Cenni di fatiche consiliari comunali.
Cercare di riuscire a dominare gli avvenimenti, sforzandoci di essere obiettivi senza cadere vittime di emozioni sincere o al contrario inconsulte. Cercare di non essere “creduloni” dando troppo facilmente la fiducia a chiunque parla, nella convinzione che tutti siano sinceri come te stesso. Cercare di interpretare le strategie politiche degli altri, che possono restare occulte ad una prima visione affrettata. Saper superare l’emotività che può sorgere d’acchito ad una richiesta improvvisa, che sembra legittima ma non lo è, perché nasconde un tranello. Ecco una serie, incompleta certamente, delle attenzioni da avere quando si lavora in Consiglio Comunale.
Ecco un esempio: in una recente seduta, quando l’assessore dottor Cecchi presentò il programma del futuro sviluppo di turismo e cultura nella città di Varese, si dovette discutere di mozioni ed ordini del giorno. Questi ultimi arrivarono in discussione verso la fine dei lavori della riunione (poco prima cioè delle ore 24) per cui un consigliere chiese che venissero rimandati alla seduta successiva, programmata per due giorni dopo. La richiesta parve legittima al presidente del Consiglio che l’accettò. La maggioranza si oppose ma in maniera blanda tanto che la decisione non andò ai voti. Risultato? La seduta successiva rimase impegnata a lungo sui contenuti degli ordini del giorno in cui si parlava del dialetto come richiamo turistico e del significato del Risorgimento varesino.
I due argomenti risultavano piuttosto lontani dal tema “turismo”e sfioravano appena il tema “cultura”, ma i due consiglieri ottennero il risultato di monopolizzare l’attenzione su argomenti a loro cari per tempi che non ci sarebbero stati nella serata precedente. Balza all’occhio che dai due argomenti alla città non vien alcun vantaggio; infatti l’uso del dialetto e la memoria del Risorgimento sono temi che non creano frutto al turismo.
Di norma i successi di un partito, ossia di una parte, raramente creano vantaggi alla città.
Il dialetto e il Risorgimento possono certamente essere menzionati in un Consiglio Comunale, ma non sono così pertinenti con i suoi compiti, che riguardano urgenze più concrete da discutere e per le quali elaborare soluzioni.
Per esempio: consideriamo quanto recentemente accaduto a Torino. È importante un profondo esame delle situazioni attuali, da parte degli amministratori della nostra città, nei confronti di assembramenti di persone sempre così problematici che vengono richieste, da parte degli organi competenti, adeguate precauzioni che gli organizzatori devono mettere in atto, ma che l’esperienza recente ha mostrato essere troppo fragili. Gli assembramenti sono pericolosi per reazioni spontanee ed inconsulte delle folle, mentre nel contempo offrono il fianco a facili aggressioni da parte di attentatori, come i fatti avvenuti nelle nostre città nel passato e recentemente in città europee hanno dimostrato. E a giorni avremo una manifestazione problematica e grossa in città.
Un altro tema importante, che viene gestito senza un programma organico su tutta l’area che abitiamo, è quello degli immigrati. Spinti qui da disegni di strateghi internazionali, che vogliono perseguire vantaggi politici ed economici, vengono scaricati sulle nostre terre in modo inevitabilmente confuso e con indirizzi più che improvvisati. Diventa ingenuo ed oserei dire superficiale adirarci perché “bivaccano” nelle piazze e nelle stazioni; siamo noi che non sappiamo realizzare soluzioni adeguate.
La situazione viene complicata dal fatto che questi problemi non vanno presi in esame limitatamente alla città capoluogo, ma coinvolgendo più comuni. Molte organizzazioni, ad esempio quelle della malavita, vanno oltre i confini nazionali, e figuriamoci quelli dei comuni … mentre quest’ultimi devono stare attenti ai molti vincoli burocratici nei rapporti tra di loro. Il buon senso degli amministratori politici aiuta, ma si dovrebbe riuscire a creare organizzazioni più moderne e più efficienti, inglobando la costellazione delle numerose amministrazioni e permettendo loro di elaborare decisioni più capaci di affrontare gli ostacoli che la situazione dei nostri giorni presenta. Il nostro territorio resta organizzato con sistemi elaborati troppo tempo fa.
I problemi sociali che balzano all’occhio sono giganteschi e numerosi. Vien voglia di cercare il sorriso con questa battuta: a Varese abbiamo un assessore con due assessorati; dovremmo invece avere due assessori all’assessorato dei servizi sociali. Il paradosso è ovvio e complicherebbe le cose senza risolverle, ma che spettacolo le loro discussioni, specialmente se uomini di culture diverse
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