L’estate si sta esaurendo con alcune buone notizie sul fronte economico, sia per quanto riguarda l’Italia, sia per le prospettive internazionali. Ma insieme alle buone notizie vi sono alcuni pericoli da non sottovalutare all’orizzonte. In una prospettiva globale l’anno si concluderà facendo segnare una crescita particolarmente positiva soprattutto per quella che vengono considerate giustamente le locomotive dell’economia internazionale: gli Stati Uniti e la Cina. I primi sembrano ormai tornati agli anni precedenti alla grande recessione, mentre Pechino mantiene i ritmi di sviluppo del passato pur avendo dato un forte impulso alla domanda Interna mentre il grande boom degli anni a cavallo del nuovo secolo erano dovuti alle esportazioni.
Sul fronte internazionale sembrano poi diradarsi i maggiori fattori di crisi che incombevano all’inizio dell’anno: la strategia protezionistica del nuovo presidente americano sembra nei fatti molto meno incisiva di quella minacciata, gli effetti della scelta inglese di lasciare l’Europa sembra poter danneggiare solo la Gran Bretagna, le elezioni francesi hanno sbarrato la strada alle incognite dei populisti. Resta sul fronte mondiale la grande incognita della Corea del Nord, una minaccia purtroppo reale e nei confronti della quale ogni previsione è possibile.
Sul fronte italiano le buone notizie riguardano soprattutto la crescita economica: non è escluso che il 2017 si possa chiudere con una crescita vicina all’1,5%, un risultato che non si registrava da molti anni. Vanno bene le esportazioni, ma sta crescendo anche la domanda interna, é andata bene la stagione turistica (anche a causa delle crisi in altre zone del Mediterraneo) e sembrano in gran parte risolte, anche se a caro prezzo, le difficoltà di alcune grandi banche. Anche la grande emergenza dell’immigrazione sembra aver trovato efficaci metodi di contenimento.
In questo orizzonte positivo restano tuttavia alcuni grossi problemi che rischiano in futuro di complicarsi ancora di più. Innanzitutto c’è il fatto che la crescita dell’economia non porta con sé, se non in piccola parte un miglioramento sul fronte dell’occupazione. Per due ragioni: la crescita è in gran parte dovuta a miglioramenti sul fronte della produttività grazie all’automazione e molti posti restano vacanti per la mancanza da parte dei giovani delle competenze tecniche necessarie.
C’è poi un’altra incognita sul fronte dell’economia. È il ruolo della politica. Siamo a poco più di sei mesi dalle elezioni del nuovo Parlamento e tutto quanto avviene sul fronte della politica non puó che essere visto in una prospettiva elettorale. Il rischio evidente è che il maggior gettito fiscale derivante dalla crescita economica venga utilizzato per aumentare la spesa pubblica. il Governo sta varando interventi doverosi, come i sussidi contro la povertà, ma sembrano completamente assenti provvedimenti per ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione. Una riduzione della spesa pubblica sarebbe indispensabile anche per rilanciare gli investimenti sia sul fronte dello Stati, sia sul fronte dei privati. Non bisogna dimenticare che l’Italia deve trovare ogni anno 400 miliardi di euro per rinnovare i titoli di Stato in scadenza e 50/60 miliardi per pagare gli interessi sull’intero debito pubblico che supera i 2200 miliardi. Tenere sotto controllo i conti pubblici è quindi indispensabile per mantenere la fiducia dei risparmiatori e dei mercati finanziari verso il sistema Italia.
Le prossime elezioni restano purtroppo una grande incognita per le prospettive di governabilità del paese. E l’economia non può che risentirne.
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