Gentile direttore,
nei giorni del saluto all’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi, che proprio agli Amministratori ha dedicato attenzione scegliendo di incontrarli anche nella nostra città alcuni anni or sono e parlare loro dei valori umani e sociali da mettere in campo nell’adempimento del loro mandato, mi sorgono alcune riflessioni.
Sobrietà di stile nelle parole, nei giudizi, nelle azioni e nel modo di essere da parte di chi fa politica, cura delle persone, solidarietà, accoglienza, coraggio della verità: questo lo sprone chiaro, determinato, a sua volta sobrio ma incisivo, del Pastore alla guida della più grande Diocesi del mondo. Un messaggio distante da connotazioni partitiche e tutt’altro che divisivo: l’interpretazione realizzabile nel quotidiano e nel locale della politica come servizio.
Mai come in questo anno è stato difficile, per me, sentirmi a mio agio in una sede istituzionale, in quanto da subito etichettata nel ghetto della “dissidenza”, dai media e nel partito di appartenenza, per non avere condiviso il peso politico attribuito a Lega civica. Posizione che mi ha fatto compiere a malincuore anche la scelta personale di tacitare per un intero anno la partecipazione al dibattito cittadino sui giornali: ho accantonato il piacere e il gusto di scrivere perché il mio nome è stato sempre accompagnato da quell’aggettivo “dissidente” che ha tolto ogni dignità alla libertà di pensiero e di espressione e probabilmente l’avrebbe tolta anche all’interpretazione.
Il “peso delle parole” mi ha fatto altresì scegliere di non ricoprire incarichi nelle commissioni consigliari, lasciando spazio ad altri: è giusto che una compagine di governo ed un partito si avvalgano del contributo di persone che stimano. La richiesta rivolta a me e ad un collega, prima delle elezioni, di sottoscrivere l’impegno a dimettermi in caso avessi raccolto trenta consensi di voto disgiunto e la negazione pubblica che ciò fosse realmente accaduto mi hanno palesato il dubbio riservato all’ onestà della mia persona. Benché ciò non mi abbia frenato nel dare tutto il supporto in termini elettorali all’attuale maggioranza, al primo turno e al ballottaggio.
E’ stato anche umanamente faticoso non reagire a pubbliche e menzognere illazioni dei media, dettate dalla foga propagandistica, su presunte mie partecipazioni a “tavoli segreti” con altri candidati sindaco, ovviamente mai accaduti, così come arrivare ad essere oggetto di una pubblica assemblea cittadina per avere espresso, sul totale dei provvedimenti votati, un voto contrario, due astensioni e due voti favorevoli ad altrettanti emendamenti proposti dalla minoranza.
Ho votato infatti contrariamente all’elezione del Presidente del Consiglio in carica, ritenendo eccessiva l’interpretazione del ruolo “fondamentale” di Lega civica, al netto del risultato elettorale al ballottaggio. Sappiamo bene (e già il risultato del ballottaggio del 2011 era stato chiaro in tal senso) che i cittadini al secondo turno convergono i loro voti su uno dei due candidati scegliendo la persona, il programma e l’idea di rinnovamento che si propone. Non esistono 1500 persone che, siccome hanno votato un candidato sindaco al primo turno, fedelissimi come soldatini, fanno poi una scelta in base a un suo pubblico invito al voto a pochi giorni dal ballottaggio. Ho dissentito quindi dal mio partito rispetto a questa interpretazione obsoleta, anacronistica e non rispettosa del contributo offerto al risultato finale, nelle elezioni di un anno fa, dall’attuale sindaco e da tutti coloro che hanno partecipato, candidati o no, ad una campagna elettorale coinvolgente.
Mi sono astenuta sul progetto stazioni, posto ai voti quando ancora presentava il percorso delle “passerelle” , in quanto era stato proposto all’attenzione del Consiglio come possibile di modifica. Mi sono riservata di votarlo in un secondo momento e nella sua versione definitiva, in base ad un ragionamento personale che in quella sede ho reputato logico e non certo dettato da nervosismo nei confronti dell’assessore proponente o della Amministrazione.
Mi sono astenuta sul piano della sosta, pur dichiarando apprezzamento per la volontà di ridurre il traffico in centro e di favorire l’utilizzo del mezzo pubblico, considerando alcune scelte ad esso legate penalizzanti per i cittadini.
Ho votato due proposte della minoranza, quella a favore del mantenimento dei parcheggi “rosa” per le donne in prossimità del Polo materno infantile, perché li considero una attenzione alle mamme e quella di richiesta di aumento del contributo alla Mensa dei poveri di via Luini, per il valore della proposta e soprattutto dopo che lo stesso assessore ai servizi sociali aveva anticipato uno futuro stanziamento considerevole in tal senso.
Il richiamo alla sobrietà delle parole e delle azioni da parte del Cardinale Tettamanzi, quando si rivolse agli Amministratori locali nel 2009, mi pare quindi estremamente attuale e valido sempre: contribuisce infatti in modo essenziale a non distogliere l’attenzione dal cuore delle vicende, evitando di depistarla verso percorsi interpretativi spesso sommari e lontani dalla verità.
Nello specifico, questa Amministrazione, che muove i suoi passi per la prima volta alla guida cittadina, con figure anche nuove a qualsiasi esperienza di governo o di azione politica, non solo merita tutto il rispetto che è dovuto a chi si mette in gioco, ma troppo è stata ed è esposta, anche all’interno della stessa maggioranza, a scarsa sobrietà verbale sui media e sui social: attacchi alle persone, inviti alle dimissioni in caso di punti di vista discordanti, assunzione di un gioco delle parti spesso eccessivo ed esacerbato. Quasi il dibattito, le opinioni differenti fossero elementi in grado di nuocere al progetto politico in fieri, mentre dovrebbero esserne il collante per il miglioramento, in funzione del bene collettivo.
Poiché come ebbe a dire Giuseppe Volta, ingegnere di livello internazionale “prestato alla politica”, sobrio ed essenziale “ la politica non è qualcosa in cui credere in ragione di un successo personale, non è la palestra delle ambizioni e lo sfogo di frustrazioni e mancata onnipotenza. E’ la passione civile nell’essere operatori, costruttori di situazioni e luoghi in cui tutti possano esprimersi in coerenza dei valori di cui sono portatori. Se invece prevarranno le solite lotte tra nuovi o presunti leader e vecchie cariatidi, allora è inutile conservare velleità per il futuro: queste cose le ha già condannate la storia”.
Luisa Oprandi
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