L’opposizione in politica deve fare il suo mestiere ovvero vigilare, criticare, proporre. Dunque niente di strano se l’attuale minoranza di Palazzo Estense cerchi di fare le pulci alla giunta di centrosinistra guidata da un anno da Davide Galimberti. Piaccia o meno è un esercizio di democrazia, di dialettica politica e amministrativa insostituibile. Per avere credibilità bisogna però rispettare la verità storica dei fatti e non tirare sassi in piccionaia per il solo gusto di farlo. Invece a frequenza cadenzata la maggioranza viene rimproverata di non fare quello che gli attuali oppositori non hanno fatto nel recente passato lungo ben ventitré anni.
Il tema caldo più ricorrente, perorato da diversi patrocinatori (a staffetta Marcello, Leonardi, Marsico e altri pur nella diversità dei rispettivi toni) è quello delle aree dismesse. Dismesse non da ieri ma da decenni e che attendono una soluzione magari anche solo provvisoria, un semplice cerotto in attesa del definitivo intervento chirurgico. Consapevoli di ripeterci non possiamo tuttavia non ricordarli i tumori urbani grandi e piccoli diffusi nella città giardino: Piazza Repubblica che merita un discorso a sé stante, le stazioni, il plesso Ina lungo le vie Casula e Adamoli, via Bainsizza, le vie Merini e Cairoli, alcuni pezzi di Giubiano, dove qualche anno fa in uno stabile abbandonato si consumò anche un delitto, frammenti di viale Belforte con l’ex macello civico in triste evidenza, porzioni della Valle Olona anche nel confinante Comune di Induno.
Nel complesso una patata bollente per qualsiasi amministrazione. E quanto meno improvvido fu l’ottimismo elettorale di Davide Galimberti che dichiarò che il suo governo ne avrebbe sistemata una all’anno. Un errore di gioventù, chiamiamolo così, diventato però un assist permanente per la minoranza che contando sulla scarsa memoria collettiva della cittadinanza rilancia di continuo la palla nel campo avverso. Vale la pena ricordare che per ora almeno un intervento è stato realizzato, a firma del vicesindaco, quello nella ex sede Enel di Viale Belforte, ripulita e messa al riparo da vandali occupatori. Chi sulle aree dismesse non è intervenuto quando ebbe decenni a disposizione per farlo deve essere chiamato a risponderne sul piano politico e amministrativo, magari in maniera un po’ più convinta di quanto sia stato fatto finora. Troppo comodo rigirare le frittate della responsabilità un giorno si e l’altro anche. Emblematiche sotto questo profilo le critiche preconcette al piano stazioni che è in fase di esecuzione e che andrà sottoposto a tutte le verifiche del caso sia dal lato progettuale sia sul versante dei finanziamenti promessi: 18 milioni dal bando periferie del governo, 10 dalle Ferrovie per sistemare la vecchia e inospitale stazione promossa a snodo internazionale dalla prossima apertura dell’Arcisate – Stabio. Prospettive realistiche al posto del fumoso quanto speculativo piano di unificazione delle stazioni propagandato per anni dal centrodestra.
Non solo, mentre si cerca di rendere il Sacro Monte più accessibile scongelando la funicolare dall’ibernazione cui era stata condannata, un noto esponente dell’opposizione butta là, sia pure con scarsa convinzione, che anche il parcheggio alla Prima Cappella era una buona idea e un aiuto concreto al borgo. Se fosse passato il folle progetto, avversato soprattutto da Varese 2.0, oggi ci troveremmo con uno squarcio mostruoso nella montagna, un andirivieni continuo a senso unico alternato di mezzi pesanti carichi di detriti, la chiesetta seicentesca probabilmente lesionata, la funicolare ovviamente ferma e un costo di circa 3 milioni di euro sul groppone dei contribuenti. A questo punto non ci meraviglieremmo se dal gualcito cilindro delle opposizioni uscisse anche il fantasma del parcheggio di Villa Augusta – pure quello sventato grazie alla decisa opposizione del civismo cittadino – che avrebbe compromesso per sempre un parco storico della città. Risibili infine le contestazioni agli interventi per tamponare la crisi diffusa dell’edilizia scolastica cittadina, un’altra eredità infelice e costosa delle amministrazioni precedenti. Certo non la sola, pensiamo, per esempio, ai “giardini sospesi” di Masnago cresciuti accanto allo stadio, all’insegna di una abnorme volumetria e da una modesta qualità architettonica.
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