Una gita in barca all’isola degli Spinaroni, luogo della Resistenza a nord di Ravenna dove nel 1944 i partigiani italiani e i soldati angloamericani vinsero la Battaglia delle Valli contro i nazifascisti. Un viaggio tra canali, barene, dossi e paludi acquitrinose dove l’andirivieni lento della marea mischia l’acqua salata con quella dolce nel parco regionale del delta del Po. È un ecosistema particolarissimo. Tra fitti canneti, giunchi, tamerici e le tipiche baracche con i quadrati per la pesca, tra accumuli di detriti vegetali e di gusci vuoti di molluschi, si apre uno dei lembi più suggestivi della Romagna. Un nascondiglio impenetrabile per le truppe partigiane dopo l’8 settembre 1943.
Siamo alle spalle di Porto Corsini, settecentesco scalo portuale costruito dallo Stato Pontificio allargando il canale della Baiona e riunito all’Italia nel 1860. Storico mercato del pesce, oggi area industriale dove attraccano le navi da tutto il mondo compresi i colossi da crociera e, sullo sfondo, fanno capolino i giganteschi capannoni Marcegaglia e le raffinerie di petrolio. In un curioso gioco di contrasti, i templi della modernità industriale si stagliano sulla natura incontaminata. La pialassa della Baiona – il termine significa piglia e lascia – rimanda al movimento di presa e rilascio delle acque che asseconda le maree e l’isola degli Spinaroni, ricoperta dalle olivelle selvatiche con le foglie argentate, emerge sul filo delle acque salmastre.
È il regno degli insetti e dei molluschi, una lingua di terra popolata dai rospi, dai biacchi e dalle bisce dal collare, nidificata da fenicotteri, aironi, gallinelle d’acqua e beccacce di mare. Nell’acqua di palude proliferano i cefali, i pregiati branzini e le anguille. Ma la gita tra i canneti a bordo della Bulow, la barca a motore gestita dall’Anpi e intitolata al nome di battaglia del capo partigiano Arrigo Boldrini, non ha solo finalità naturalistiche. Visita i luoghi e racconta un episodio della Resistenza che un turista varesino potrebbe in qualche modo paragonare alla battaglia del monte San Martino del 14-15 novembre 1943. Nel senso che testimonia il contributo dato dai partigiani locali alla drammatica fase finale della guerra nell’Italia spaccata in due tra tedeschi e americani.
Fu la battaglia che si combatté per liberare Ravenna e che fruttò ad Arrigo Boldrini, l’autore del “piano Bulow” sposato dall’alto Comando angloamericano, la medaglia d’oro al valor militare. Fu lui a coordinare i quasi duecento uomini del Distaccamento Lori che fra il 3 e il 6 dicembre 1944 contribuirono a ripulire buona parte dei paesi della costa e dell’entroterra a nord di Ravenna. E che per mesi avevano preparato l’attacco finale muovendosi tra le nebbie della inospitale isola degli Spinaroni resistendo alle febbri malariche, tenendosi in collegamento radio con gli alleati che li rifornivano di mitra e bombe, usando i viveri offerti dalla popolazione locale raccolti e smistati dai “centri di recupero” organizzati dai Cln, mangiando il pane impastato dalle donne delle fattorie, la carne macellata clandestinamente, le patate e la frutta raccolti da mani amiche e trasportati nottetempo da pescatori e contadini a “quelli dell’isola”.
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