Di questi tempi per una parrocchia poter contare su un sacerdote residente è una grande fortuna, come è il caso della mia parrocchia, dove dal settembre del 2015 risiede don Piergiorgio Solbiati, che dopo aver lasciato per sopraggiunti limiti di età l’incarico di prevosto a Luino, si è trasferito in quel di Casbeno.
Don Piergiorgio è, per dirla alla maniera di Papa Francesco, un pastore con l’odore delle pecore, lieto di poter spendere tutto il suo tempo, ora che è stato liberato da incombenze organizzative e gestionali, per la celebrazione dei sacramenti e l’incontro con i parrocchiani, in particolare con gli anziani e con i malati, ai quali egli va a far visita con assiduità, come fa con mia madre Marisa.
Oltre alla sollecitudine pastorale Don Piergiorgio coltiva un particolare interesse per lo studio dell’Apocalisse e per il luogo in cui l’evangelista Giovanni l’ha scritta, l’isola di Patmos, dove ha soggiornato per alcuni brevi periodi.
All’Apocalisse ha dedicato anche un libro, che proprio in questi giorni è stato pubblicato dalle edizioni Macchione, che riporta commenti al testo sacro, inframmezzati da note autobiografiche. Il titolo scelto per il libro è una sorta di auto provocazione:
“Un prete superfluo?”. Viene alla mente quella frase del Vangelo che parla del servo inutile: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Anche Don Piergiorgio sta facendo quello che gli viene ordinato: le opere di carità. Il paradosso di un prete superfluo che fa cose molto utili e necessarie.
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