Fin da quando ero ragazzo, se l’opinione pubblica viene spinta compatta a giudicare un fatto, mi sento spontaneamente portato a valutare se – per caso – non ci sia sotto qualche altra verità.
Questo per sottolineare il mio scetticismo quando ogni giorno leggo inchieste o notizie catastrofiche sul clima e mi chiedo se non sia piuttosto in atto una specie di lavaggio del cervello da parte dei media che più che stare alla realtà dei fatti pensano a suscitare il sensazionalismo, la notizia-stupore.
Più cerco di documentarmi in argomento più mi rendo conto anche di quanto la politica si intersechi con ciclopici interessi economici legati proprio al clima e al suo controllo.
Se per esempio si pubblica per più giorni in prima pagina foto di siccità e la notizia “In India 44 persone morte per il caldo” mi impressiono e penso ovviamente al caldo della nostra estate, dichiarato da record. Se rifletto, noto però che in India statisticamente in una settimana muoiono circa mezzo milione di persone sul miliardo e 350 milioni di indiani che vivono in quel sub-continente e allora i 44 morti sono un’inezia rispetto ad altre ben più diffuse forme di decesso e infiniti di più ne muoiono d’inverno per il freddo. Questo per dire che una “non notizia” può arrivare in prima pagina: perché?
Frasi del tipo di questi giorni “Per la siccità, il Lago di Garda è al 34% del suo invaso” offendono l’intelligenza di chi lo dice perché al massimo un livello basso delle acque può coinvolgere lo 0,5% del volume delle acque del Benaco, così come era un giudizio fantozziano sostenere il 26 giugno scorso “Sarà l’estate più calda del secolo” con la stagione iniziata da soli 3 (tre) giorni.
Ci è stato spiegato che la terra si riscalda per colpa dell’anidride carbonica, ma approfondendo poi si scopre che tutta l’anidride carbonica prodotta dall’uomo sia oggi meno del 5% di quella esistente in natura e che forse il clima è ben più influenzato da altre cause (macchie solari, radiazioni, problemi di orbita terreste eccetera).
Così se è assolutamente vero che si sprecano o si intaccano risorse fondamentali – dall’acqua alla pesca marina, dal territorio cementificato all’inquinamento – pochi sanno che sull’anidride carbonica è partito anni fa un business finanziario con compravendita di certificati finanziari e “crediti” ambientali con scandali ben peggiori dei bond argentini o della bolla speculativa del 2007.
Facile attaccare Trump dimenticando che la Cina produce in modo più o meno incontrollato la più grande fetta di anidride carbonica al mondo e pochi si preoccupano.
Parlare più a fondo dell’argomento metterebbe però in gioco la teoria dei patti di Kyoto che hanno dato origine a queste speculazioni sulla spinta emotiva di ecologisti-politici come Al Gore (premio Nobel!) e quindi si preferisce non sollevare il problema e gli scandali finanziari che ci stanno dietro.
Alla fine, quotidianamente, siamo sommersi da notizie assurde quasi mai verificate come quella che stiamo affrontando il periodo più caldo della storia del nostro pianeta (“Da 500 milioni di anni “ scrisse il Corriere della Sera, bufala colossale mai smentita, oppure che in Italia staremmo vivendo “La siccità maggiore da 200 anni”, sono titoli di questi giorni) cosa non verificabile e relativa non si sa a quali territori. Se sentiamo caldo siamo portati a credere alla notizia collegata, ma migliaia di ricercatori nel mondo cominciano a notare che non è così circa l’innalzamento delle temperature del pianeta e che quindi molti modelli matematici hanno clamorosamente “toppato” come sull’altezza degli oceani che non stanno salendo come ipotizzato negli anni ’80.
La terra era più calda durante l’impero romano e a metà del Medioevo, sono seguiti secoli più freddi e le teorie del “clima impazzito” vanno valutate bene, attenti – all’opposto – dal non farsi però influenzare da quelle industrie che tendono a minimizzare i rischi dell’inquinamento.
Alla fine il catastrofismo permette di fare affari, coinvolge le coscienze, muove interessi spaventosi e si dimenticano tantissime “buone pratiche” che aiuterebbero davvero il nostro pianeta. Eppure non c’è telegiornale che almeno una volta la settimana non ripete che siamo sempre al “record” di qualcosa dal caldo al freddo, dalla pioggia violenza alla siccità.
Manca l’acqua a Roma? Non se ne parla minimamente poi – da un giorno all’altro – si annunciano razionamenti in 10 regioni con pochi che sottolineano come la Acea ha distribuito ogni anno decine di milioni di profitti ma non ha rifatto le condutture, e mi sembra assurdo darne colpa oggi alla Raggi.
Un problema di fondo è che siamo 7 miliardi rispetto ai 2,5 di quando sono nato, abbiamo consumato (spesso scioccamente) suolo e foreste, coste e risorse dei mari ma le fosche previsioni del “Club di Roma” (primi anni ’70) sono state ridicolizzate dai fatti. La responsabilità di ciascuno è di ricercare la realtà e di comportarsi con intelligenza e parsimonia nell’uso delle risorse naturali, ma stando molto attenti alle pressioni psicologiche indotte – una volta di più – da speculazioni internazionali che, come per il commercio dei “diritti” sull’anidride carbonica, hanno dato vita dopo Kyoto a truffe colossali a vantaggio delle eco-mafie e della grande finanza che purtroppo specula anche su questo.
Cose che il pubblico conosce poco – e andrebbero spiegate nei dettagli – anche se resta a tutti (e soprattutto all’industria) l’obbligo morale di non distruggere il futuro di tutti e la biodiversità, come però avviene anche da parte di nazioni “civili” (pensate a Norvegia o Giappone per le balene) o per la pesca indiscriminata negli oceani.
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