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Sport

CAMPIONE DEL CUORE

FELICE MAGNANI - 14/07/2017

 

Il grandissimo canottiere varesino, argento alle Olimpiadi di Sidney 2000 a soli ventuno anni, è rimasto legatissimo al suo mondo, quel canottaggio che gli ha permesso di realizzare il suo sogno azzurro, la sua voglia di essere testimone dei valori dello sport nel mondo.

Rivedo Elia Luini, il campionissimo che, dall’altra parte del mondo, in quell’Australia nota per la sua vocazione sportiva, regalava brividi di gioia ai tifosi incollati alla tv per assistere alla finale olimpica.

Sono passati diversi anni dall’argento di Sidney, ma Elia è ancora tonico, asciutto, sportivo come sempre anche nel modo di vestire, è come se non avesse mai abbandonato quei remi con i quali ha dimostrato insieme a Leonardo Pettinari, cosa i giovani atleti italiani sanno fare quando vivono con passione, entusiasmo e intelligenza la loro fede nello sport e nei valori che rappresenta. È pacato, preciso, attento, come se dovesse affrontare una gara il giorno dopo, ma nel suo sguardo azzurro, scanzonato e sfuggente, qualcosa ha lasciato il posto a una sottile vena malinconica, come se quel mondo fosse ancora lì a richiamarlo, a fargli sentire che l’amore per lo sport è qualcosa che va oltre le parole e le decisioni, qualcosa che si lega indissolubilmente a chi lo ha fatto vivere con eleganza e impegno sempre, in ogni angolo del mondo.

Quando gli dico di parlarmi della sua vita sorride, come se volesse confermarmi che nulla è come prima, che molte cose sono cambiate, ma che la bellezza della sua storia sta anche in questo, nel prendere il mondo come viene, cercando di essere quello che è sempre stato, un atleta capace di vincere e di perdere, sicuro di aver fatto sempre il proprio dovere.

L’imprinting è ancora quello del campionissimo, di chi bruciava sul filo gli avversari, di chi sapeva regalare attimi di pura passione sportiva anche a chi, dello sport, non aveva mai conosciuto l’umore acceso dell’agonismo.

Ci sediamo di fronte e chiacchieriamo con l’animo sgombro dalle ombre e dalle delusioni, dalle cose fatte e da quelle che si sarebbero potute fare, parliamo della vita in generale, di come sorprende, di come dà e di come toglie, della bellezza di cose fatte, di emozioni e di risultati, di tempo e di educazione, di giovani e di nuove speranze. È un Elia ancora giovanissimo nel cuore e nella testa, mosso da mille progetti. Parla con la tranquillità di chi è consapevole che nessuno regali niente e che tutto vada riconquistato con impegno e determinazione. Parla con la convinzione di chi si sta preparando alle nuove chiamate della vita. Parla del suo sport con l’amore tipico di un campione che non si dà arie, che non mette in difficoltà chi gli sta di fronte, che non fa pesare la fama e la gloria del passato, ma che sa perfettamente quanto sia importante rimboccarsi le maniche e ripartire con lo spirito di chi è convinto che ci sia ancora una parte fondamentale della vita, da realizzare.

Mi parla con grande passione del suo impegno alla Canottieri di Germignaga, a due passi da Luino, del suo nuovo ruolo, della bellezza di vedere che ci sono ancora giovani che amano il canottaggio, che vogliono essere seguiti e orientati. È felice di quello che sta facendo, si tratta di una nuova strada ancora tutta in salita, ma l’ entusiasmo è lo stesso con cui ha iniziato sulle acque del lago di Varese.

Mi rendo conto che non deve essere stato facile per un atleta come lui doversi fermare, dover accettare, dover chinare la testa dopo che aveva fatto di tutto per alzarla verso il cielo in segno di vittoria. Dev’essere stata dura, molto dura, ma l’atleta ha ancora la forza del campione che non molla, che vuole dimostrare quanto sia stato bello e importante tutto quello che ha fatto, perché lo ha fatto non solo per sé, ma per lo sport e per la sua nazione.

Sono attimi decisivi questi per Elia, attimi di riconversione, dove la sfida è con un mondo molto più variegato, complesso, un mondo che dimentica in fretta, che brucia tutto, in qualche caso anche la passione e il coraggio, la forza a la buona volontà, un mondo che vuole sempre qualcosa di nuovo per riempire la propria solitudine, l’incapacità di conservare quello che la dignità umana gli dimostra quotidianamente.

Elia ama il territorio dov’è nato, i suoi laghi, di cui conosce le bellezze più recondite, i silenzi, i paesaggi, le voci, i suoni, i colori, parlare con lui è un po’ come salire su una barca e puntare vero l’Isolino Virginia.

Mi racconta del bar che ha aperto in pieno centro a Varese, della gioia di aver ripreso contatti più serrati con la sua famiglia di origine, dell’amore per la sua compagna Francesca , della possibilità di potersi dedicare alle piccole cose di una volta. Mi parla delle sue sgambate al Sacro Monte, della sua passione per la bici, della sua voglia di fare, di collaborare, è un campione soprattutto nel suo modo di essere e di comportarsi, nell’umiltà con cui sa rispondere alle chiamate, anche a quelle che non corrispondono in pieno alle sue attese. Sono ormai lontani i tempi dei trionfi azzurri, del tricolore che sale con le note dell’Inno di Mameli, dei brividi nelle gambe, delle sfide brucianti, ma lo spirito guerriero del supercampione varesino è ancora intatto, sta solo valutando come fare per dimostrare alla sua città e alla sua gente che l’amore continua con lo stesso entusiasmo e con lo stesso spirito che hanno accompagnato i suoi trionfi nel mondo del canottaggio.

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