Avendo due figli piccoli e un marito con un lavoro molto impegnativo, mia figlia vive una vita piuttosto agitata ed intensa. Il tempo è una risorsa scarsa e l’ordine di priorità che assegna alle cose da fare vede ai primi posti la gestione delle faccende legate alla sopravvivenza.
Di conseguenza, una serie di incombenze vengono trascurate fino a quando non assumono l’aspetto della catastrofe imminente.
Un discorso a parte merita il prato di fronte a casa.
Assolvendo i miei compiti di nonno di frontiera, mi è capitato di scorrazzare nel passeggino prima l’uno e poi l’altro nipote per addormentarli o prolungare il loro sonno pomeridiano il più a lungo possibile.
Ora, spingere un passeggino non è molto impegnativo per la mente, così, vagabondando qua e là e battendo il quartiere strada per strada, ho finito per mapparne i giardini.
Il luogo dove abitano i nipoti è una grande zona residenziale di strade alberate e di case ad un piano. Sebbene diverse l’una dall’altra, tutte le abitazioni hanno un piccolo giardino che si affaccia sul marciapiede e che ciascuno sistema a suo piacimento. Così, camminando lungo la via, si passa in rassegna un catalogo che rivela qualcosa delle persone che abitano lì.
Erba finta individua un proprietario pigro e poco amante della natura; sassi con cactus preconizzano un proprietario poco socievole e aspro di carattere; chi ha posato rettangoli deformabili di materiale sintetico sul marciapiede dimostra una attenzione verso la crescita delle radici gli alberi; chi ci mette una bassa siepe di bosso chiede al passante di stare a debita distanza.
Chi passa davanti alla casa dei miei nipoti e ne osserva il giardino capisce subito che è di fronte ad un esempio eccellente di applicazione dei principi del “terzo paesaggio” teorizzati da Gilles Clément.
Secondo l’architetto del paesaggio francese, “terzo paesaggio” indica tutti i “luoghi abbandonati dall’uomo” dove crescono erbacce e sterpaglie e che, presi nel loro insieme, sono fondamentali per la conservazione della diversità biologica.
Visto sotto questa prospettiva, il giardino dei miei nipoti denota l’acuta sensibilità dei loro genitori al problema della conservazione della biodiversità, dimostrando il loro fattivo impegno per salvaguardare la conservazione dell’ecosfera planetaria.
In occasione di una delle mie ultime visite, tuttavia, la biodiversità sembrava essersi guadagnata uno spazio eccessivo. Verso il confine del lotto, era cresciuto un cespuglio alto circa un metro, il cui aspetto mi ricordava certe erbacce che infestavano un luogo vicino alla casa della mia infanzia chiamato La rudera. Quindi, su indicazione dei padroni di casa, mi sono adoperato per ridurre la diversità biologica del giardino entro limiti che non suscitassero la perplessità dei vicini.
Una volta riportato l’ecosistema del giardino ad un equilibrio compatibile con l’adeguatezza civica della famiglia, si è scoperto che lo sconvolgimento era stato causato dell’iperfertilizzazione del terreno a seguito dell’ostruzione di un pozzetto di scarico nascosto dalla fitta vegetazione.
In seguito al pronto intervento degli addetti comunali alle fognature, la biodiversità si è poi mantenuta su livelli accettabili per tutta la comunità locale.
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