Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Società

FIACCOLATE D’UNA VOLTA

ANNA MARIA BOTTELLI - 09/06/2017

Valle Olona, Varese. L’Immacolata col diadema di regina

Valle Olona, Varese. L’Immacolata col diadema di regina

Una serata nostalgica quella del recente 31 maggio: all’ascolto del suono delle nostre campane mia sorella e io abbiamo ricordato le lontane “chiusure” del mese di maggio, quando con la fiaccole sfilavamo tutti in processione lungo le strade del nostro rione (Valle Olona di Varese). La regia dell’evento era presso l’Oratorio Femminile dove le abili mani delle nostre amate Suore Salesiane, le Figlie di Maria Ausiliatrice, indirizzavano le nostre – di bambine o di adolescenti – alla preparazione delle fiaccole. Si usava una carta leggera dai delicati colori pastello – rosa, verdino, celeste, giallo pallido – ritagliata a festone, ispessita alla base con cartone forato per l’inserimento della candela. Non sempre si riusciva a ritornare in chiesa, al termine della processione, con la fiaccola indenne ! La candela, dall’equilibrio instabile, insieme all’impegno per la recita del S. Rosario o per i canti devozionali mariani, favoriva piccole distrazioni tali da incendiare, magari solo in parte, i nostri manufatti. La componente maschile della parrocchia era impegnata per l’allestimento della “barella” di legno dove veniva issata la statua della nostra – per noi – bellissima “Immacolata col Diadema di Regina”: noi ragazze la adornavamo con i fiori, prevalentemente rose e peonie dei vari giardini locali, con cui preparavamo anche cesti di petali da distribuire lungo il percorso. I vari gruppi dell’Azione Cattolica sfilavano ben riconoscibili e preceduti dalle bambine e dai bambini che in quell’anno avevano ricevuto il Sacramento della Prima Comunione. Tutti insieme elevavamo canti di supplica a Maria con i motivi proposti dai nostri Sacerdoti.

Cercando di andare indietro con la memoria, sempre il 31 sera, noi due abbiamo iniziato a canticchiare rimembrando alcuni inni di allora tra i più noti: “Andrò a vederLa un dì…..” con il suo acuto “al ciel, al ciel, al ciel…” molto simile all’acuto di “Bella Tu sei qual sole…” ritornello de “Dell’aurora Tu sorgi più bella…”. A noi due piaceva molto “Nome dolcissimo, nome d’amore, Tu sei rifugio al peccatore….fra i cori angelici sei l’armonia…..Ave Maria….” Spesso tra le varie storpiature – e non era latino ! – al posto di “sei l’armonia “si sentiva cantare “dell’armonia, dell’anima mia o altro …”. Ma importante era questo insieme di voci più o meno intonate che si diffondevano lungo le vie della parrocchia dimostrando l’ impegno di un popolo fedele, così come recita il ritornello di “Oh del cielo gran regina”: “Oh Maria, Madre pia, o regina, Tu dal ciel stendi il manto tutto santo sul tuo popolo fedel “. Quel popolo – dalla fede semplice ma tenace – in quel momento mistico, si sentiva avvolto come per incanto, da qualcosa di soprannaturale, per cui univa alla supplica anche la notissima invocazione cantata con ancor più vigore: “Mira il tuo popolo o bella Signora che pien di giubilo oggi Ti onora…anch’io festevole (strana era per noi bambini quella licenza poetica…) corro ai tuoi piè…”.

