A luglio ho scritto della proposta della Coldiretti della Regione Lombardia, fatta propria e rinverdita dall’associazione Amici della Terra Varese di cui sono presidente.
All’Associazione ha prontamente risposto l’assessore regionale della Lombardia sulle seguenti materie: Territorio, Urbanistica, Difesa del suolo e Città metropolitana, Viviana Beccalossi in questo modo:
“Ho letto con molta attenzione ed interesse la Vs. lettera dello scorso 17 luglio, con la quale, da un lato, si evidenziano i danni subiti dall’agricoltura per la scarsità della risorsa idrica e, dall’altro, si rammenta quanto sia importante l’uso razionale di questa preziosa risorsa e si propongono interventi strutturali per aumentare la capacità di accumulo dell’acqua attraverso il riempimento delle cave di inerti dismesse.
“Prima di esprimere alcune considerazioni sulla Vs. proposta, ritengo utile riassumere sinteticamente le azioni già avviate da Regione, in collaborazione con varie istituzioni, per gestire al meglio il fenomeno della siccità, i cui effetti negativi sono aggravati quest’anno da temperature eccezionalmente elevate.
“In primo luogo, non vi è dubbio che si debba migliorare l’efficienza nell’uso della risorsa idrica, intraprendendo tutte le azioni e le misure del caso ed agendo anche sulla rete e gli impianti irrigui gestiti dai Consorzi di bonifica e dai Consorzi di irrigazione, sui metodi irrigui e sulla scelta delle colture da parte delle aziende agricole, le quali, tuttavia non possono non tener conto anche delle condizioni di mercato nel prendere le loro decisioni.
“Sia l’Autorità di Bacino del fiume Po che Regione Lombardia, da sempre prestano attenzione al fenomeno e hanno attivato specifiche cabine di regia coinvolgendo, tra gli altri, i rappresentanti dei principali utilizzatori dell’acqua (Produttori idroelettrici, Consorzi di bonifica, Associazioni agricole di categoria), i Consorzi di regolazione dei laghi, e le ARPA, al fine di monitorare costantemente lo stato delle riserve idriche e dei fabbisogni e di condividere le misure da adottare (volontarie) per una gestione coordinata degli invasi idroelettrici di montagna, dei laghi regolati e dei prelievi per uso irriguo al fine di gestire al meglio gli eventi di crisi e ridurre, per quanto possibile, i disagi e i danni per gli operatori economici.
“Fin dal 2007 Regione Lombardia ha dato vita al Patto per l’acqua, sottoscritto dalla stessa Regione e dai portatori di interesse dopo un percorso di quasi 2 anni di lavoro, ed ha istituito la Cabina di regia, il cui compito è quello di affrontare e gestire nel breve termine le crisi idriche.
“Lo scorso anno, inoltre, è stato istituito l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici in atto nel distretto idrografico del fiume Po, mediante un protocollo d’intesa stipulato tra l’Autorità di Bacino, che ne è coordinatore, le Regioni del distretto, i Ministeri dell’Ambiente, delle Politiche Agricole, delle Infrastrutture, i rappresentanti degli utilizzatori, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO) e gli enti regolatori dei laghi. L’Osservatorio… opera inoltre come Cabina di Regia per la previsione e gestione degli eventi di carenza idrica e siccità, garantendo un adeguato flusso di informazioni, necessarie per la valutazione dei livelli della criticità in atto, a livello di distretto e di sottobacino, della sua evoluzione, dei prelievi in atto, e per la definizione delle azioni più adeguate per la gestione proattiva dell’evento”, come recita l’articolo 1 del Protocollo.
“Sottolineo l’importanza di affrontare le situazioni di carenza idrica a livello dell’intero Distretto idrografico del fiume Po e dei sottobacini che ne fanno parte, che vengono alimentati prevalentemente da afflussi provenienti dai territori delle zone alpine e prealpine; difficilmente, infatti, interventi puntuali che non tengano conto del contesto generale, possono risultare risolutivi rispetto a problemi così complessi. Basti pensare, ad esempio, che quando la portata del fiume Po alla sezione di Pontelagoscuro scende sotto il valore soglia di 450 mc/s, aumenta la risalita del cuneo salino lungo il fiume di diversi chilometri, determinando difficoltà per l’approvvigionamento idropotabile di molti comuni della zona, compresa la Città di Ferrara.
“Venendo invece alla vostra proposta di interventi strutturali, Vi segnalo che la competente Struttura della mia Direzione Generale ha già avviato una serie di approfondimenti tecnici e giuridico/amministrativi, per verificare la possibilità di utilizzare le cave dismesse come bacini artificiali di accumulo d’acqua e/o di laminazione delle piene dei corsi d’acqua in caso di eventi di pioggia intensi e prolungati.
