Parliamo dello spostamento delle cinque classi di scuola elementare statale, fino ad oggi ospitate presso le suore dell’Addolorata, da via Luini a via Como.
Non per alimentare polemiche o per procurare un non richiesto assist al Comune ma per raccontare il mio personale stupore alla lettura della nota apparsa sulla stampa di lunedì 5 giugno, firmata dalle Suore della Riparazione.
Ma procediamo con ordine. La decisione del Comune di Varese di rescindere il contratto d’affitto con le suore di via Luini dopo anni che un’intera sezione di scuola statale aveva trovato ospitalità al suo interno, ha suscitato le proteste, comprensibili, dei genitori abituati ad un’accoglienza protetta anche da servizi pre e dopo scolastici prolungati in un ambiente meno problematico di quello di alcune scuole del territorio.
Le ragioni dell’Amministrazione sono legate alla necessità di risparmiare il canone d’affitto a fronte di un’ampia disponibilità di locali scolastici ben attrezzati presenti su tutto il territorio di Varese da quando il calo demografico ha svuotato edifici storici come la scuola Mazzini di via Como o la Cairoli di Biumo Inferiore.
Riflettendo da pedagogista non posso che condividere la scelta effettuata che, al di là delle ragioni economiche pur valide di questi tempi, aggregando gruppi di classi nello stesso edificio, consente che vengano messe a disposizione di ogni comunità scolastica più risorse sia materiali, quali laboratori, aule speciali, palestre regolamentari, sia umane, con una pluralità di docenti in grado di offrire competenze multiple in un contesto educativo che necessita di interventi differenziati.
Alla proposta del Comune sono seguiti assemblee di genitori arrabbiati, comunicati di consiglieri di opposizione in appoggio alle lamentele delle famiglie, interviste e prese di posizione di vario genere. Si profilavano momenti di frizione e, forse, un avvio del prossimo anno all’insegna di mugugni e rivalse.
E invece no.
Le suore della Riparazione, una denominazione che ben si adatta al caso, scrivono una garbata ma ferma lettera ai genitori degli alunni, ospiti attuali e mancati futuri ospiti, che inviano per conoscenza all’Amministrazione al fine di contribuire a chiudere la vicenda.
Esprimono gratitudine alle famiglie che hanno riconosciuto il valore della loro accoglienza negli anni; le invitano a fidarsi delle garanzie degli amministratori sul mantenimento di tutti i servizi loro necessari; ricordano al Comune l’impegno assunto a mantenere e a migliorare l’offerta formativa.
La missiva delle suore, firmata dalla superiora generale, è un trattato di buon senso educativo, di cittadinanza intesa correttamente, e costituisce anche una riflessione pedagogica sulla capacità dei bambini di adattarsi, se ben guidati, ai cambiamenti che la vita comporta.
Un cambiamento non è sempre un male, anzi, non viene scritto ma suggerito tra le righe; aggiungerei io che a volte i drammi scolastici nascono dalla scarsa fiducia degli adulti nelle risorse dell’infanzia.
Anche per le suore ci sarà un cambiamento significativo: da settembre mancheranno nel loro grande edifico le voci dei cento bambini e dei loro insegnanti e questo, lo capiamo, provocherà un po’ di tristezza e un certo senso di vuoto.
Comunque sia, per l’estate suggerisco la lettura del libro, ormai datato – è del 1978 – ma pur sempre valido: “Change”, cambiamento appunto, del filosofo e psicologo austriaco Paul Watzlawick.
You must be logged in to post a comment Login