Sono ormai parecchi anni che di fiaccolate di maggio non se ne parla più. I bambini di oggi non conoscono neppure l’impegno dei nostri tempi per la Benedizione serale, lungo tutto il mese: al termine ci era garantito un piccolo premio per quelli che allora venivano definiti “fioretti”, in quanto “rinuncia – offerta devota”. C’era un tepore particolare la sera, per cui si usciva con abiti leggeri a mezza manica; al ritorno il buio era illuminato dalle lucciole che inseguivamo, ma che ora sembrano sparite. Purtroppo il clima non è più lo stesso: quest’anno dai primi giorni di maggio quasi invernali, si è passati agli ultimi di caldo fuorimisura. Anche la società è mutata: tutto è più accelerato, frenetico ma anche confuso e apparentemente disorientato. Le tradizioni religiose coinvolgenti le strade delle varie parrocchie, diventate purtroppo sempre più trafficate e pericolose, sono state abbandonate; anche la fede popolare sembra abbia ha smarrito il suo pregresso codice espressivo. Ma le fiaccolate ci sono ancora anche se hanno assunto un aspetto più laico. Spesso sono cortei “illuminati” di protesta, per temi vari di attualità: politica, migranti, legalità, pace. A volte sono fiaccolate per fare memoria di giovani morti tragicamente o per i femminicidi. Più recentemente per non dimenticare i danni del post terremoto. In alcuni borghi toscani permane tuttavia la fiaccolata di Natale così come sui monti dolomitici o aostani il rito della fiaccolata sulla neve.

Per me la fiaccolata dal contenuto immutabile è quella lourdiana, la processione “auxlourdes-procession_mariale_240_0 flambeaux”. È il momento popolare per eccellenza, particolarmente toccante per tutti, malati, medici, sacerdoti, accompagnatori vari. È il tempo forte di ogni giornata in cui si riuniscono quasi magicamente tutte le nazioni, i popoli, le lingue, persone credenti e non credenti: al canto ritmato dell’Ave, la levata in alto particolarmente significativa delle fiaccole, avvolge tutti, trasmettendo a ciascuno un profondo senso ecumenico. Della religiosità e pietà popolare la devozione a Maria occupa in genere un posto privilegiato, in quanto testimonianza di una venerazione vissuta nella preghiera più intensa. Noi tutti “abbiamo bisogno” della Mamma che sempre, a Lourdes o altrove sa capire, ascoltare, proteggere. Sa dare significato e sostegno a una fede messa a dura prova da tanti avvenimenti tragici di questo nostro mondo. Se per Kierkegaard “Credere significa stare sull’orlo dell’abisso oscuro, e udire una voce che grida: “Gettati, ti prenderò tra le mie braccia!”, noi che crediamo siamo certi che la voce e le braccia sono anche quelle di Maria.

Maria sa essere sulla strada con noi, ogni giorno del nostro pellegrinaggio terreno. “Santa Maria, donna della strada, – scriveva Don Tonino Bello in “MARIA donna dei nostri giorni” – come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate, ma non abbiamo traguardi. Siamo pellegrini come te, ma senza santuari verso cui andare. Siamo più veloci di te, ma il deserto ingoia i nostri passi. Camminiamo sull’asfalto ma il bitume cancella le nostre orme. (….) Donaci, ti preghiamo, il gusto della vita. Facci assaporare l’ebbrezza delle cose. Offri risposte materne alle domande di significato circa il nostro interminabile andare. E se sotto i nostri pneumatici violenti, come un tempo sotto i tuoi piedi nudi, non spuntano più i fiori, fa’ che rallentiamo almeno le nostre frenetiche corse per goderne il profumo e ammirarne la bellezza. Santa Maria, donna della strada, fa’ che i nostri sentieri siano, come lo furono i tuoi, strumento di comunicazione con la gente, e non nastri isolanti entro cui assicuriamo la nostra aristocratica solitudine. (….) Prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di solidarietà che si colgono nell’aria. (….) Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della strada, fermati, Samaritana dolcissima, per versare sulle nostre ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. E poi rimettici in carreggiata. Dalle nebbie di questa “valle di lacrime”, in cui si consumano le nostre afflizioni, facci volgere gli occhi verso i monti da dove verrà l’aiuto. E allora sulle nostre strade fiorirà l’esultanza del Magnificat.

Come avvenne in quella lontana primavera sulle alture della Giudea, quando ci salisti tu”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login