La LIUC di Castellanza, intitolata a Carlo Cattaneo, è l’Università degli imprenditori aderenti all’UNIVA che ha avuto in Flavio Sottrici un grande papà scomparso nei giorni scorsi dopo una vita dedicata alla attività imprenditoriale e alla cultura.
Sottrici da anni aveva messo l’università al centro di un progetto poi costruito pazientemente nel tempo e offerto alla condivisione di quel mirabile popolo di cavalieri del lavoro che, nei poli associativi di Busto Arsizio e Varese, impegnandosi nelle loro imprese aveva permesso all’intera realtà provinciale di raggiungere eccellenti risultati economici.
L’Univa e il suo ateneo hanno saldato e lanciato mondi di diversa provenienza e storia, ma che avevano e hanno nell’intelligenza e nel realismo risorse ineguagliabili e tali da poter competere a livello di vertici in campo nazionale.
La vicenda delle due associazioni imprenditoriali – fondendosi sono diventate una sola grande e vincente realtà del lavoro – non ha suggerito nulla a chi poteva prendere analoghe iniziative in settori diversi, così è accaduto che contrapposizioni, divisioni e confini, in una dimensione territoriale poco più di un francobollo, siano rimasti quelli del tempo della nascita della provincia di Varese avvenuta 90 anni or sono.
Ci sono stati tentativi di avvicinamento, la mano tesa è venuta però solo da Busto Arsizio e in una occasione il gesto fu di significato e portata veramente grandi. Accadde quando Flavio Sottrici venne a Varese a illustrare in via riservata il suo progetto per l’Università. Fece intendere che sarebbe stata presa in considerazione una eventuale candidatura della nostra città ad accogliere un secondo insediamento accademico.
Non si trattò di un gesto di pura cortesia o anche di sottile diplomazia, ma di rispetto assoluto verso la componente varesina dell’unione degli industriali.
Anche in quella occasione Varese non colse l’attimo fuggente, ma non si può appioppare la responsabilità interamente a Palazzo Estense già in difficoltà per la perdita di sintonia con l’Insubria che scoppiava di salute e pretendeva attenzione per una Facoltà dedicata a medicina e chirurgia e alla quale cominciavano ad affluire grandi firme dell’insegnamento e molti studenti.
A Varese non pochi politici e amministratori erano vessati dai loro partiti che continuavano a battere cassa. Due nostri sindaci hanno avuto problemi, ma nemmeno una lira che non fosse di lecita provenienza, è stata trovata a loro intestata.
Sottrici ebbe la soddisfazione di vedere nella LIUC l’ateneo dei suoi sogni di imprenditore e di uomo colto che pensava al futuro, alle nuove generazioni che si sarebbero succedute.
Lo ricordiamo anche noi con simpatia come messaggero di Busto Arsizio in terra varesina, preceduto un po’ di tempo prima da un altro imprenditore bustocco simpaticamente scatenato e a sua volta attento a molte problematiche e a valorizzare l’identità bustocca: Stefano Ferrario, protagonista di una scalata dolce al quotidiano cittadino, La Prealpina.Il mestiere di giornalista lo affascinava, gli piaceva stare al nostro fianco,ci parlava dei suoi operai come se fossero figli.Quando morì la CGIL fu tra i molti che, per il tramite di un necrologio, fecero sapere quanto lo stimassero.
L’addio di Flavio Sottrici, altro signore di una terra che conosce e riconosce chi ci mette l’anima nel servizio alla collettività, ha avuto il tributo, il ricordo, le parole per chi da qualche tempo non è più in prima linea.
Ma la foto su Varesenews di un addio in punta di piedi, silenzioso come Sottrici aveva chiesto, ha commosso il vecchio cronista, varesino di adozione, mai nemico di Busto Arsizio. Città del fare bene. Anche per la cultura, per l’università.
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