gallo, dove si trova la sede vescovile di Coira, la più antica della Svizzera orientale, all’Abbazia benedettina di Disentis legata alla Badia di San Gemolo a Ganna, si scende fino all’imponente abbazia di Morimondo, nel Parco del Ticino, da dove si può raggiungere la chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia.

Un gruppo di cinquanta camminatori, i primi ufficialmente transitanti sul versante italiano, ha inaugurato lo scorso week end la Via Francisca sull’antico tracciato, integrato con sentieri nuovi, che da Lavena Ponte Tresa risale ai massicci prealpini della provincia di Varese, supera i laghi morenici e si snoda sulle sponde dei fiumi Olona e Ticino.

Nei secoli lontani furono San Colombano, poi gli imperatori Enrico II e Federico Barbarossa, solo alcuni nomi tra i tanti, a transitare dal nostro territorio per raggiungere la pianura padana, diretti a Roma lungo la Francigena o a Santiago di Compostela, imboccando le vie che si diramano da Vercelli verso ovest.

L’impegno dei camminatori del Terzo Millennio si concluderà la prossima primavera con l’arrivo a Pavia: saranno stati percorsi, a quel punto, 135 chilometri dal confine con la Svizzera, dei totali 510 che ci collegano a Costanza.

La Via Francisca ha il vantaggio di essere transitabile quasi tutto l’anno, dato che il passo del Lucomagno, a 1.915 metri di altitudine, è il più basso di quest’area alpina; inoltre gran parte di questa Via si sovrappone a tratti di sentiero e di piste ciclopedonali già funzionanti e regolarmente frequentate da ciclisti e camminatori.
Mentre attraversavo le aree boschive nelle due luminose giornate di settembre, tra il verde delle radure, le foglie già colorate del primo autunno e i rivi d’acqua convogliati verso i laghi, mi chiedevo che cosa spinge tante persone, me inclusa, a intraprendere questi Cammini.

La rinata passione per questi tracciati non può essere spiegata solo con le mode che oggi rendono “trendy” un viaggio a piedi. Le persone che camminano per giorni sulle tracce di vie millenarie già calpestate da milioni di pellegrini, lo fanno per devozione religiosa, o perché sono alla ricerca di momenti unici di spiritualità; o magari, semplicemente, per il desiderio di vivere momenti rigeneranti, in mezzo alla natura, con il passo lento di colui che è più interessato al cammino che alla meta.

Fanno riflettere le 300 mila presenze annue lungo il Cammino di Santiago, il più noto tra i tanti europei. Anche in Italia si registra un interesse davvero sorprendente: la Via Francigena, secondo l’Associazione Europea delle Vie Francigene, ha raggiunto nel 2016 la quota di 40 mila presenze. Una ricerca di Trademark Italia specifica l’entità del giro di affari di questi spostamenti: circa 12,5 miliardi di Euro l’anno nel mondo, in Italia qualcosa come 5 miliardi.

Camminare a piedi su sentieri come la Via Francisca è uno strumento efficace per aderire a un’esperienza universale, “un’opportunità per tornare a godere dell’intensità del cielo e della forza del paesaggio” come afferma Frederic Gros, docente di Filosofia all’Università di Parigi.

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