Sono tornato dopo più di quarant’anni a Tropea, perla del Tirreno, per una settimana di vacanza. La prima volta che ci ero venuto, io ragazzo con i miei genitori e mio fratello Fausto, Tropea non era ancora la rinomata località turistica che poi divenne in seguito. La scelta da parte di mio padre di tale luogo come meta delle nostre vacanze estive, era stata compiuta guardando la cartina d’Italia: “Ecco, andiamo qui, su questa punta”.
Nella cittadina calabrese avevamo poi fatto amicizia con una giovane maestra di scuola elementare, Marcella Romano, che dirigeva anche un gruppo folcloristico locale “Le Chiazzarole”, che eseguiva canzoni e balli della tradizione calabrese. Il gruppo prendeva il nome dalle donne che sulla piazza, in dialetto calabrese chiazza, vendevano le più svariate mercanzie. Avevo seguito Marcella e le Chiazzarole in alcune esibizioni e così avevo anche imparato alcune delle canzoni del loro repertorio. Una conoscenza che mi tornò utile molti anni dopo per la mia attività di medico: una notte che ero di guardia all’Ospedale di Cittiglio, dove ho lavorato tra il 1992 ed il 2002, mi chiamarono nel reparto di Ortopedia, per una paziente anziana agitata, che non si riusciva a sedare in nessun modo. Quando seppi che era calabrese, provai a giocare la mia ultima carta terapeutica: mi misi a cantare “abballati, abballati, fimmini schiette e maritati….” (ballate, ballate, donne nubili e sposate), una della canzoni che avevo imparato seguendo gli spettacoli della Chiazzarole. La signora si calmò come d’incanto ascoltando la canzone della sua terra d’origine, tra lo stupore delle infermiere, che lodarono la mia duttilità terapeutica.
In questi giorni, durante la mia settimana di vacanza, sono riuscito a mettermi in contatto con Marcella: ho chiesto ad un parrucchiere, mentre mi tagliava i capelli, se sapeva darmi qualche indicazione utile al riguardo ed il parrucchiere mi ha indirizzato ad una agenzia turistica della figlia di Marcella, Valentour, nella piazza principale della città. Così, dopo tanti anni, ho rincontrato Marcella Romano, proprio il giorno del suo ottantesimo compleanno. Naturalmente Marcella è in pensione, ma è sempre molto attiva, sia come direttrice del gruppo folcloristico, insignita del titolo di “madrina del folclore”, che come pittrice e membro dell’associazione dei pittori tropeani. Mai doma, qualche anno fa ha ottenuto anche la laurea in lettere. Un dinamismo stupefacente il suo, espressione di un grande slancio vitale. Ho capito perché lei ed i miei genitori erano diventati amici a partire da un incontro del tutto casuale: la passione di vivere accomuna e ci rende compagni di avventura.
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