“Dal punto di vista normativo, un’opportunità sarà offerta dalla nuova Legge regionale sulle Cave, in fase di definizione per l’approvazione da parte della Giunta. Si ritiene infatti strategico che Regione Lombardia, per le motivazioni sopra esposte e una volta esaurita l’escavazione, possa valutare l’opportunità di riutilizzare il bacino di cava per accumulare acqua o laminarla, in caso di necessità.
“Stiamo valutando anche la possibilità di una modifica/aggiornamento del Piano Territoriale Regionale, perimetrando alcuni comparti che possano essere destinati a soddisfare esigenze puntuali di invaso in ambiti particolarmente critici.
“Queste azioni potrebbero anche avere come obiettivo, già riconosciuto da Regione, la riqualificazione paesaggistica di alcuni comparti di cava che oggi sono definiti come ambiti di Degrado paesaggistico ed ambientale dal Piano Paesaggistico Regionale. Ecco allora che, grazie alla presenza dell’acqua, la riconnessione/ricucitura di queste aree di cava con gli ambiti urbani potrebbe rivitalizzare territori visti oggi solo come aree marginali e non più fruibili.
“Infine, si sta valutando la possibilità di utilizzare anche gli Accordi di Programma come strumento per attuare gli interventi, ricordando che i Consorzi di bonifica possono svolgere un ruolo importante poiché conoscono bene le situazioni idrauliche e il territorio su cui operano.
“Si coglie l’occasione per segnalare che il Consorzio di Bonifica Chiese, operante in provincia di Brescia, ha già segnalato a Regione Lombardia progetti di questo tipo. Questi progetti assumono la valenza di progetti pilota che potranno essere esportati anche su altri contesti territoriali”.
All’ Assessore, ho scritto in commento a questa lettera, anzitutto ringraziandola per avere risposto alla associazione Amici della Terra Varese celermente ed esaustivamente. In particolare le ho significato di essere completamente d’accordo su quanto ella aveva scritto sulla necessità di migliorare l’efficienza dell’uso della risorsa idrica. Alla stessa ho anche comunicato quanto secondo me sia molto importante che in tutte le attività che lei ha descritto nella sua lettera (nuova legge sulle cave, e scelta delle stesse per divenire bacino di raccolta idrica) vengano coinvolte, chiaramente per un parere, le Associazioni ambientaliste (come indicato dal Testo unico in materia ambientale (primi tre articoli commi compresi).
Le ho, quindi, proposto quanto avanzato da Amici della Terra Varese senza fortuna all’Assessore alla Tutela ambientale della Regione Lombardia nel momento di crisi della Fiume Ticino: “Passando al problema attuale della ridottissima portata del fiume – condividendo in materia la lettera all’Assessore Terzi della signora Giuliana Andreoli, qui pure allegata – è secondo noi plausibile il sospetto, condiviso da nostri associati e dalla parte più avvertita della pubblica opinione, che la ridottissima portata del Ticino nel suo alveo naturale sia dovuta essenzialmente agli eccessivi prelievi idrici effettuati per gli usi idrici/irrigui e industriali (canale Villoresi, Canale Centrale di Turbigo, Naviglio) e non da ulteriori manovre o responsabilità, anche internazionali.
“Del resto, il provvedimento del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po in data 12 maggio 2015, nel disporre un maggior accumulo di acqua nel Lago Maggiore, specifica che scopo delle operazioni, disposte e curate tramite un apposito “Tavolo tecnico” è quello di “sostenere le portate ecologiche del Ticino sub lacuale e assicurare nel contempo una sufficiente fornitura di acqua ad importanti utilizzazioni irrigue”.
Lo stato miserando del corso naturale del Fiume non è altro quindi che una applicazione distorta – diremmo invertita – del suddetto principio di contemperamento tra le esigenze prioritarie del mantenimento delle portate ecologiche e quelle irrigue.
Chiediamo quindi la pubblicazione degli atti e delle diposizioni impartite nel precitato Tavolo tecnico con le risultanze della sperimentazione disposta dal provvedimento di istituzione, ma soprattutto in rapporto ai
prelievi disposti finora per gli usi idrici diversi dallo scorrimento nell’alveo naturale. Nel frattempo, chiediamo che un intervento autoritativo urgente disponga per una riduzione dei suddetti prelievi assicurando con effetto immediato una adeguata portata idrica al corso naturale del Fiume”.
Confidando che tutto quanto scritto possa diventare realtà, l’ho ancora ringraziata.
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