La presenza in politica di Comunione e Liberazione mosse acque stagnanti: fu per certi versi rivoluzionaria anche l’azione di tanti giovani pieni di entusiasmo e passò non poco tempo perché si avesse notizia di qualche sbandata durante il percorso politico-amministrativo dei protagonisti della nuova età. E un giorno per i giovani e bravi del commando in prima linea – il Formigoni che Pippo Gibilisco mi presentò in corso Matteotti stupiva per trasparenza e stile – ci furono le prime avvisaglie di una contaminazione tutto sommato prevista dai vecchi lupi del branco politico.
Erano i tempi in cui si era già all’orgia del potere partitico e taluni passaggi avevano già un organizzatissimo dazio.
In ambito CL ci fu qualche errore anche a Varese mai però a personale vantaggio di chi lo aveva commesso tanto che si mobilitò la catena della solidarietà per aiutare i cari di chi stava pagando un prezzo ingiusto solo perché ritenuto a torto una guardia del corpo di Formigoni. Erano i tempi in cui si dava credito anche a voci e ad accuse infondate. Ricordo una seduta a Palazzo Estense durante la quale ci fu un penoso attacco personale a un consigliere di rara integrità che molto faceva per aiutare un amico detenuto: nell’occasione furono indimenticabili l’azione e l’umanità del giudice Ottavio D’Agostino che seppe far luce sulla vicenda restituendo onore e serenità a chi li meritava. Gli accusatori di Palazzo Estense non immaginavano che il loro partito, quello dei duri e puri, anni dopo avrebbe avuto dei guai perché al mulino del potere e della politica ci si può sempre infarinare.
Da sempre ho positiva memoria dei ciellini di casa nostra perché con Gibilisco sindaco hanno fatto vivere un periodo positivo alla nostra cara Varese e in seguito non si sono uniti alla conquista di un forte potere in Lombardia grazie a uno statuto regionale che non metteva limite alla rielezione del presidente. Trappola che si è rivelata fatale per un Formigoni imperatore pluririeletto, ma ben diverso da quello che avevo conosciuto.
Oggi come soggetto politico CL non esiste più, ma conta ancora moltissimo perché per esempio di fatto gestisce ancora la sanità lombarda con la quale in lieta compagnia di Lega e Forza Italia sta affliggendo proprio noi varesini.
Come cronista mi occupo di sanità dal 1954 e in tanti anni e in città diverse non ho mai visto pari ottusità nel non rispettare il diritto dei cittadini alla tutela della loro salute.
Tutti i problemi di Varese nascono dal fatto che la Regione all’inizio del secolo rimangiandosi suoi piani ufficiali ci ha tolto più di 200 posti letto ospedalieri imputandoci presunta grandeur del passato ma dimenticando che da noi dall’inizio degli Anni 70 si era insediata l’Università
che ha offerto ai cittadini scienza, assistenza, attenzione e prestigio e pure possibilità di studio a migliaia di giovani.
A difendere ospedali e Università da anni sono i mass media e purtroppo non la politica, nemmeno quella che dice di ispirarsi a valori cristiani.
Agli uomini di cultura e ai ciellini che con i loro interventi danno sostanza a questo giornale chiedo di avere pazienza con il vecchio cronista che un tantino detesta i ciellini di rito ambrosiano e non quelli, degni anzi di memoria, di rito bosino.
Infatti i nostri sono stati e sono acqua chiara, per esempio alcuni di loro in ospedale da molto tempo sono presenti in modo fattivo e intelligente.
Gli anni della mia educazione religiosa sono stati quelli della seconda guerra mondiale. La “dottrina” a me e ai figli degli operai della più grande azienda tessile di Como l’hanno fatta tre missionari comboniani, padri Salibbi, Ivo Ciccacci e Giovanni Marengoni che poi in Africa avrebbero fatto grandi cose. A noi ragazzini essi hanno sempre parlato di un Nazareno che avrei ritrovato anche negli scritti di Raul Follereau e di don Giussani.
Torno spesso a Como dagli amici più cari e quando vado nella natia Milano è per me un dovere la “visita” alla chiesa della Santa Croce dove sono stato battezzato.
Tempo fa davanti alla chiesa ho fatto un incontro piacevolissimo come lo possono essere quelli che ti riportano lontano nel tempo. Così è stato con Francesco: subito è riemersa tra i due ex giovani l’antica confidenza che non è diminuita parlando dei nostri giorni, del nostro passato e pure della politica mi ha visto critico con chi non si spende più per la mia comunità varesina. Prima di lasciarci mi ha detto il caro e vecchio amico: “Tutto passa, restano solo memorie e opere di chi è stato veramente grande. Non ti ricordi del futuro papa Benedetto XVI che ai funerali di don Giussani come segno di amore e rispetto per un grande figlio della Chiesa lasciò la sua berretta cardinalizia sulla bara del Gius? E non dimenticare mai le vicende degli apostoli”.
Un ottimo consiglio, da antico cronista lo giro subito ai moderni cristiani in politica.
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