Mi è capitato sotto gli occhi un articolo pubblicato su un importante quotidiano in cui, tra altre constatazioni economiche legate al “dialogo – scontro” tra le nazioni, si definisce l’economia di mercato spietata e crudele. Sullo stesso quotidiano altri invece sostengono – ed hanno sostenuto – il contrario e cioè che l’economia del libero mercato è vita positiva e di benessere per tutti.
Cosa stupenda se così fosse, ma la nostra esperienza è diversa. Il libero mercato più o meno direttamente influisce sul lavoro. Ogni uomo deve avere la sua dignità, che viene dal suo lavoro, che dovrebbe dare la vita. È lui, il lavoro, a dare questa dignità e non il “reddito di cittadinanza” (come qualche politico prospetta) che è indipendente dal lavoro. Lo sappiamo tutti? Non mi sembra perché i progetti, che dovrebbero creare questa possibilità, troppo spesso falliscono. L’uomo che ha un lavoro, “il posto” di lavoro, è considerato un peso. Il posto di lavoro è antieconomico e, per rendere più positivo il bilancio della mia “ditta”, dichiaro “esuberanti” quelli a cui devo uno stipendio e tolgo loro il lavoro.
La necessità di bilanci assolutamente molto positivi, necessari per soddisfare la fame di denaro dei finanziatori, ora fa scegliere questa via agli amministratori privati e pubblici. È la strada della libera economia, si proclama. La strada giusta? Non è nuova; da sempre sembra la più efficace, ma è anche più perversa, più dolorosa, moralmente inaccettabile.
Il mercato del lavoro è libero? Dove la sua convenienza? Dove il positivo del suo risultato? Dove il benessere? Forse è vero che un libero mercato crea benessere (i dubbi restano), ma un libero mercato si dovrebbe reggere su regole che vanno rispettate. Purtroppo i massimi vantaggi li ho se le calpesto, quindi …. Ma quante cose ovvie stiamo pensando!
Quando eravamo piccoli ed iniziavamo un gioco, spesso si partiva dalla frase “facciamo finta che…”; la finta diventava realtà per la nostra fantasia ed il gioco diventava fonte divertimento. Le persone adulte invece dicono “Facciamo questa ipotesi di lavoro …”oppure “Ammettiamo che …” ma dal ragionamento che segue non vien fuori il gioco fantastico, anzi spesso i ragionamenti portano a risultati da metterci le mani nei capelli.
Allora mettiamoci pure le mani nei capelli ed ammettiamo che il ragionamento prima detto, quello dei cosi definiti “esuberi”, sia giusto. Ma ci si chiede: prima chi ha assunto tutti quelli li? Sono un peso perché sono una massa di lazzaroni? Gente che firma il cartellino e poi fa quel che vuole? Sbagliò chi assunse o sta sbagliando chi dichiara gli esuberi?, Ma ci sono anche gli sbagli di chi non ha saputo prevedere sviluppi diversi della produzione, si è adagiato nel silenzio pigro dei suoi neuroni e si “è trovato fuori mercato” Ecco qui che è tornata in giro la parolina: “mercato”.
Mercato del lavoro – mercato del petrolio – mercato del grano – mercato della prostituzione – mercato della droga – e così via, Infinite sfaccettature di questo cristallo, prezioso, bello o terribilmente doloroso, che può distruggere o nobilitare l’uomo. Onesto o disonesto. Vien da chiederci: ha più coraggio l’onesto o più coraggio il disonesto? L’ onesto rischia di più. Il disonesto cerca la via in discesa, la via più facile, ma fa più danni. Raggiunge più facilmente la ricchezza, ma fa aumentare il numero dei poveri. Essendo limitata la quantità dei beni della terra, se ne va troppa nelle mani di pochi è ovvio che molti ne sentano la mancanza. Non è sufficiente dire “facciamo l’ipotesi che ….” L’ipotesi deve diventare anche concreta realtà, distribuendo il bene a tutti.
Dunque dove è la soluzione? È’ nell’amore, ripete un certo Francesco, ed è questo che in definitiva viene a mancare. E perché questo non avviene? Perché l’uomo non sa amare? Amare costa così tanta fatica? Pare proprio di sì! Per esempio: Gesù sapeva amare? Certamente! Ma come lui si stacca dal contatto fisico con gli apostoli, questi trovano subito il modo di alimentare le tensioni tra circoncisi e incirconcisi. Altro esempio: san Francesco. I francescani si dividono quando lui scompare. E così via … Muore Maometto ed ecco sunniti e sciiti … In politica più facile vedere le sberle, anche se nelle parole, e quindi sberle metaforiche, che concordanza di idee e di comportamenti.
L’uomo ha dentro di sé grande bisogno d’affetto, di bene, di pace. lo sanno tutti. Da sempre non sa realizzarlo ed allora è facile dar la colpa al tentatore, a chi l’ha spinto a consumare il frutto proibito. Ma questo frutto proibito è dentro la sua testa umana. Manca il coraggio di metterlo da parte, di avere intelligenza, di cercare fuori dalla buccia della mela e non andare avanti a mangiare quella polpa.
Perchè le mele dipinte dal Caravaggio son sempre tutte bacate? Un simbolo? Lui sapeva interpretarlo e, pur vittima, sottolineava continuamente l’eterno interrogativo.
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