Tornata da poco da una lunga vacanza, mi stavo ancora crogiolando nell’inerzia del dolce far niente, con appena una punta di rimorso per non avere nessuna idea da discutere su RMFonline, quando il nuovo regolamento comunale di polizia urbana della nostra città, all’improvviso, mi ha dato la sveglia. Non ho letto il testo, perché, alla data in cui scrivo, sul sito del Comune ho trovato solo quello vecchio, quindi faccio riferimento alle notizie di stampa, che, comunque, mi hanno fornito tutta una serie di esilaranti spunti di riflessione.
Il primo dei quali è stato il divieto di fumare nei parchi, norma che a me, fumatrice, ha immediatamente – è proprio il caso di dirlo – fatto venire i fumi. Ancora più divertente il divieto di salire sugli alberi. Ora, è notorio che i parchi cittadini pullulano di persone che si arrampicano sugli alberi, dove danno libero sfogo al loro esecrabile vizio, gettando poi i mozziconi nei prati sottostanti. Infatti, la motivazione che è stata fornita per il divieto di fumo è che i mozziconi inquinano. Non parlo per interesse personale, perché frequento molto raramente i parchi e comunque posso benissimo evitare di fumare per alcune ore. Quel che mi irrita è la mancanza di nesso logico: se si vuole evitare l’inquinamento da mozziconi, si vieti di gettare mozziconi ovunque, non di fumare.
Poi, però, mi sono calmata ed ho provato a pensare positivo: vuoi vedere che, mentre ero in vacanza, a Varese hanno risolto tutti i più seri problemi che affliggono i cittadini e sono passati a quelli meno importanti? Vuoi vedere che nei parchi non girano più drogati e scippatori e quindi ci vanno tranquillamente i pensionati con i cani e le mamme con i bambini, senza il timore di essere infilzati da una siringa abbandonata? Magari in piazza della Repubblica – grazie al decreto comunale di divieto di bivacco – non si vedono più pusher e sbandati? La caserma Garibaldi è stata coperta con un lenzuolo pagato dagli sponsor e non con i nostri soldi, che invece sono serviti per aumentare i controlli nelle strade?
Sbagliato. Mi dicono.
Però una norma sensata c’è: i proprietari di cani devono attrezzarsi con sacchetto e paletta per raccogliere le “deiezioni” dei loro animali. Anche se mi pare che questa norma esistesse già e che nessuno l’abbia mai fatta osservare, una flebile speranza ha cominciato a farsi strada nella mia mente: la pipì può essere considerata una “deiezione”? Perché in tal caso, dato che è alquanto improbabile che si riesca a raccoglierla, forse il regolamento (adottando lo stesso ragionamento relativo al fumo, che però in questo caso avrebbe senso) punta a risolvere il problema alla radice e vieta che si portino i cani a farla su ogni singola colonna dei portici di Corso Matteotti. No: Zingarelli, debitamente consultato, categoricamente afferma che “deiezioni” sono “escrementi, feci”. Ecco: Corso Matteotti può continuare ad essere un orinatoio per cani, magari mentre una diligente guida illustra ai turisti i pregi architettonici della via.
Delusa e depressa, l’altra sera ritornavo a casa ad un’ora in cui, nonostante fosse già buio, potevo ancora camminare da sola per strada senza troppa paura, quando l’altra me, quella buona, mi ha fatto notare che la via Metastasio è stata di recente asfaltata: vedi che, in tua assenza, qualcosa di positivo i nostri amministratori hanno fatto? Neanche il tempo di ammirare la linea di mezzeria, che spicca nitida sull’asfalto scuro, che inciampo in una buca del marciapiede, una delle tante, tutte rigorosamente ancora al loro posto. Ma non ci vedi? E certo che non ci vedo! I lampioni, quelli che funzionano, emanano una luce talmente fioca che per vedere dove metti i piedi dovresti usare la torcia del telefono! Allora mi monta la rabbia ed ho la visione di me che, per protesta, salgo sul ramo più alto di un albero di Villa Toeplitz, fumo tutte insieme le sigarette di un pacchetto e con gioia ne disperdo al vento i mozziconi. Spenti, però (ai parchi ci tengo, io); poi, pentita, li raccolgo e se, come è probabile, non trovo cestini per rifiuti, li butto, come faccio sempre, nella pattumiera di casa mia.
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