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In Confidenza

POVERI IN CATTEDRA

Don ERMINIO VILLA - 23/06/2017

12583624 - the sharing of bread as a concept of helping the poorNel cuore del Vangelo c’è un segno – quello del pasto condiviso – che diventerà sacramento della presenza amica di Dio al nostro fianco e dono d’amore di Gesù, che si è sacrificato per noi.

A Riccia, nel Molisano, è tradizione raffinata e solidale offrire un pranzo per i poveri, un pasto nobile e ricercato, con ben tredici pietanze a base di prodotti locali, nella festa di San Giuseppe.

Un’usanza popolare, nata in secoli di fame, quando le bocche da sfamare erano tante, conserva anche oggi, in un mutato contesto storico, una grande valenza religiosa e sociale.

Se qualcuno può pensare che tutto ciò sia uno spreco, provi a mettersi nei panni di chi sperimenta quotidianamente la precarietà. Il senso della festa allora appare immediatamente: per i poveri non si fa mai abbastanza.

Non a caso, per una volta sono loro – presenza viva e reale di Gesù – a dettare il cerimoniale: si inizia con la preghiera che accende il cuore, si serve in punta di piedi, si ascoltano le attese, si compiono i desideri. Lo scrive Papa Francesco “(I poveri) hanno molto da insegnarci.

Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. (Evangelii Gaudium 198). Ecco: i poveri in cattedra, perché siano serviti con delicatezza e grazia, per costruire una società con legami veri di solidarietà.

Al centro di questa manifestazione non ci sono i piatti, ma la cura delle relazioni, perché l’essere vale più dell’avere e del fare. È ciò che si chiama “stile nella vita”: il tono della voce, la carezza per chi soffre, la vicinanza a coloro ai quali non sappiamo dare risposta.

Oggi saremo limitati nei mezzi – per via della crisi – ma non possiamo esserlo nello stile; e se anche le mani restano vuote, ad esempio, nei confronti di tanti precari, ci deve sempre essere per i poveri e con i poveri uno stile di accoglienza e di inclusione, per guardarli, amarli e servirli con lo stesso cuore di Gesù.

Del resto saranno proprio i valori e le relazioni che ci aiuteranno ad uscire da questa crisi etica ed economica. Se il lavoro sarà condiviso, come il pane spezzato, anche la crisi sarà portata insieme. E se sapremo restituire dignità al lavoro della terra, apriremo speranze inattese.

Per questo l’Eucaristia è sacra. E come la si gusta quando viene elevato al cielo il pane benedetto, frutto di ogni fatica feconda, riconsegnata a Dio, che ne fa cibo di vita per la fame di tutti!

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