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Chiesa

“UNITI E GIOIOSI”

FRANCESCO BORRI - 07/07/2017

delpiniscolaCome era nelle previsioni, il nuovo arcivescovo di Milano, nominato da Papa Francesco e che prende il posto di Angelo Scola, è monsignor Mario Delpini, che ricopriva il ruolo di vicario generale della diocesi. Ad annunciarlo, a mezzogiorno di oggi 7 luglio, è stato il cardinale in persona.

C’è molto orgoglio dei cattolici varesini per questa nomina. Delpini è infatti nato il 29 luglio del ’51 a Gallarate, e appartiene a una famiglia numerosa: è il terzo di sei figli. Cresciuto ad Jerago con Orago, lì ha svolto i primi studi delle elementari, poi proseguiti alle medie e al ginnasio al collegio De Filippi di Arona. Successivamente, nel seminario di Venegono Inferiore, ha frequentato il liceo classico. Dopo essersi laureato in lingue classiche, ha insegnato greco nei seminari di Seveso e Venegono Inferiore, dove è stato anche rettore (nominato dal cardinale Martini) per vent’anni. E’ specializzato in patristica. Nel 1975 venne ordinato sacerdote dal cardinale Colombo, nel 2007 diventò vescovo. Il cardinale Tettamanzi lo fece suo ausiliare. Dal 2012 è responsabile della formazione permanente del clero lombardo, e ha dunque grande e profonda conoscenza dei parroci. Ama la bicicletta, preferisce i libri ai social network. Gli piace scrivere. Ha firmato fiabe e racconti. Ma non solo. E’ molto conosciuto “Reverendo, che maniere!”, piccolo galateo pastorale rivolto ai preti. Viene descritto come uomo di spirito indipendente, determinato, contrario ai “sacerdoti mondani”, attento ai deboli, ai fragili, ai bisognosi.

“Di questa nomina, io sento soprattutto la mia inadeguatezza” è stato il primo umile commento del neo arcivescovo ambrosiano. “I miei predecessori hanno nomi solenni: Angelo, Dionigi, Carlo Maria, Giovanni Battista, Ildefonso. Voi vi domanderete: ma Mario che nome è?”.

Ha poi aggiunto: «Io sono stato tutta la mia vita qui a Milano, non posso essere una sorpresa. In molti mi hanno incontrato e avranno potuto valutarmi più o meno così: è un brav’uomo, ma Arcivescovo di Milano…Se guardo gli articoli  e i libri che hanno scritto i miei predecessori, rimango un po’ schiacciato dalla responsabilità: io ho scritto giusto qualche storiella per bambini. Diciamolo: io finora come prete sono stato, piuttosto, un impiegato. E negli ultimi anni un impiegato di Curia. Ho bisogno quindi dei consigli dei teologi ma anche di tutti voi, di tutti coloro che più di me stanno lavorando allo studio del mondo che affronterò, perché mi siano di supporto».

Delpini ha poi lasciato intravedere quali saranno alcuni capisaldi del suo impegno pastorale. Rivolgendosi ai sacerdoti della diocesi ha detto: “Proprio perché già mi frequentate da tempo, la prima cosa che chiedo e spero è che non rimaniamo impigliati nel risentimento. Voglio domandare già scusa se per caso qualcuno di voi si sia sentito ferito da qualche decisione e vi chiedo di ricominciare da zero, e di vivere d’ora in poi come una chiesa unita. Ultimamente ho dovuto fare tante scelte, vi prego di considerarle con benevolenza».

Il successore di Scola si è poi augurato che la Chiesa di Milano “…dia l’impressione di non far sentire straniero nessuno,   chiedo quindi aiuto affinché possa essere supportato in questo intento”.

Infine, a mo’ di sintesi del suo insediarsi, ha voluto comunicare un’affermazione semplice e forte: “Sono prete: e il primo messaggio che posso dare la città è quello di cercare Dio e un rapporto con Dio. Una città cosi secolarizzata come la nostra, ha innanzitutto un grande rispetto della laicità. Però, senza riferimento a Dio, non c’è speranza”.

Delpini ha infine auspicato per tutti il il dono della gioia. “Mi sembra sia una delle risonanze più abituali del Vangelo, che l’Arcivescovo Scola e Papa Francesco hanno ribadito, nel giorno della visita pastorale del santo Padre. Quel messaggio “con il Vangelo viene la gioia” lo faccio anche mio: sarei contento che lo Spirito Santo incrementasse la gioia di noi milanesi. Che siamo bravi, efficienti, ma diamo un po’ troppo l’impressione di essere scontenti e impazienti”. Il che vale anche per gli abitanti di aree non metropolitane della diocesi, a cominciare da Varese.

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