Ci si chiede spesso: ma i varesini che fanno politica amano la loro città? Per amare la città ci vuole il sacrificio di te stesso, come sempre quando si ama veramente. Devi saper rinunciare ai tuoi interessi e darti da fare per il bene della tua città.
E’ affermazione di sola retorica? Che vuol dire fare politica? In una riunione ho vissuto questa esperienza: un mio amico ha preteso a tutti i costi per sé un certo incarico al posto di altra persona molto più preparata ed esperta per quel compito. La spuntò. Ma un profondo sconcerto prese molti protagonisti della riunione. Quando gli feci notare che quanto aveva ottenuto, anche se non illecito, non era molto corretto, ma appariva un sopruso, una prepotenza, mi disse: “Ma questa è la politica”.
Non è che invece la politica sia un’altra cosa? E cioè la ricerca del benessere di tutti con grande impegno senza intralciare i più bravi? Così non si otterrebbero risultati migliori? Certamente certe ambizioni verrebbero sacrificate! Oltre tutto c’è anche la constatazione che l’ambizioso talvolta non ha le doti necessarie per quel compito, per cui il danno è inevitabile.
E’ evidente che la buona politica è strettamente legata alla passione per la città e per i suoi cittadini. La cosa sembra semplice, ma spesso non è così perché altri fattori entrano in gioco, come ad esempio le caratteristiche delle personalità, la cultura dei singoli, la carica di narcisismo presente in tutti. Più l’amore per se stessi è grande, meno buona sarà la politica perché si corre il rischio di confondere la passione per la città con quella per la propria persona, come nell’esperienza sopra citata, dove è stata confusa la politica con la propria “carriera”. Oltre tutto, ciò può portare a non ascoltare più gli altri, imponendo sempre e solo il proprio pensiero.
È un gioco di finissimi equilibri in cui subentrano tante strategie. Ad esempio, l’amore per la città si deve basare su progetti ampi e non ci si deve limitare a considerare solo la sua area; ci si deve espandere, studiando i rapporti con i territori circostanti. Praticamente non ci si deve rivolgere solo al suo campanile, ma si deve sapere andare oltre perché le tecnologie, i problemi, le necessita dei nostri giorni hanno ampliato i territori cittadini avvicinando quelli delle altre città. Ad esempio la città di Milano sente la necessità di creare quella che sarà l’area metropolitana.
In questo momento tutti noi sappiamo che nel mondo stanno avvenendo grandi sconvolgimenti internazionali e il non saperli affrontare nel modo giusto, rifugiandoci nei confini della nostra città, come molti semplicisticamente vorrebbero fare, può portare a grandi sconfitte. Vogliamo un esempio? Consideriamo la recente e non finita crisi economica: errori e speculazioni nate altrove hanno indebolito la nostra economia e alcune nostre banche sono saltate
Ancora: l’ignorare quanto avviene nel Mediterraneo e nei paesi che si affacciano sulle sue rive è follia. Non rendersi conto che i ragazzi che “bivaccano” nelle nostre piazze sono il frutto di eventi mondiali e non saperli interpretare è gravissimo. Che c’è dietro al loro “invaderci”? Essi sono le povere vittime usate da strateghi abilissimi che vogliono mettere in crisi i nostri territori, creare vantaggi per altre nazioni, e nel contempo arricchire la malavita organizzata globale. L’erezione di muri non risolve, come insegna la storia, e vanno usate strategie più consone anche se molto più faticose. e difficili.
Vedere la nostra città nei suoi problemi, che sono indubbiamente tanti, di economia, di lavoro, di salute, di benessere, limitandoci al suo territorio, inficia le possibilità di risolverli. La cultura del politico deve essere molto più aggiornata e nello stesso tempo molto più profonda, con una carica di saggezza ed amore che richiedono grande sacrificio, grande fatica specialmente sul piano personale. Una politica legata solo alla propria personalità, senza considerare la collettività, porta inevitabilmente agli insuccessi come recenti eventi politici hanno dimostrato. Diabolico perseverare nell’errore, dice qualcuno, ma forse sarebbe da aggiungere anche il termine “stupido”.
Questi pensieri devono coinvolgere i cittadini di tutti i livelli e mi vien da constatare che si può trovare un buon senso ed una cultura, una passione per la propria città molto superiore in semplici cittadini che si dibattono nel quotidiano piuttosto che in politici impegnati ad essere molto [anche troppo] presenti sui nostri mass-media.
Varese non può vivere arroccata nel suo dolce paesaggio ma deve andare oltre, come gli imprenditori varesini del passato insegnano. Essi sapevano lanciare le loro industrie, il frutto del loro lavoro ben oltre la città, arrivando nel mondo, avendo pensieri globali profetici.
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