La foto è sgranata: è il fermo immagine di un breve video. Al centro c’è una figurina che si distingue appena, tant’è che hanno dovuto cerchiarla di rosso. E’ un uomo, un nuotatore, in piedi ai blocchi di partenza di una piscina. Alla sua destra e alla sua sinistra altri atleti si stanno tuffando. Lui no. La gara è quella dei 200 rana ai Mondiali Master di Budapest. Lui è Fernando Alvarez, classe 1946. Sta osservando un minuto di silenzio per ricordare le vittime della Rambla di Barcellona.
Per due giorni aveva chiesto agli organizzatori che quel silenzio fosse osservato da tutti. Impossibile, tempi troppo stretti, gli è stato risposto. Così si è preso il suo minuto. Poi si tufferà e nuoterà in tutta calma. Ma ora se ne sta lì, in piedi, solo. E quella figurina diritta e silenziosa è più espressiva di tutti i cortei, di tutti gli applausi, di tutti gli striscioni e di tutti gli slogan, di tutti i fiori e le candele e i bigliettini e i pupazzi deposti sul luogo della strage. E’ più efficace di tutti i talk show, di tutte le analisi socio – psico – politico – tuttologiche che hanno invaso i media.
Non ricorderemo chi ha vinto quella gara di nuoto. E’ sua la vittoria: Fernando Alvarez, medaglia d’oro di dignità umana.
Gioia Gentile
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