Sei anni fa il cardinale Dionigi Tettamanzi, scomparso di recente, percorse a Varese la Via Crucis. Attorno a lui una grande folla, tanto affetto, molta riconoscenza.. Ecco che cosa scrivemmo, e riproponiamo in sua memoria. E’ stato un prete umile, coraggioso, realista. Ed esemplare anche nel sopportare sventurati attacchi politici.
Non dimenticate la Croce, dice il Cardinale. Non la dimenticano in tanti, nella notte del primo tepore primaverile. Non manca nulla, non la luna e le stelle, non la scenografia luccicante dei Giardini estensi che accolgono Tettamanzi, non la devozione intensa e disciplinata di migliaia di fedeli. Quanti fedeli? Previsti cinquemila, forse erano in settemila, magari e in realtà anche di numero superiore. Varese non scorderà questo venerdì 18 marzo che se n’è appena andato, lasciando tuttavia evidente traccia di sé. La traccia d’un segno di fede che va oltre la religiosità, che indica la voglia di preghiera e di meditazione e di rinnovamento (rivoluzione). Rinnovamento (rivoluzione) dell’essere uomini, intendendosi bene su che cosa sia l’essere uomini rinnovati e rivoluzionari. Cioè qualcosa che supera l’individualità, che si allarga agli altri, che trasformi tanti “io” in un “noi”. Perché l’io avverte benissimo che se non coglie il noi che sta dentro di lui, è come se esistesse solo parzialmente. E forse è come se non esistesse neppure.
Tettamanzi ci regala questo, ed è molto. E’ il sentimento e l’idea dell’unione dei cuori, curiosamente evocato nei giorni in cui si celebra l’unità della nazione. Unione e unità messi insieme, anche questo trasmette la notte di Varese, con la sua processione solenne e semplice insieme, nelle vie del centro storico già sacro al garibaldinismo, cui sacrificarono il meglio della loro vita molti preti. E anche molte suore. La nostra chiesa reca i segni delle battaglie d’allora, le ferite ancora aperte del campanile del Bernascone ne sono visiva testimonianza. E la croce di San Carlo e il Sacro Chiodo, che traversano la città nel silenzio picchettato dallo scalpiccìo di massa, ne portano in giro la dote e l’eco. Sembra proprio che li portino in giro. E ne facciano l’adeguata cornice al triste quadro della realtà d’oggi, che viene evocato a ogni sosta della moltitudine orante. Evocato con lo scopo d’indicare la necessità di cambiarlo, e di cambiarlo in fretta, e di cambiarlo profondamente, essendo così numerose e gravi le offese di cui soffrono i poveri, i deboli, gli umili. Gli ultimi. E perfino i penultimi.
In fondo, Tettamanzi non fa altro che predicare l’eguaglianza, quando ricorda che la croce è piantata in incrocio angolo del nostro tragitto quotidiano, in ogni recesso del nostro cuore. L’eguaglianza spirituale di tutti di fronte alle ineguaglianze della materialità che colpiscono tanti. L’eguaglianza che chiama, e alla quale non sempre si risponde. L’eguaglianza cui dà voce nobile il presidente della Repubblica, che proprio in queste ore accogliamo festosamente a Varese; gli eguali della disabilità mentale, che una benemerita associazione si prodiga a inserire nella società, e vi riesce benissimo; gli eguali delle carceri, che l’assistenza volontaristica recupera a un rango sociale altrimenti irrecuperabile; gli eguali nell’offerta del pellegrinaggio alla Madonna del Sacro Monte, che il beatificando Giovanni Paolo II esaltò salendo per l’acciottolato dell’Aguggiari; gli eguali nell’obbedire alla missione (guardate che è una missione) mediatica, che ha speranze di centrare il suo obiettivo solo se animata da questa vocazione.
E’ la vocazione appartenuta ad Alma Pizzi, indimenticato direttore di Rmf online dalla fondazione, che scrisse il libro “Se la terra trema” oggi tragicamente attuale e riletto due sere fa -proprio mentre Tettamanzi traversava in raccoglimento Varese- in un antico monastero di Lonate Pozzolo. Alma trasformò il proposito di fare un giornale nella realizzazione d’un giornale ben fatto grazie al culto degli eguali che possedeva, ciò che le permise d’infondere al lavoro d’un gruppo eterogeneo l’armonia adatta a volgerlo in gruppo solidale. Le siamo grati, e pensiamo che Alma continui ad aiutarci nel reggere la nostra piccola croce e nel limitare i nostri grandi errori.
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