“Quello lì l’è uno che non ha mai lavorato in fabbrica. L’è una schiena fredda che ha fatto sempre solo il politico!” Con un linguaggio un po’ da vernacolo la gente varesina si riferisce a coloro che fanno della politica la loro professione, e poi si chiede: “Ma quelli lì ci aiutano, ci vogliono bene?” Dal modo in cui vengono esposti e dai contenuti è evidente che sono discorsi di basso livello; quelli che vengono definiti “discorsi da bar”, ma che bene o male riflettono il modo di pensare, le opinioni della gente,
Per amare la città devi trascurare te stesso. Per essere un vero buon politico devi avere dentro una grande carica di generosità. Devi veramente amare il tuo prossimo e saper vedere quale può essere il suo bene trascurando il tuo. Rinunciare a fare per progredire “nella carriera” ma realizzarla nello spenderti per gli altri. Il tuo successo verrà da lì. Devi saper rinunciare ai tuoi interessi, saper rinunciare ad essere in continua campagna elettorale, rinunciare all’apparire e dedicarti al fare. Non è facile e infatti notiamo che son pochi e rari i politici che si spendono in questo senso, specialmente perché spinti dalla odierna cultura della comunicazione a cercare il massimo della pubblicità.
Mi chiedo frequentemente: che vuol dire fare politica?
In una prolungata riunione caratterizzata da notevoli tensioni, uno dei protagonisti ha preteso per sè un certo incarico al posto di un altro che veniva definito molto più preparato ed esperto per quel posto. La spuntò con grande sconcerto di molti. Alla fine, quando gli feci notare che quanto aveva ottenuto era stato un sopruso su altri, che non aveva brillato per correttezza, mi rispose: “Ma questa è la politica”.
Non è che invece la politica sia un’altra cosa? Una palestra dove si esercita la fatica di lavorare, di avere idee, in unità e coerenza d’intenti con gli altri del gruppo (ai tempi del PC chiamati “compagni”), dove si studiano i problemi, si ipotizzano e si realizzano soluzioni? Ricerca del benessere di tutti gli amministrati facendo lavorare i migliori, anche sacrificando se stessi, lontani dalla ricerca del consenso a tutti i costi? Anzi talvolta affrontando decisioni che non producono il consenso. Qualcuno ha detto (e mi trovo spesso a ripeterlo) che la politica è la più alta espressione della carità, ma per far bene questo devi avere doti superiori, grande intelligenza, grande cultura, grande capacità di dono.
Stiamo navigando in discorsi dove è facile cadere nella retorica o nella banalità.
Abbiamo detto che la politica generosa è strettamente legata alla passione, all’amore per la tua città e per i suoi cittadini. Semplice, ma nel contempo complicato perché strutturalmente legato alle caratteristiche della tua personalità, alla tua cultura (ovviamente intesa non come conoscenza di dati), alla carica di narcisismo presente in tutti. Più questa è sviluppata meno puoi fare buona politica parchè resti portato a confondere la politica con il tuo apparire, i tuoi successi che pensi legati al bene degli altri, mentre invece gli altri hanno altri interessi, altri bisogni.
Ora questi ragionamenti non valgono solo nella politica ma sono talmente ovvi che dovrebbero essere estesi a tutte le attività degli uomini.
Degli amici sono appena tornati da un viaggio in Giappone. Per loro cultura non si sono limitati a gustare il sito, ma hanno studiato i comportamenti dei Giapponesi e sono rimasti colpiti dalla loro operosità e dall’impegno che mettono nel fare le cose. Anche il lavoro più umile, più semplice, più banale viene svolto come se fosse il più importante del mondo: ad esempio sto pulendo un marciapiede? Ebbene il marciapiede deve essere pulito perfettamente, al massimo delle caratteristiche di pulizia fattibile, ma questo non per mio vantaggio, ma perché l’igiene di quel marciapiede va a vantaggio di tutti. Non mi importa che si dica: “Mazzalo quello lì! Come pulisce bene”. Sono preoccupato invece che gli utenti camminino bene sul mio pulito e di conseguenza loro sono preoccupati di non sporcare. Ma noi agiamo cosi? Siamo capaci di fare bene le cose col massimo impegno? Tutte le nostre cose? Dalle più grandi alle più umili? Anche quando andiamo in una cabina elettorale a mettere una crocetta su un simbolo?
Considerando tutte le imperfezioni di cui siamo portatori, il desiderio di una politica generosa deve essere destinato a rimanere un sogno? Un sogno bello, affascinante ma irraggiungibile? A questo punto temo che a noi resti solo la possibilità di affidarci alla speranza, grande sentimento che aiuta a progredire verso il meglio.
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