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Editoriale

DESTRI

MASSIMO LODI - 07/07/2017

Silvio Berlusconi riceve Micheline Calmy-ReyPareva messo bene il centrodestra, dopo il successo alle amministrative. Non è così. Nel giro di due settimane il dissidio per la leadership è cresciuto anzichè diminuire. Berlusconi non molla il mazzo, Salvini glielo vuol sfilare di mano. La Meloni osserva, accusa di machismo/infantilismo i due e per il resto tace: starà comunque, omaggiando il mood della fratellanza tricolore, con chi prevale.

Il Cavaliere appare più agile oggi, a ottant’anni, di quanto non lo fosse ieri, a settantacinque. Ritrovati fiducia, nerbo, appeal. Di recente ha messo ko i concorrenti in un’estemporanea gara di barzellette: cinquanta in fila, e da asciugarsi le lacrime. Gli era perfino venuto in mente d’architettare uno show da Vespa al modo seguente: entrata nello studio di “Porta a porta” ingobbito, col fiato corto, aggrappato a una stampella. Poi il colpo di scena: d’improvviso dritto anziché curvo, eloquio fluviale, gruccia teatralmente lanciata al pubblico. Sconsigliato dalla sceneggiata, ha obbedito ai cortigiani. Ma il suo convincimento resta: a contare non è l’età anagrafica, e invece lo spirito gagliardo. Di cui ritiene d’essere provvisto in abbondanza.

Perciò il leader post bossiano se ne faccia una ragione. Non dia per archiviato l’amico/nemico. Lo consideri, al contrario, un competitor agguerrito.

Come finirà alle politiche d’autunno o primavera? Andrà che Berlusconi e Renzi s’accorderanno per il proporzionale, ciascun partito raccoglierà i voti che riesce, a urne chiuse si cercherà l’alleanza possibile. Attenzione: possibile, non ideale. Tantomeno ideologica. Prevalenza al pratico. Se necessario, Grosse Koalition alla tedesca tra Pd, Forza Italia e qualcun altro che vi stesse. Se inevitabile, palla a Grillo e che giochi pure la partita governativa. Salvini, qualora intrigato dall’avventura, scenda in campo vestendo la stessa maglia del comico/statista. O sieda in panchina. Traduzione: appoggi dall’esterno l’esecutivo Cinquestelle.

Un’alleanza prevoto tra Silvioagée e Matteoverde appare dunque improbabile, a meno che la legge elettorale non cambi. Pur avendo in società l’azionariato di alcune regioni e molti comuni, i due sono e si presentano divisi agl’italiani: il re dei moderati e il capopopolo dei radicali. Un problema drammatico? Assolutamente. Per una vita Pci e Psi han comandato insieme nelle periferie scannandosi a Roma. Idem, per un periodo più breve ma significativo, Forza Italia e Lega. Perché l’arte del compromesso, che da sempre non turba l’animo accomodante degl’italiani, dovrebbe essere abiurata?

In fondo lo capiscono tutti. Lo capisce Berlusconi, lo capisce Salvini, lo capisce Renzi. O forse no. Non lo capiscono i fuorusciti dal Pd e quelli che, rimastivi dentro, s’atteggiano ogni giorno come se dovessero diventare i nuovi transfughi. Con ciò danneggiando sé stessi e il centrosinistra nel suo insieme: la peggiore strategia per migliorare il vantaggio tattico del centrodestra. Con gente simile schierata nel campo avverso, Berlusconi durerà ancora vent’anni (magari tramite i vari Marchionne e/o Draghi premier) e Salvini farà in tempo ad essergli finalmente pari. Nella condizione di nonno.

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