Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia
Perché le nostre comunità ecclesiali non si chiudano nella autoreferenzialità o nella sovrastruttura organizzativa, devono vivere un autentico e profondo rapporto con Dio.
Con acuta e profonda analisi il Cardinale Joseph Ratzinger, parlando a Subiaco nell’aprile 2005, poco prima di essere eletto pontefice, diceva: “Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di lui ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto le porte all’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto di altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri”.
Continuamente escono libri in materia religiosa, ma con una diversa analisi e giudizi critici verso la Chiesa, la religione, il Vaticano… Grazie a Dio non mancano le occasioni, anche pubbliche, per discutere direttamente con l’autore o su argomenti delicati, di grande attualità.
Pur non mettendo in discussione la serietà e la competenza degli scrittori, rimane sempre aperta la possibilità di confrontarsi, se non altro per chiarire le rispettive posizioni.
Libri, trasmissioni, proposte di legge… i contesti possono essere i più vari, ma l’esigenza di fondo è sempre la medesima: la ricerca della verità storica, l’originalità della fede cristiana, lo stile di chiesa…
Il successo delle pubblicazioni o delle trasmissioni su questi argomenti dice, ad esempio, che Gesù è ancora una figura che affascina gli uomini e le donne del nostro tempo, e in modo speciale i giovani.
Certo il Gesù che interessa maggiormente non è quello che la Chiesa propone. È vero che egli trascende qualunque immagine i cristiani abbiano prodotto o produrranno di lui. Ma la domanda rimane: è ancora credibile il Gesù che noi presentiamo? Quanto interessa gli uomini d’oggi?
La nostra testimonianza di Cristo risorto non è forse ancora un po’ troppo ideologica, fatta solo di parole, e poco corrispondente ad una vita realmente trasformata dall’incontro con lui?
Strada aperta, tutta da percorrere, è un dialogo autentico, approfondito e franco con la cultura contemporanea.
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