Davanti a questo foglio bianco non possiamo tacere la domanda sul perché da diversi anni “Il-mio-Lodi” (come lo chiama affettuosamente padre Gianni) chieda a noi Romite un articolo sulle vacanze e sull’estate: noi in vacanza non ci andiamo (semmai ci stiamo, visto che le nostre costituzioni prevedono qualche giorno di riposo in Monastero, ed è il punto di regola più obbedito!).
La risposta alla domanda deve suggerire il contenuto di queste righe… Forse allora che le vacanze servano a domandare? Perché no! Ma cosa, dove? “Vuoto”, sì vuoto non perché la riga della risposta a questa domanda è vuota, ma perché il termine “vacanza” contiene l’idea di vuoto, (ci ricordiamo il latino? Vacare, vacuum). Vacanza allora per domandare a partire da un vuoto, da una distanza? Forse sì, perché ci si allontana non per dimenticare o distrarsi (un po’ anche), ma soprattutto per guardare da un altro punto di vista, attraverso uno spazio lasciato vuoto (vuoto di preoccupazioni, vuoto dagli impegni troppo assillanti, vuoto di doveri…). Bisogna allontanarsi allora; scegliete voi il mezzo: aereo, treno, nave, gambe, cuore, orecchie, occhi, silenzio, bicicletta… Noi Romite scegliamo il cuore (anche se un po’ ci manca la bicicletta ed il mare!), perché il cuore, pur essendo un organo ben riposto dentro di noi, ci porta lontano! Lo sapete anche voi, vero? Il cuore con i suoi affetti belli o brutti ci porta presso uomini e donne, conosciuti o no, a condividere gioie e dolori, speranze e preoccupazioni. Quanti viaggi con il cuore! E poi si ritorna al nostro quotidiano con un battito in più perché (senza rischiare la tachicardia) il cuore si allarga e conosce i luoghi e le cose di tutti i giorni a partire da ogni ricchezza e povertà incontrata! Il cuore batte, ci porta lontano a conoscere fratelli lontani e a riconoscere come fratelli i vicini perché il viaggiare ci dona l’esperienza dell’accoglienza: l’essere accolti per scoprire una famigliarità più grande dei nostri confini e divenire accoglienti!
Anche le orecchie viaggiano (eppure non si muovono!), viaggiano infatti dentro di noi aprendo spazi per gli altri, per le loro parole, i loro pensieri e desideri: ascolta non solo la voce del cellulare, ma anche quella del vicino, ascolta e sentirai il tuo nome e, insieme, tante domande che aprono infinite nuove strade sconosciute al tuo pensiero a volte troppo chinato su di sé.
Gli occhi poi sono i viaggiatori più veloci (non solo nell’era di internet). Gli occhi da sempre sono da indirizzare: dove guardare? “Alza gli occhi”, risponde la Bibbia, seguita da astronomi che in queste sere estive possono guidarci a leggere i disegni del cielo! Alza gli occhi per leggere i disegni del mondo e la stupenda fantasia che dispiegano portandoci lontano; alza gli occhi anche su ciò che, per niente stupendo, ti ferisce, ti interroga, ti lascia senza parole; alza gli occhi e guarda e domanda e lasciati interpellare perché qualcosa di nuovo hai davanti, qualcosa da far crescere, da ospitare, qualcosa che rompe le porte della tua solitudine e che magari non hai mai visto pur essendoti da sempre accanto.
“Trascinami dietro di te corriamo” (Cantico dei cantici): il cuore, le orecchie, gli occhi viaggiano così, viaggiano avendo riconosciuto, dopo aver fatto un po’ di vuoto intorno, qualcuno che ci trascina e ogni giorno ci porta lontano, non per scappare ma per correre a costruire la bellezza della nostra famiglia, della nostra comunità, di noi stessi, del nostro mondo. Quel “qualcuno” è innamorato di noi, di tutti, e cerca la bellezza che conosce e vede oltre ogni velo correndo e saltando sulle colline, per venire a noi. Viaggiando stiamo attenti per riconoscere questo qualcuno o per incontrarlo finalmente al ritorno, è il Signore della vita ed il creatore del mondo, è il marito o la moglie, i figli e i genitori, il collega e, perché no, il lavoro e le responsabilità…
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