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Attualità

GLI AMICI, LE STELLE

MANIGLIO BOTTI - 23/06/2017

Angelo Vidoletti

Angelo Vidoletti

Quando si è ragazzi – ma spesso anche dopo – non si fa caso ai nomi dei personaggi cui è dedicata la via in cui si abita o la scuola che si frequenta o che si è frequentata. Il nome è sempre stato quello e tanto basta. Non gli si attribuiscono significati particolari, che non siano quelli di un normale tran tran quotidiano e, talora, anche di fastidiosi adempimenti burocratici.

La Vidoletti, per esempio, era una scuola commerciale di tre anni che faceva seguito alle elementari e che conduceva, di norma, alle superiori di ragioneria o per periti aziendali. E non si trovava a Masnago – oggi è una delle scuole medie più importanti della città – ma, fino a quasi tutti gli anni Sessanta, stava in via Dante, in pratica attaccata all’antico complesso edilizio del liceo classico Ernesto Cairoli.

Ma chi era Angelo Vidoletti? I ragazzi della scuola media di oggi forse lo sanno grazie all’impegno dei loro insegnanti e di alcuni amici: era un eroe di guerra, come l’Ernesto Cairoli che morì nella battaglia garibaldina – seconda guerra di indipendenza – del 26 maggio 1859, nella castellanza di Biumo; Angelo Vidoletti cadde invece più di ottant’anni dopo, a Ivanovskj, in Russia. Nel Natale del 1941. Aveva ventuno anni, ufficiale dei bersaglieri, ed era un varesino. La sua famiglia – la mamma Bice – abitava in una villetta di piazza XX Settembre.

Questa ricorrenza – il 75° anniversario della morte – è stata ricordata dalla scuola con una serie di iniziative che hanno coinvolto i ragazzi proprio in chiusura dell’anno scolastico. Non s’è trattato, come forse qualcuno potrebbe pensare, e magari storcendo anche il naso, di un retorico “elogio della guerra”. Sono stati presentati due aspetti della vita di Angelo: il senso del dovere e del sacrificio, che contrassegnò nel bene e nel male i giovani di una generazione, e una bella storia di amicizia.

Insieme con Angelo Vidoletti e con altre centinaia di migliaia di soldati italiani, nella sciagurata spedizione militare in Russia, c’era un altro varesino – anzi di Vedano Olona –, Mario Croci, sergente dei bersaglieri, di un solo anno più grande di Angelo, che seppe stargli accanto fino all’ultimo.

Fu Mario Croci – cui oggi la scuola media ha intitolato la palestra – a recuperare il cadavere dell’amico assassinato da un commissario politico sovietico. Angelo, che era già stato ferito al petto e alla gola durante un aspro combattimento, si presentò come comandante della compagnia d’assalto italiana e non fu fatto prigioniero, ma finito a rivoltellate… “Quel giovane di ventuno anni che aveva un viso tenero e nella vita avrebbe potuto fare tante cose e forse, per la sua bellezza, anche l’attore di cinema, lui che aveva avuto il padre decorato nella Prima guerra mondiale e poteva essere raccomandato per starsene a casa, e che anzi più volte era stato richiamato dal fronte ma non aveva voluto lasciare il suo plotone, quel giovane con il viso da James Stewart venne trucidato…”.

Sono le parole con cui, anni dopo, Mario Croci raccontò la morte di Angelo al figlio Fiorenzo, poi riportate in un libro di memorie pubblicato da Mursia: “In prima linea”. Mario Croci, a differenza dell’amico, ritornò a Varese. Ma alcuni mesi più tardi quel tremendo Natale – nel mese di agosto del ’42 – fu a sua volta ferito a una gamba in un’esplorazione notturna. Il femore gli fu spappolato da una pallottola esplosiva, e la gamba amputata.

E dietro questa storia di conoscenza e di amicizia c’è anche quella di una mantellina da bersagliere di Angelo. La mamma, la signora Bice, volle che fosse proprio Mario a conservarla tra le sue cose più care. E qualche tempo fa Fiorenzo Croci l’ha donata alla scuola, e la mantellina, racchiusa in una bacheca, la si può vedere nell’atrio.

Una guerra da dimenticare, una bella storia di due amici da raccontare. Nella vita e nella morte. E questo – non poteva esservi lezione migliore – è stato il tema che gli insegnanti della scuola hanno voluto affidare agli alunni delle terze. Gli scritti più significativi sono stati infine raccolti in un volumetto: “Pensieri amici”, pubblicato a cura dell’Anmig (Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra) di Varese, di cui proprio Fiorenzo Croci, in qualità di figlio di grande invalido, è oggi presidente.

Sulla copertina del volumetto c’è un disegno molto bello: due zainetti di scuola da cui fuoriescono le nuvolette di due fumetti che si abbracciano. E poi, alcune frasi, tratte dai temi dei ragazzi. Eccone una: “Gli amici sono come le stelle: illuminano il buio ma anche quando non le vedi ci sono sempre”.

 

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