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Sport

E VIA COL TOUR

ETTORE PAGANI - 07/07/2017

Fabio Aru

Fabio Aru

A fil di logica un paragone tra Giro e Tour non reggerebbe molto e non solo per l’assoluta difficoltà di mettere a confronto l’anomalia di un fatto avvenuto rispetto a quello ancora a venire ma perché le due prove hanno pressoché sempre presentato differenze radicali a cominciare dai tracciati solitamente più duri quello francese rispetto al nostro.

Poi tutto può accadere così come uno Stelvio che in una edizione epocale condannò i partecipanti a rischiare il congelamento inducendo Torriani a fermare la tappa a vetta raggiunta o come nell’ultima edizione poter godere di una clima accettabilissimo con ovvia maggior possibilità di rendere la tappa regolare.

Impossibile, dunque, il raffronto tra una questione già decisa ed un’altra non ancora sortita.

Pare, invece, affrontabile un giudizio o meglio un vaticinio partendosi dal presupposto che il Giro d’Italia sia stato piuttosto afflitto da una certa monotonia, che non potrà certo costituire il tema dominante della Grande Boucle.

Finito un Giro dalle modeste sembianze non dovrebbe faticare il Tour a vincere il duello in fatto di riuscita.

Già di per sé pessimo cliente per qualsiasi confronto la corsa in giallo stando alla logica non dovrebbe troppo faticare per sopravanzare quella in rosa.

E fin qui, purtroppo, pare proprio che non ci piova.

Il recente campionato italiano, però, almeno una speranza ce l’ha regalata. Facile comprendere da che parte possa provenire, ovviamente, da quella strepitosa prova che Fabio Aru ci ha voluto presentare. Assente dal Giro il sardo ha fortissimamente voluto imporsi in quella prova in cui sinora la vittoria non gli era mai riuscita.

Stavolta, però, Aru si è rifatto di tutto l’arretrato dimostrando una superiorità su tutti gli altri addirittura eccezionale ed al contempo dimostrando di essere in possesso di una forma anche raggiunta proprio non partecipando al Giro.

Una forma, ancora, che potrebbe consentire speranze anche per il Tour.

 

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