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Cara Varese

CIRCOLAZIONE DA COLLASSO

PIERFAUSTO VEDANI - 30/06/2017

trafficoL’inizio delle vacanze vede milioni di italiani spostarsi in auto all’interno dello Stivale o lungo rotte straniere. Crisi o non crisi l’auto è sempre considerata il primo bene che la famiglia deve conquistare. Abbiamo arricchito non poche industrie automobilistiche, pure i giapponesi e i coreani si sono presi la loro fettina del nostro mercato. E i petrolieri guardano da tempo a noi come clienti affezionati.

Non mi passa per la testa di fare prediche, sono uno dei tanti che mai ha rinunciato all’auto e se ricordo il rito estivo delle partenze in massa è solo per sottolineare le tante collaterali negatività che noi si continua a riscontrare nella viabilità, nazionale e locale, nonostante i fiumi di tasse che ogni anno come utenti riversiamo nelle casse statali, regionali e pure di casa nostra. Gallerie, ponti, viadotti disastrati, strade che crollano o smottano, code interminabili a caselli, passaggi a livello o accessi alle città. Ad appesantire disagi e tribolazioni di chi si sposta dalla propria residenza per andare non solo in vacanza ma ogni giorno al lavoro ci si mettono pure le ferrovie:

complicano spesso un tranquillo e meno costoso trasferimento giornaliero verso l’impegno sociale dei pendolari: non passa giorno che i bollettini non annuncino ritardi o situazioni pesanti causati da una rete che sembra erede di quella che verso la fine della guerra e nei successivi primi anni di pace ogni giorno riservava disavventure agli utenti, peraltro allenati ai mitragliamenti aerei e quindi ancora disposti ad accettare situazioni molto meno pericolose.

La status dell’automobilista odierno si è appesantito all’interno delle nostre città dove

magari si permette a guidatori sconsiderati di fare velocità lungo le direttrici di accesso al centro storico, ma poi li si massacra con posteggi costosissimi. Varese non fa eccezione anzi è all’ordine del giorno la vessazione di chi deve parcheggiare per esempio a Giubiano, in particolare nella piazza centrale di un quartiere dove ci sono l’ospedale dei bimbi e uffici importanti.

Era prevedibile il caos perché a monte di tutto da noi c’è da anni una sensibilità zero in campo urbanistico che ha portato a una congestione edilizia, a una viabilità allucinante l’ampia zona che accoglie i due ospedali cittadini.

Non si è voluto trasferire il Del Ponte e il Circolo nella spaziosa, verde e tranquilla area adiacente l’ospedale psichiatrico e oggi chi abita a Giubiano e nella zona del Circolo ne paga le conseguenze. Ho chiesto ad architetti di grande sensibilità e cultura notizie più precise su chi ha organizzato questo collasso urbanistico: ci stanno lavorando, ma trovano difficoltà nell’individuare e isolare responsabilità specifiche anche se le indagini non vanno oltre l’ambito varesino. Possiamo parlare di incompetenza collettiva recente se collegata alla ricostruzione in loco del nuovo Del Ponte, ma è un fatto che negli Anni 80 – gli ultimi con manager che provenivano dalla società civile e lavoravano gratuitamente per le istituzioni – ci si era orientati verso un nuovo Circolo da realizzare in periferia, dove fossero disponibili ampi spazi per far fronte a necessità future.

Sono poi arrivati i passatisti della Lega e allora buonanotte al futuro di Varese, complici o magari pure promotori gli squadroni forzisti dai denti arrotati.

Per la nuova giunta comunale sarebbe un errore sottovalutare le proteste dei cittadini per i parcheggi di piazza Biroldi. L’annunciata rivoluzione delle stazioni ferroviarie permette infatti di restituire un accesso dignitoso o magari privilegiato ai visitatori del’ospedale e a chi a Giubiano lavora.

Sarà comunque importante fare luce sugli errori urbanistici.Se non altro per ricordare con simpatia chi ha tentato di evitarli. Ci sarà la possibilità di puntare il dito contro gli appassionati del cemento, resta il fatto che Varese è piccola, ha un centro modesto che si riproduce nel bene e nel male nei quartieri e nelle castellanze, che sono tante isole collegatesi con il tempo al cuore di una città che già all’origine aveva un cuoricino. Ancora oggi se un paio di compagnie di giovani si danno appuntamento in piazza Monte Grappa o al Garibaldino abbiamo un accenno di folla; se poi in genere tutti si va in centro in auto (soffiandoci l’un l’altro il parcheggio) sappiamo bene come va a finire: lo spazio è quello che è, ma ha pur sempre il pregio di accogliere anche molti cittadini che in centro trovano i negozi che fanno per loro.

E qui ci si deve ricordare pure dei commercianti e delle difficoltà, davvero enormi, che devono affrontare per superare la crisi che li attanaglia.Il festoso e partecipato sabato gay con i suoi cortei e con presenze fuori ordinanza per numero è stato per i commercianti da bollino nero.Si parla di assegnare in futuro percorsi più periferici a manifestanti che non creano problemi.

Un bel nodo da sciogliere. Varese si propone come città ecologica e dell’accoglienza, negarla a persone che escono da un isolamento terribile sarebbe incivile. Forse una collaborazione più mirata nell’organizzazione del loro meeting potrebbe avere un forte ritorno. La storia del mondo gay ha visto strepitosi personaggi alla ribalta della grande cultura: oggi tutti noi li celebriamo come inarrivabili protagonisti in più campi artistici. Recuperarli all’attenzione della nostra città con iniziative adeguate sarebbe più utile di un corteo. Si avrebbe infatti un ritorno importante, più fruttuoso di una pur allegra sfilata perché avverrebbe nel segno di una condivisione nuova, di un rispetto che forse in passato non è mancato solo nella mite Varese.

 

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