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Attualità

IGOR COME IL PASSATORE

SERGIO REDAELLI - 21/07/2017

igorUna taglia sulla testa di Igor il russo. Come nel Far West di Jesse James che svaligiava le banche e assaltava i treni con il fratello Frank. Una ricompensa in denaro a chi fornirà informazioni utili per trovare il superlatitante che da tre mesi tiene in scacco le forze dell’ordine, i paracadutisti del Tuscania e i Cacciatori di Calabria sguinzagliati nelle paludi tra Ferrara e Ravenna. L’hanno messa gli amici e i familiari di una delle sue vittime, Davide Fabbri, 52 anni, ucciso il primo aprile scorso nel bar che gestiva a Budrio, nel Bolognese. Sperando di rilanciare la caccia all’uomo che col passar delle settimane ha perso energia e smarrito l’orientamento. Ridotti i militari, ora si privilegia l’attività di intelligence.

Una taglia sulla testa di un presunto killer. In Romagna non succedeva dai tempi del Passator Cortese, Stefano Pelloni, il sanguinario bandito che aveva un debole per i colpi spettacolari, specie se molto redditizi. Una volta assalì il teatro di Forlimpopoli nell’intervallo di una commedia. Con la sua gang salì sul palco spianando i micidiali “tromboni” a due e quattro canne contro gli spettatori terrorizzati e iniziò l’appello nominale dei cittadini più ricchi presenti allo spettacolo. C’erano tutti i notabili del paese. Li liberarono dietro riscatto dopo averli accompagnati a casa, uno per uno, per farsi consegnare i soldi.

Per tre anni, dal 1849 al 1851, la banda imperversò tra Bologna, Forlì, Ravenna e Ferrara assaltando diligenze pontificie, occupando paesi a mano armata e rapinando perfino il convento dei carmelitani di Lugo, lasciandosi alle spalle una lunga scia di sangue. Il capo era un giovane pallido dai lineamenti fini, gli occhi vivaci e aveva molta cura della propria persona. Piaceva alle donne per il tratto gentile e aristocratico e perché con loro era generoso. Non era raro che lasciasse qualche soldo alle famiglie diseredate, per questo godeva di connivenze tra la povera gente e, in un giro vizioso, lui la ricompensava con altro denaro.

Ma la sua buona stella non brillò a lungo. A tradirlo furono proprio i soldi, la taglia messa sul suo capo e un compagno che si lasciò corrompere. Era il 23 marzo 1851, Stefano Pelloni si era nascosto a Russi in un capanno fuori mano dove la sorella gli aveva lasciato il pranzo e lì fu atteso da quattordici gendarmi. Ci fu un conflitto a fuoco. Il referto medico accertò che l’inafferrabile bandito era stato ucciso da due colpi al rene e alla nuca. Esplosi alle spalle. Il poeta Giovanni Pascoli ne farà un eroe romantico, il Passator Cortese, che doveva il nome al primo lavoro di traghettatore che “passava” i viandanti sul fiume Lamone, tra Bagnacavallo e Russi. Coraggioso e sciupafemmine, un bandito gentiluomo che prendeva ai ricchi per dare ai poveri.

Sentir parlare di taglie un secolo e mezzo dopo non piace al sindaco di Budrio, Maurizio Mazzanti, che teme la giustizia fai da te: “Si rischia di sconfinare – dice – in un’idea diversa di legalità, uno Stato di diritto funziona diversamente”. E Norbert Feher, alias Igor Vaclavic o Igor il russo, ha un lungo elenco di conti da saldare con la legge, è ricercato anche per l’assassinio della guardia volontaria Valerio Verri, 62 anni e di un metronotte a Ravenna nel 2015. Nei giorni scorsi è stato rinviato a giudizio per tre rapine compiute in provincia di Ferrara sempre nel 2015 mentre in Serbia, il suo paese d’origine, è accusato di rapina e stupro.

In fondo è l’eterna guerra fra guardie e ladri e non sempre i cattivi stanno dalla parte dei ladri. Tra barene e saline, da queste parti, cercò di salvarsi Giuseppe Garibaldi con la bella Anita morente tra le braccia, inseguiti dai gendarmi pontifici nella più drammatica caccia all’uomo che l’epopea risorgimentale ricordi. In fuga da Roma sotto il sole cocente, di capanno in capanno, respirando i miasmi malarici delle paludi, aiutati da una “trafila” di patrioti, contadini e pescatori refrattari a qualsiasi taglia. Soltanto gli ideali sconfiggono il denaro. Alla fine Anita morì nella fattoria delle Mandriole, nel Ravennate, e i nemici di Garibaldi, rosi dalla rabbia, misero in giro la voce che il Nizzardo seppellì la sua compagna ancora viva, agonizzante, per sottrarsi alla imminente cattura.

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